Inaugurazione del primo monumento in memoria di Arturo Giovannitti nel centenario della sua condanna a morte negli Stati Uniti.
Messaggio di Guglielmo EPIFANI.
Michele Petraroia |
Per il Molise oggi è un giorno
speciale perché grazie alla comunità di ORATINO e all’impegno di tanti
volontari della vostra Associazione, sarà possibile inaugurare il primo
monumento in assoluto in memoria di Arturo Giovannitti, poeta, sindacalista,
migrante e socialista. Una figura poliedrica, viva, appassionata e sensibile,
che seppe svolgere una funzione straordinaria per il riscatto e l’emancipazione
della classe operaia, battendosi con fervore per l’uguaglianza, la giustizia
sociale e la dignità umana. Fiorello LA GUARDIA, il primo italo-americano
eletto nel 1916 in Parlamento e che dal 1934 al 1945 fu il primo Sindaco
italiano di New-York parlò di Arturo Giovannitti come del suo ispiratore e con
lui diede avvio in un periodo di recessione economica mondiale alla Leonardo Da
Vinci Art School perché considerava la cultura il fondamento di una società
evoluta, civile e democratica.
L’America che incontrò
Giovannitti agli inizi del Novecento prima a Montreal, poi in Pennsylvania
e quindi nel Connecticut, a Boston, a
Lawrence e a New York, vedeva gli italiani collocati nell’ultimo gradino della
considerazione sociale, al di sotto di tutti gli altri. Un solo episodio rende
meglio l’idea “ per una capretta che aveva invaso per qualche istante il campo
di un medico locale, vennero linciati dalla folla sei fratelli italiani”.
Lo sfruttamento spaventoso di
quel periodo lo abbiamo ricordato nel centenario della strage mineraria di
Monongah in West Virginia dove nel 1907 morirono 171 italiani e 87 molisani. Ed
è difficile immaginare come nello stesso periodo storico in cui i braccianti
analfabeti della nostra terra costituivano la carne da macello dell’economia
americana, un nostro corregionale parlava correntemente più lingue, era
laureato e metteva le proprie conoscenze
a servizio della classe lavoratrice contro i soprusi e le ingiustizie.
Arturo Giovannitti venne
arrestato e condannato a morte nel 1912 a seguito di una manifestazione
sindacale in cui morì una lavoratrice tessile. Era innocente e tutto il mondo
si mobilitò per la sua scarcerazione, compresa l’Italia ed il Molise dove ci furono vari eventi di piazza per la sua
liberazione. La sua assoluzione dopo dieci mesi di carcere dovuta anche alla
sua celebre autodifesa, venne salutata con gioia da tutto il movimento
sindacale mondiale come un atto di giustizia e verità.
Ed oggi, caro Luca, con non poca
commozione ti trasmetto le parole scritte col cuore da Guglielmo EPIFANI per
celebrare il poeta-sindacalista del Molise, studiato nelle più prestigiose
università americane. E’ per tutti noi motivo di orgoglio e di gioia, nel
centenario di quei giorni tragici, ricordare il coraggio, la lealtà e la
passione civile di un emigrante speciale del nostro Molise.
Cordiali saluti
Campobasso, 10 agosto 2012
Michele
Petraroia
E' con grande piacere che invio il mio saluto ai cittadini
di Oratino in occasione della bella iniziativa promossa per celebrare Arturo
Giovannitti. Un'iniziativa giusta, ancor prima che bella, quella che
l'Associazione culturale 'Arturo Giovannitti' ha deciso di dedicare al
sindacalista-poeta per ribadire la necessità di coltivare una memoria che rischierebbe altrimenti di
perdersi nel magma delle esperienze, dei movimenti, delle biografie di un
periodo epico e appassionato.
Giovannitti è uno di quegli uomini che
fin da molto giovane compie la scelta di
stare 'da una parte', quella del lavoro e delle battaglie per il
riscatto sociale e per i diritti dei lavoratori, del socialismo; una scelta non
scontata perchè quel mondo non è il mondo nel quale è nato e nel quale avrebbe
potuto condurre un'agiata, tranquilla
esistenza. E' uno spirito in cui il bisogno di giustizia, la consapevolezza di
vivere uno snodo della storia, l'empatia verso una classe sociale, ma anche il
senso dell'avventura che lo porta a varcare l'oceano, si traducono in impegno
sociale. Un impegno declinato con l'azione, l'attivismo sindacale cosmopolita
(e in questo orizzonte aperto c'è un elemento di modernità da non
sottovalutare) ma anche con la parola e con il verso, in un'espressività generosa, vitalistica, irruenta, a tratti
persino con venature futuriste, e con qualche ingenuità. Ma era questo lo
spirito del tempo, che Giovannitti rappresenta in pieno, in quell'inizio Novecento quando, nel
profilarsi della guerra mondiale e del fascismo, le tante spontanee esperienze
di associazioni e battaglie per i diritti elementari si andavano strutturando
in un movimento forte e articolato.
Arturo resterà coerente fino in fondo con i suoi principi; e
piace, in particolare, ricordarlo nel centenario di quella condanna ingiusta
che avrebbe potuto anticipare di qualche anno la tragedia di Sacco e Vanzetti.
Fortunatamente nel suo caso la verità e la giustizia prevalsero ma quella
vicenda testimonia per intero la durezza dello scontro sociale e insieme quella
potente solidarietà di classe che travalicava stati e persino continenti
mobilitando migliaia di persone a sostegno di una causa giusta e di compagni
innocenti.
E' una lezione importante anche oggi, è a quello spirito che
dobbiamo richiamarci ora che le
conquiste di quelle battaglie sono oggetto di un attacco ideologico sistematico
e sembra così difficile difenderle mentre le crisi si rincorrono e la
globalizzazione rischia di rendere tutti più deboli.
Guglielmo Epifani
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