Aumentano le sostituzioni di persona su Facebook e l’accesso abusivo ai
profili altrui. Tuttavia non tutti sanno che attraverso una condotta del
genere, apparentemente innocua, si concretizzano dei reati.
La Polizia di Stato, attraverso il Compartimento Polizia Postale e delle
Comunicazioni per il Molise di Campobasso, in prima linea nel contrasto dei
reati commessi sul web, ha denunciato due donne che per motivi diversi
utilizzavano il noto social network secondo fini non conformi alla legge.
In un caso una ragazza aveva creato un falso profilo con un nominativo
di fantasia e con la fotografia di un’altra persona di sesso maschile, carpita
tramite lo stesso social network e, utilizzando l’effige del malcapitato, prendeva
contatti con altri utenti anche attraverso sessioni di chat. La donna è stata
denunciata, a seguito di querela della persona ritratta in foto, per
sostituzione di persona ed utilizzo illecito di dati personali.
Nel secondo caso una donna accedeva al profilo Facebook dell’ex marito
per controllarne i contatti. La stessa utilizzava la password originale
dell’uomo, di cui era a conoscenza e che lo stesso non aveva mai provveduto a
cambiare, sostituendola successivamente con altra. E’ stata denunciata per
accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.
Alla luce dei casi che si presentano ogni giorno, la Polizia di Stato
ricorda che le piazze virtuali sono appieno paragonabili alle piazze reali, sia
per le insidie che potrebbero celare, sia per le leggi a cui sono sottoposte,
ribadendo che nascondersi dietro un computer non comporta l’anonimato e
l’impunità.
In aggiunta, altre otto persone, alcune delle quali anche in concorso
tra loro, residenti in varie regioni d’Italia, sono state denunciate a piede
libero poiché resesi responsabili dei reati di accesso abusivo ad un sistema
informatico o telematico (art. 615ter c.p.), frode informatica (640 ter c.p.) e
riciclaggio (648 bis c.p.). Le indagini sono state avviate a seguito di denunce
da parte di alcuni cittadini che, in occasioni diverse, avevano rappresentato
operazioni di addebito non riconosciute sulle proprie carte di credito. Gli
indagati, dopo essersi procurati i codici d’accesso, carpiti in modo
fraudolento, li avevano illecitamente utilizzati per effettuare bonifici o
scommesse online su conti gioco intestati a loro o a prestanome, beneficiando
dei relativi proventi, ottenuti anche a seguito di vincite, riversandoli su
ulteriori carte di credito allo scopo di renderne difficile l’individuazione.
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