RICCIA. Aspettando Pasqua. Un successo tra arte e musica.
Una serata sospesa in
un’atmosfera magica, prodotta dalle armonie sprigionate da un violino e un violoncello magistralmente
suonati e dalle parole di preparati e appassionati relatori. Questo hanno
assaporato i fortunati presenti che Mercoledì sera hanno partecipato,
all’interno dell’incantevole chiesa dell’Annunziata, alla presentazione del
volume di Franco Valente “Croci
stazionarie nei luoghi antichi del Molise”, edito dalla Regia edizioni di
Campobasso.
Dopo i saluti del consigliere
delegato alla cultura Maurizio Moffa, a nome del sindaco Micaela Fanelli e
dell’amministrazione comunale, e quelli del Presidente della Pro Loco, entrambi
patrocinatori dell’evento artistico-musicale, ha preso la parola padre Lino
Iacobucci. Il sacerdote ha ripercorso sinteticamente la storia del simbolo
della croce, partendo dai primi secoli del Cristianesimo durante i quali il
segno era sostituito da altre rappresentazioni simboliche, passando per
l’editto di Costantino del 313 d. C. che garantiva la libertà di culto per i
cristiani, fino all’affermazione della croce come la conosciamo noi oggi
affermatasi definitivamente nell’iconografia e nella liturgia ecclesiastica.
Non sono mancati i riferimenti al valore universale del simbolo e al suo essere
portatore di un messaggio di conforto e di speranza.
A Dante Gentile Lorusso è
spettato, invece, il compito di ripercorrere le pagine del volume e di
sottolineare che le 93 croci stazionarie riportate non sono che una piccola
parte del patrimonio artistico che il Molise detiene. Un patrimonio che va
prima di tutto fatto conoscere, e ricerche come quella di Valente vanno proprio
in questa direzione, e poi salvaguardato attraverso restauri appropriati e non
improvvisati come spesso accade.
Le conclusioni sono spettate
proprio all’autore. L’architetto Valente si è soffermato sull’importanza che le
croci stazionarie avevano nella storia delle comunità molisane, una
particolarità che faceva sì che fossero presenti in quasi tutti i sagrati delle
chiese. Molte delle croci sono però andate perdute, altre sono state
danneggiate o spostate perdendo l’antica funzione per le quali furono erette.
Lunga e laboriosa è stata la sua ricerca che si è affidata, oltre alla
personale conoscenza dei luoghi molisani, anche alle segnalazioni dei numerosi amici
informatori sparsi nei paesi. Valente ha perciò ringraziato Antonio Santoriello
e Roberto Fanelli, che lo hanno aiutato fornendo informazioni relative alle
quattro croci presenti a Riccia: quella posta alla sommità di Via Sabatella,
quelle di Largo Colle Croci e Largo Casale e, per ultima, della croce guelfa murata
in una casa privata sita in contrada Caccia Murata. Non è mancato il monito
dell’autore rivolto ai riccesi, spronandoli ad amare di più il loro paese e
soprattutto i tesori artistici e architettonici che esso conserva; opere che
per la loro importanza hanno assunto un valore extra locale e addirittura
europeo.
La serata è stata conclusa dai
maestri Paolo Castellitto e Remo Ianniruberto, che avevano già accompagnato
inframezzandoli con la loro musica tutti gli interventi.
Un evento, quindi, ben riuscito e
molto indovinato sia per il luogo in cui si è svolto, sia per l’impostazione
scelta dagli organizzatori e che ha condensato con i fatti ciò che è stato
ricordato, in questi giorni di preparazione alle festività pasquali, da
Monsignor Giancarlo Bregantini: l’approssimarsi alle feste va vissuto con animo solidale e condiviso,
pensando più all’arricchimento spirituale e culturale che non a quello
materiale.
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