venerdì 10 agosto 2012

Campobasso. Accorata lettera di Petraroia all''Associazione "ARTURO GIOVANNITTI"

Campobasso 10 agosto 2012

Inaugurazione del primo monumento in memoria di Arturo Giovannitti nel centenario della sua condanna a morte negli Stati Uniti.
Messaggio di Guglielmo EPIFANI.

Michele Petraroia

Per il Molise oggi è un giorno speciale perché grazie alla comunità di ORATINO e all’impegno di tanti volontari della vostra Associazione, sarà possibile inaugurare il primo monumento in assoluto in memoria di Arturo Giovannitti, poeta, sindacalista, migrante e socialista. Una figura poliedrica, viva, appassionata e sensibile, che seppe svolgere una funzione straordinaria per il riscatto e l’emancipazione della classe operaia, battendosi con fervore per l’uguaglianza, la giustizia sociale e la dignità umana. Fiorello LA GUARDIA, il primo italo-americano eletto nel 1916 in Parlamento e che dal 1934 al 1945 fu il primo Sindaco italiano di New-York parlò di Arturo Giovannitti come del suo ispiratore e con lui diede avvio in un periodo di recessione economica mondiale alla Leonardo Da Vinci Art School perché considerava la cultura il fondamento di una società evoluta, civile e democratica.
L’America che incontrò Giovannitti agli inizi del Novecento prima a Montreal, poi in Pennsylvania e  quindi nel Connecticut, a Boston, a Lawrence e a New York, vedeva gli italiani collocati nell’ultimo gradino della considerazione sociale, al di sotto di tutti gli altri. Un solo episodio rende meglio l’idea “ per una capretta che aveva invaso per qualche istante il campo di un medico locale, vennero linciati dalla folla sei fratelli italiani”.
Lo sfruttamento spaventoso di quel periodo lo abbiamo ricordato nel centenario della strage mineraria di Monongah in West Virginia dove nel 1907 morirono 171 italiani e 87 molisani. Ed è difficile immaginare come nello stesso periodo storico in cui i braccianti analfabeti della nostra terra costituivano la carne da macello dell’economia americana, un nostro corregionale parlava correntemente più lingue, era laureato e  metteva le proprie conoscenze a servizio della classe lavoratrice contro i soprusi e le ingiustizie.
Arturo Giovannitti venne arrestato e condannato a morte nel 1912 a seguito di una manifestazione sindacale in cui morì una lavoratrice tessile. Era innocente e tutto il mondo si mobilitò per la sua scarcerazione, compresa  l’Italia ed il Molise dove  ci furono vari eventi di piazza per la sua liberazione. La sua assoluzione dopo dieci mesi di carcere dovuta anche alla sua celebre autodifesa, venne salutata con gioia da tutto il movimento sindacale mondiale come un atto di giustizia e verità.
Ed oggi, caro Luca, con non poca commozione ti trasmetto le parole scritte col cuore da Guglielmo EPIFANI per celebrare il poeta-sindacalista del Molise, studiato nelle più prestigiose università americane. E’ per tutti noi motivo di orgoglio e di gioia, nel centenario di quei giorni tragici, ricordare il coraggio, la lealtà e la passione civile di un emigrante speciale del nostro Molise.
Cordiali saluti
Campobasso, 10 agosto 2012
                                                                                              Michele Petraroia


        


E' con grande piacere che invio il mio saluto ai cittadini di Oratino in occasione della bella iniziativa promossa per celebrare Arturo Giovannitti. Un'iniziativa giusta, ancor prima che bella, quella che l'Associazione culturale 'Arturo Giovannitti' ha deciso di dedicare al sindacalista-poeta per ribadire la necessità di coltivare una  memoria che rischierebbe altrimenti di perdersi nel magma delle esperienze, dei movimenti, delle biografie di un periodo epico e appassionato.
         Giovannitti è uno di quegli uomini che fin da molto giovane compie la scelta di  stare 'da una parte', quella del lavoro e delle battaglie per il riscatto sociale e per i diritti dei lavoratori, del socialismo; una scelta non scontata perchè quel mondo non è il mondo nel quale è nato e nel quale avrebbe potuto  condurre un'agiata, tranquilla esistenza. E' uno spirito in cui il bisogno di giustizia, la consapevolezza di vivere uno snodo della storia, l'empatia verso una classe sociale, ma anche il senso dell'avventura che lo porta a varcare l'oceano, si traducono in impegno sociale. Un impegno declinato con l'azione, l'attivismo sindacale cosmopolita (e in questo orizzonte aperto c'è un elemento di modernità da non sottovalutare) ma anche con la parola e con il verso, in un'espressività  generosa, vitalistica, irruenta, a tratti persino con venature futuriste, e con qualche ingenuità. Ma era questo lo spirito del tempo, che Giovannitti rappresenta in pieno,  in quell'inizio Novecento quando, nel profilarsi della guerra mondiale e del fascismo, le tante spontanee esperienze di associazioni e battaglie per i diritti elementari si andavano strutturando in un movimento forte e articolato.
         Arturo resterà coerente fino in fondo con i suoi principi; e piace, in particolare, ricordarlo nel centenario di quella condanna ingiusta che avrebbe potuto anticipare di qualche anno la tragedia di Sacco e Vanzetti. Fortunatamente nel suo caso la verità e la giustizia prevalsero ma quella vicenda testimonia per intero la durezza dello scontro sociale e insieme quella potente solidarietà di classe che travalicava stati e persino continenti mobilitando migliaia di persone a sostegno di una causa giusta e di compagni innocenti.
         E' una lezione importante anche oggi, è a quello spirito che dobbiamo richiamarci ora che  le conquiste di quelle battaglie sono oggetto di un attacco ideologico sistematico e sembra così difficile difenderle mentre le crisi si rincorrono e la globalizzazione rischia di rendere tutti più deboli.
       Guglielmo Epifani


Nessun commento:

Posta un commento