Vi
sono anche moltissime firme molisane, raccolte attraverso la Coldiretti Molise ,
tra le oltre 200mila adesioni, raggiunte in pochi mesi, dalla petizione per
chiedere l'inserimento dell'Arte della Pizza nella "Lista rappresentativa
del patrimonio culturale immateriale dell'umanità". Le sottoscrizioni sono
state consegnate al Presidente della Commissione Italiana Unesco, Prof.
Giovanni Puglisi, presso la sede Unesco di Roma, da Roberto Moncalvo,
Presidente della Coldiretti, con Alfonso Pecoraro Scanio, della fondazione
UniVerde, Franco Manna, Presidente di Rossopomodoro, Jimmy Ghione, Giuseppe
Castiglione, Sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali ed Elio Lannutti, Presidente dell'Adusbefcon. La campagna di raccolta
firme è stata promossa dalla Coldiretti, dall'Associazione Pizzaiuoli
Napoletani e dalla fondazione UniVerde. La pizza, simbolo dell’Italia nel
mondo, prevede quali ingredienti base quelli che sono i prodotti di eccellenza
del Molise: farina di grano, pomodoro, olio extravergine di oliva e mozzarella
o fior di latte. “Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l'Italia che è il
Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un
simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è chiaro che garantire l’origine nazionale
degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo
della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della
concorrenza sleale”. Un rischio diffuso all’estero e un’occasione per fare
chiarezza anche in Italia dove secondo una analisi della Coldiretti quasi due
pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro,
mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza
alcuna indicazione per i consumatori. “Troppo spesso – ha evidenziato Moncalvo
- viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma
da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'est
Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva
tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine
italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta
dal grano nazionale.”
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