domenica 12 febbraio 2012

Campobasso, Da "Il Quotidiano del Molise" L'editoriale di Leopoldo Feole.

Campobasso 12 febbraio 2012



Deserto d’inverno

di Leopoldo Feole








“Chiusura preventiva delle linee ferroviarie a carattere locale già andate in sofferenza” in 12 delle 20 regioni, compreso il Molise, dove solo la breve tratta adriatica è inserita in una “linea principale”. Con algidi comunicati il Gruppo Ferrovie dello Stato ha segnalato, sul sito telematico fsnews, la sospensione dei servizi di trasporto “in coerenza con le indicazioni della Protezione Civile”, per la “eccezionale ondata di maltempo”. A metà inverno, quando nei Paesi a clima temperato come l’Italia, si verificano nevicate abbondanti, con temperature rigide, questi elementi, che caratterizzano la stagione, non dovrebbero sorprendere impreparata una società, che si vanta d’essere tra le più evolute. Soprattutto se, com’è avvenuto, l’emergenza è prevista con anticipo e annunciata con insistenza Sono pertanto sterili le polemiche. È più utile riflettere sul dovere-necessità di correggere le deficienze, che hanno segnato le risposte e che hanno oscurato la generosità d’un volontariato silenzioso e anonimo, pilastro d’una Repubblica, incline ormai a colmare le sue inadempienze con la sollecitudine dei cittadini. Intanto è costretta ad annotare nei suoi diari oltre 50 vittime.
Nel Molise, con tracciati ferroviari realizzati alla fine dell’Ottocento, che salgono su quote intorno agli 800 metri sul livello del mare, è stata strana la sospensione del traffico ferroviario. Quando la meteorologia era sui calendari di Frate Indovino, le vaporiere erano gli unici mezzi di trasporto, che potevano sfidare il deserto d’inverno; restavano pertanto isolati, per vari giorni, i tanti comuni non serviti dal treno. Negli Anni ’60 del secolo scorso le linee molisane, come tante altre del Bel Paese, furono classificate tra i “rami secchi”: erano passive per il bilancio dello Stato e fu allarme generale. Le forze sociali, con la volontà della coesione, che emergeva nelle occasioni in cui gli interessi generali prevalevano su quelli particolari, alzarono le loro bandiere a difesa del servizio pubblico e ne evitarono lo smantellamento, altrove effettuato, perché sostennero che, durante gli inverni freddi e nevosi, solo il treno garantiva i collegamenti all’interno e con l’esterno della regione.
Quelle successive commisero l’errore di non valorizzare le rotaie come infrastruttura primaria dello sviluppo socio-economico; non pensarono di impegnarsi per trasformare le tratte in segmenti di assi Adriatico-Tirreno, con realizzazione anche di tracciati nuovi. Per il mito dell’auto, idee sterili per la Bari-Foggia-Bojano-Isernia-Roma e nessuna per la Salerno-Termoli-Pescara. In particolare venne meno il ruolo propulsore di Campobasso, che preferì arroccarsi nella propria identità di capoluogo regionale, spingendo Isernia, Termoli e Venafro a inseguire altri egocentrismi. Quando è poi intervenuta la regionalizzazione del trasporto locale, che sul piano della pura logica socio-economica sembra un freno alla libera circolazione di persone e merci, le maggiori attenzioni per i servizi su gomma hanno reso residuali quelli su rotaie. Le risorse pubbliche, occasionalmente disponibili, sono state pertanto limitate agli interventi sui tracciati, per urgenze statiche e tecnologiche.
I comunicati quindi del Gruppo Ferrovie dello Stato, che fanno una distinzione netta tra linee “principali” e “locali”, per differenziare quantità e qualità degli investimenti e che sono poi sorgente dei disservizi e dei disagi sui treni regionali, con frequenza riferiti dalle cronache, confermano l’esistenza d’un dualismo anomalo. In una Repubblica democratica non sostanzia una disuguaglianza tra gli italiani, a seconda della loro residenza? Non è in contrasto con la Costituzione, che afferma il principio dell’uguaglianza? L’emergenza neve solleciterà pertanto le forze sociali molisane ad avere attenzioni particolari per i trasporti ferroviari, perché abbiano dignità funzionale? Quando la ferrovia diverrà l’infrastruttura primaria d’un Molise con il diritto a orizzonti migliori? 

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