SOPPRESSIONE PROVINCE : PRESIDENTE NON E’ LA STRADA GIUSTA
Non interveniamo a difesa di particolari situazioni ma per offrire ai cittadini elementi d’informazione che possono essere utili all’opinione pubblica.
Tutti ormai sanno che abolendo le Province il risparmio per il bilancio dello stato è ben poca cosa mentre in molti casi si smantella un struttura di governo che ha storia, tradizione amministrativa di qualità. Crediamo che tutti possano capire che per un buon governo occorre tra Regioni e Comuni un ente di “are vasta” , come si suol dire, che possa leggere, interpretare e tradurre in buone pratiche i bisogni, le vocazioni, le aspettative di territori nel nostro Paese così riccamente diversificati da non poter essere equamente rappresentato da un solo livello di governo locale. Che le Province abbiano saputo svolgere questo ruolo è da verificare caso per caso ma non si risolve con i tagli generalizzati. Che si chiami Provincia, oppure in qualsiasi altro modo (Unione dei Comuni. Comunità Montane ecc.) nessuno disconosce la necessità di un ente di “area vasta”, necessità del resto riconosciuta dai padri costituenti.
La sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il ricorso alla decretazione d’urgenza per la riforma delle Province, testimonia la debolezza dei procedimenti attuati. Questi procedimenti creano incertezza nei rapporti tra le istituzioni, smarrimento e paralisi negli enti interessati, smarrimento nei cittadini.
Il Governo chiarisca prima a chi saranno assegnate le funzioni, in primo per quanto riguarda il personale, a quale ente verranno assegnate le competenze ora in capo alle Province.
“Noi di Legautonomie, conclude Filippo Poleggi (del Coordinamento Nazionale Federale) riteniamo che si debba mettere mano finalmente all’applicazione della “Carta delle autonomie” che assegni alle Province ed alle Città metropolitane un equilibrato ruolo di governo di area vasta, procedendo ad un serio sfoltimento degli enti funzionali intermedi (consorzi, agenzie varie e così via), avviando una consistente politica di risparmio pubblico e di ottimizzazione dei livelli di governo locale.
Senza avviare un vero processo di riforma si contribuisce a creare una preoccupante confusione, il sistema istituzionale che ha retto l’Italia fronteggiando con difficoltà la crisi economica e sociale potrebbe cadere a pezzi.
Se un vestito non va bene lo si cambia con un altro adatto, in mancanza si resta nudi.”
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