Frattura: comprendere, custodire e proteggere il valore di questa giornata
Il 25 Aprile è “il
giorno della libertà di tutti”. Nelle parole scelte dal Presidente Mattarella
alla vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione, “libertà di tutti”,
è diretto e potente il senso della lotta che le donne, gli uomini, i giovani di
allora come quelli che non erano più giovani in quegli anni, hanno portato
avanti per un’Italia diversa da quella che vivevano, piegata e vessata dal
regime nazifascista e dalla guerra.
Libertà di
tutti, libertà per noi, generazione che di sanguinari conflitti sofferti sulla
nostra pelle, di corali condanne a morte nel nome della libertà e delle nostre idee
non ha esperienza diretta. Il 25 Aprile è il giorno del ringraziamento
nazionale che, come cittadini cresciuti nella pace, ancora dobbiamo e sempre
dovremo a chi ci ha permesso, affrontando sacrifici fino al limite della vita
stessa, di essere un Paese libero, libero nelle scelte, libero dalle
sopraffazioni.
A 70 anni dalla
Liberazione il 25 Aprile è patrimonio da coltivare nella memoria collettiva e
custodire per tramandarlo nel suo altissimo significato ai nostri ragazzi affinché
loro proseguano, con la consapevolezza che nulla è mai scontato, nel percorso
di crescita e difesa della nostra Repubblica, perché siano anche loro coinvolti
nel senso di unità, appartenenza e solidarietà che proprio oggi, in questa
giornata, superano le brutture dei tempi che corrono negli sterili tentativi di
girare le spalle a chi soffre. E allora alla Scuola ancora una volta ci
rivolgiamo perché l’impegno in questa direzione non venga mai meno. I nostri
giovani, i nostri bambini, devono sapere che cosa si festeggia il 25 Aprile. È
compito di tutti noi sostenerli in questo.
Quest’anniversario
ci riporta a una figura speciale per la nostra regione: lo scorso mese ci ha
lasciati Paolo Morettini, fondatore e a lungo presidente della sezione molisana
dell’Associazione nazionale dei Partigiani d’Italia. Romano di nascita e
molisano per scelta, Paolo Morettini, con la sua storia di giovane staffetta, è
stato punto di riferimento nel nostro Molise per i tanti che lo hanno
conosciuto e grazie ai suoi racconti onesti e seri, alle testimonianze cui non
si è mai sottratto, hanno capito davvero il valore morale della libertà.
Anche per lui, nel
ricordo di una vita spesa per garantire a noi il valore del 25 Aprile, oggi
guardiamo con rinnovate speranze ai 70 anni della nostra Liberazione.
Più trascorrono
gli anni e maggiormente si avverte il bisogno di alimentare la
vivezza della memoria degli anni tragici che hanno segnato il destino italiano
e la grande, eroica risposta del popolo alla barbarie nazifascista,
raccolta e riassunta nella Resistenza. La decantazione delle
passioni, che sono state il sottofondo della lotta armata, consente oggi di leggere
quelle pagine di storia con molta più attenzione e accuratezza, e di trarre,
con migliore e lucida coscienza, il
senso e il valore di ciò che gli italiani hanno saputo realizzare sulle rovine
fisiche, economiche e morali in cui era precipitato il Paese, sconfitto e lacerato.
Il 25 aprile
è, dunque, e sarà, eternamente, una data incancellabile,
inattaccabile, invulnerabile, tanto essa muove il ricordo e appella il riscatto
che fu volontà, forza e patrimonio unanime di tutti coloro che
imbracciarono le armi e sacrificarono la loro vita per il ritorno alla libertà
e alla democrazia. Quel sangue versato, oggi reclama unità, coesione,
responsabilità, partecipazione a sostegno della democrazia e della libertà così
dolorosamente conquistate che, in un contesto storico mai così tanto
contrassegnato da guerre, atti terroristici e barbarici, instabilità e paura,
rischiano di essere insidiate e inquinate.
Il 25 aprile,
e ciò che esso rappresenta per i valori inestimabili che ha saputo difendere e
realizzare, non deve essere celebrato
unicamente come la data della guerra di liberazione, ma come un costante,
continuo riferimento per tutti gli uomini di buona volontà che credono
nella libertà e nella democrazia. Agire nella loro difesa è un impegno
imprescindibile, lasciatoci in eredità dai protagonisti della Resistenza e dai
padri della nostra Costituzione.
Nelle ultime settimana si fa un gran parlare del 70° anniversario della festa della Liberazione, un 25 aprile che fa da apripista al primo secolo, tra un mese, dall’entrata in guerra nel primo conflitto mondiale. Una liberazione che capita in un momento particolarmente difficile per la politica regionale, nazionale e perché no, per quella mondiale. Sulle prime due eviterei di soffermarmi, mentre sulle altre vorrei porre un accento non come presidente di Provincia, ma come politico di una certa esperienza. Questo 25 aprile passerà alla storia come momento in cui non è più possibile procrastinare le decisioni. Anche difficili, anche sofferte, anche amare, ma il problema delle carrette della morte in mare va affrontato subito. Non possiamo continuare a contare stragi e morte per migliaia di cittadini che fuggono dall’orrore africano, per trovarne altrettanta in una stiva. Occorre che tutte le forze politiche d’Europa e dell’Onu diano aiuto concreto a questi cittadini del mondo, a quei territori ed al nostro Paese, stremato da continui sbarchi. E di certo non vorrei essere né un sindaco di quei centri di accoglienza, ne il prefetto della provincia di riferimento, né tantomeno il ministro degli Interni. Un secondo aspetto, utile ed indispensabile, va affrontato in ragione del ruolo della politica e dei suoi rappresentanti. Anche ora non possiamo esimerci dall’affrontare i temi legati al ruolo degli amministratori in rispetto ai normali cittadini. Il riferimento va alla legge elettorale, alla indennità dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Che sia finalmente varata una norma da esempio, già peraltro vigente tra gli amministratori degli enti locali. E mi fermo qui. Un 25 aprile che lascerei raccontare ai superstiti, alle donne, ai soldati ed ai bambini che hanno costruito le basi per quella che doveva essere una democrazia, ma che, per molti, ora altro non è che una oligarchia. E mi auguro che questo 25 aprile sia salutato con determinazione, specie tra le Forze dell’Ordine, mai come ora impegnate nella lotta contro la minaccia terroristica incombente per l’Italia, l’Europa e il mondo intero.
Messaggio del Sindaco di Campobasso : Antonio Battista
Settant'anni fa la Liberazione
dell'Italia. Anniversario storico per il nostro Paese.
Una ricorrenza che ci spinge ad abbandonare le divisioni e
ad abbracciare, con orgoglio, il ricordo di quel 25 Aprile del 1945 che ha
segnato, grazie a tanti uomini e donne che non hanno risparmiato neanche la loro vita, il momento in cui l'Italia si è
rialzata dall'oppressione dell'occupazione nazista e da anni di fascismo. Una
libertà conquistata con fatica e sacrificio popolare. E oggi noi cittadini di
questo Paese, in ricordo di quel Giorno che è costato un prezzo altissimo,
abbiamo il dovere di continuare a
difendere il valore della libertà e dell'appartenenza ad uno Stato da chi mina
la nostra stabilità creando divisioni politiche, sociali e religiose. Il nostro dovere è quello di non perdere di
vista quell'amore per la Patria
che ha spinto i nostri genitori e i nostri nonni, all'indomani di quel 25
Aprile del 1945, a
lavorare insieme, senza distinzioni di partito né di pensiero, per ricostruire
un'Italia che era in ginocchio ed accompagnarla verso la ripresa economica e la
stesura di una Costituzione, derivata anche dalla resistenza, i cui principi vanno preservati per tutelare
il bene comune, il nostro bene, il nostro futuro. Un
Anniversario che non deve essere più, ancora dopo settant'anni, motivo di
scontro ideologico, di divisione, bensì una giornata in cui sentirsi
protagonisti, ognuno attraverso il proprio lavoro o impegno amministrativo, di
un Paese, di una grande comunità che vuole rialzarsi, ripartire e correre verso
la Liberazione
dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla negazione dei diritti, dalle inutili
guerre. Un giorno, quello del 25 Aprile, per abbandonare le rivalità e iniziare
a scrivere, insieme, un nuovo capitolo di questa nostra grande Italia.
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