I
COMUNI UTILIZZINO L’ORDINANZA SULLO STATO D’EMERGENZA PROCLAMATO DALLA REGIONE
PER ALLEVIARE I DISAGI DELLA POPOLAZIONE.
La Protezione Civile
Regionale può coordinare gli interventi più significativi, prendere contatto
con l’Esercito per i casi più gravi di intere comunità prive di energia
elettrica, isolate o dove sono messi a rischio i diritti essenziali dei
cittadini. Ma è materialmente impossibile che il sistema regionale di
Protezione Civile possa sostituirsi ai comuni e sopperire a tutti i bisogni dei
territori. Occorre uno sforzo maggiore di collaborazione con un ruolo più
attivo anche delle Prefetture per realizzare sinergie tra le Forze dell’Ordine,
i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale, le Province, l’ASREM, i Sindaci e le
decine di associazioni di volontariato e di Nuclei di Protezione Civile che
operano nei comuni.
La Regione ha fatto la
propria parte emanando l’Ordinanza sullo Stato di Emergenza che evidentemente
copre anche i costi aggiuntivi sostenuti in via straordinaria dai Sindaci. E
stante il protrarsi delle difficoltà ed il possibile acuirsi del disagio per
tante comunità, persone e aziende, ha investito del problema anche il Ministero
della Difesa per mobilitare l’Esercito in alcune situazioni critiche del nostro
territorio.
Certo che la vigilanza dovrà
intensificarsi insieme ad un monitoraggio sistematico che dovrà differenziare i
casi di assoluta priorità sanitaria, sicurezza pubblica e alimentare, da
questioni che potranno essere gestite in un arco temporale più ampio. Per il
resto l’unica considerazione che scaturisce dai problemi di queste ore è che
aver smantellato i servizi pubblici, ridotto all’osso le Ferrovie, l’Anas,
l’organico delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e della pubblica
amministrazione in generale, mette a nudo le fragilità di un’organizzazione
sociale che stenta a comprendere che chi è preposto a tutelarci quando ne
abbiamo bisogno non è messo in condizione di poterlo fare. E sul tema dei beni
pubblici, del patrimonio di tutti e del ruolo dei servizi pubblici in Italia
occorrerà ripensare sugli errori compiuti nell’ultimo ventennio con
privatizzazioni selvagge e tagli indiscriminati alla pubblica amministrazione.
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