mercoledì 22 agosto 2012

CAMPOBASSO."FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II" NUOVE RICRCHE.

Campobasso 22 agosto 2012


Radioterapia e lotta ai tumori: nuove ricerche della “Fondazione”





Sono stati recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali i risultati di due studi condotti presso la Fondazione Giovanni Paolo II.
Nel primo studio, coordinato da Gabriella Macchia, dell’Unità di Radioterapia diretta da Alessio Morganti, è stato testato un nuovo trattamento dei tumori inoperabili del collo dell’utero. La cura di questi tumori è complessa dal momento che, dopo il trattamento, esiste un alto rischio di ricaduta sia a livello dell’utero che dei linfonodi della pelvi e dell’addome. Allo scopo di prevenire queste due cause di fallimento è stato disegnato un nuovo tipo di radioterapia preoperatoria. La tecnica usata, infatti, ha previsto sia un’irradiazione “allargata” a comprendere i linfonodi addominali, sia un’irradiazione “intensificata” nella sede del tumore. Grazie all’impiego di tecnologie avanzate, solo il 10% circa delle pazienti ha presentato effetti collaterali consistenti. Ma il dato più interessante è stato quello del controllo della malattia. Ancor prima dell’intervento, in oltre il 60% delle pazienti si è assistito alla completa scomparsa del tumore, con un tasso di sopravvivenza dopo 3 anni superiore al 80%. “Sono risultati molto incoraggianti” ha dichiarato la dottoressa Macchia, “ma la ricerca continua, grazie all’introduzione delle nuove tecnologie di modulazione della radioterapia, che dovrebbero consentire una ulteriore intensificazione della terapia”. Un nuovo studio clinico è infatti in corso, ancora in collaborazione con l’U.O. di Ginecologia Oncologica, allo scopo di valutare quali siano i limiti consentiti oggi dalle nuove tecnologie in termini di radioterapia dei tumori del collo dell’utero.

L’altro studio è stato invece coordinato sempre nell’U.O. di Radioterapia dalla dottoressa Luciana Caravatta ed ha riguardato i tumori del pancreas. Questi tumori sono di difficile controllo, per la frequente diffusione della malattia nella rete di linfonodi che circonda il pancreas e i grossi vasi addominali. Per controllare definitivamente il tumore, quindi, occorre attaccare con le radiazioni le cellule cancerose all’interno dei linfonodi. Il problema, tuttavia, è dato dal fatto che è impossibile irradiare tutti i linfonodi in quella regione del corpo, per il rischio di una tossicità intestinale troppo grave. Nella letteratura scientifica mancano indicazioni chiare, e soprattutto basate su dati concreti, su quali stazioni linfonodali debbano essere trattate. Proprio questo è stato l’obiettivo dello questo studio, che ha comportato l’analisi di un’imponente quantità di dati riguardanti circa 6000 pazienti. Con la collaborazione dei colleghi dell’UO di Radiologia, è stata disegnata una mappa di tutte le “probabili” sedi di metastasi nei linfonodi. Questa mappatura sarà utile per tutti i centri di radioterapia che curano questo “difficile” tipo di cancro.

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