Progetto di Piano Sanitario 2012-2014.
Audizione.Ultima seduta indetta dalla IV Commissione
Ampio servizio fotografico di Gino Calabrese
Quella odierna è l’ultima seduta
indetta dalla IV Commissione Consiliare Permanente sul progetto di Piano
Sanitario 2012-2014 elaborato dalla struttura commisariale. Nell’aula del
Consiglio regionale di via IV Novembre a Campobasso, sono stati convocati tutti
i delegati molisani al Governo italiano e al Parlamento Europeo. Assenti l’On.
Silvio Berlusconi e l’On. Antonio Di Pietro per impegni istituzionali.
In apertura della seduta, il
consigliere Carmelo Parpiglia, componente della IV Commissione, ha abbandonato
l’aula in segno di protesta per la mancata convocazione in audizione della
parlamentare molisana dell’Italia dei Valori, Anita Di Giuseppe. “Anche se non eletta – ha dichiarato
Parpiglia – nella circoscrizione del Molise,
andava invitata in qualità di ex sindaco di uno dei comuni molisani”.
Il Presidente della IV Commissione Lucio
De Bernardo ha così illustrato la logica con cui si è proceduto ad invitare i
parlamentari molisani: “Abbiamo convocato
in audizione i parlamentari italiani ed europei eletti nella circoscrizione del
Molise. L’On. Di Giuseppe appartiene alla circoscrizione lombarda. Se avessimo
dovuto invitare tutti i parlamentari di origine molisana avremmo dovuto
convocare anche l’On. Berardo, l’On. Narducci oppure l’On. Moffa”. Poi, De
Bernardo si è soffermato sul percorso di studio e di approfondimento del Piano
Sanitario condiviso con tutti gli attori della sanità in Molise: “Mancava all’appello – ha dichiarato De
Bernardo –soltanto il contributo della
delegazione parlamentare molisana per completare l’iter conoscitivo del
documento programmatico. La Commissione ha ascoltato oltre sessanta persone,
rappresentanti di ordini e associazioni professionali, comitati civici,
sindacati, istituzioni, università, strutture sanitarie pubbliche e private, al
fine di condividere pareri ed esperienze per l’elaborazione di una proposta
finale che rappresenti a pieno le esigenze dei cittadini. È stato un percorso
difficile e impegnativo, ma necessario, talvolta caratterizzato da tinte forti,
come gli interventi appassionati dei sindaci e dei comitati in difesa dei
presidi ospedalieri. Abbiamo operato senza tener conto delle appartenenze
ideologiche e politiche e nel solo interesse dei cittadini”.
Quindi la parola è passata al
Senatore Giuseppe Astore: “Negli ultimi
anni mi sono spesso occupato di sanità. Questo è il terzo documento
programmatico, dopo quello del 1996 e del 2006-2008. Devo riconoscere che il
piano di rientro è una iattura, si sottrae parte della democrazia al Consiglio regionale,
eliminando competenze costituzionali, tant’è vero che sentenze della Corte
costituzionale hanno messo in dubbio talune funzioni degli enti commissariali. Quanto
al Piano 2012-2014, emerge un dato nell’introduzione dal quale non si può
prescindere, e cioè che oramai siamo la regione più vecchia d’Italia. Gli ultra
sessantacinquenni superano il 12% della popolazione. E allora le disposizioni
programmatiche devono tener conto di questo aspetto. Altro primato del Molise è
per il diabete ed anche per l’obesità dei giovani fino ai 14 anni. Dati che ci
devono far riflettere sulle politiche di prevenzione da dover mettere in campo.
Già nel ‘96 mi ero espresso contro la logica ospedale-centrica con la quale le
nostre comunità sono da sempre state organizzate. Ritengo che bisogna
trasferire sul territorio le risorse. In tutta Europa sono diminuiti i posti
letto negli ultimi anni, perché il concetto di sanità è totalmente cambiato: i
fondi sono sempre più esigui e il sistema di rete diviene indispensabile. Nel
piano programmatico si propone una rivoluzione del sistema, mettendo in
comunicazione tutte le strutture, anche private, con un centro unico di prenotazione.
Approvo questa forma di integrazione tra Pubblico e Privato, purché l’obiettivo
finale non venga mai perso di vista e cioè la qualità dell’offerta sanitaria a
beneficio dei cittadini. Neppure escludo che si possano fare accordi di confine
con le altre regioni, per esempio la risposta sanitaria in Alto Molise va data
anche tenendo in considerazione i comuni abruzzesi di confine. Manca nel Piano,
la gestione e la formazione del personale. Non sono d’accordo con la
costruzione di un nuovo ospedale a Monteroduni, perché ritengo si possa fare lo
stesso in altre aree della regione che necessitano di una più integrata rete
ospedaliera, intervenendo per esempio in Basso Molise. Infine, – conclude
Astore – apprezzo le riduzioni del numero
dei primariati”.
La parola è quindi passata all’On. Sabrina
De Camillis: “La sanità è un settore
d’emergenza ed è arrivato il momento di costruire una task force, nell’ambito
della quale ognuno si assuma la propria responsabilità sulla riorganizzazione
del Piano Sanitario, per non consentire azioni di sciacallaggio di un settore
che può diventare una risorsa. La nostra offerta sanitaria, a parte i problemi
organizzativi e le sacche di spesa superflue che di fatto ci sono, può essere
una eccellenza. Purtroppo c’è una sottostima delle risorse destinate dal
Governo al Molise che, da otto anni, riceve soltanto 10milioni di euro l’anno e,
da due anni, avrebbe dovuto vedersi applicare il fondo di riequilibrio,
previsto dalla legge sul federalismo fiscale. Entrambe questi obblighi non sono
mai stati adempiuti, con i conseguenti blocchi delle premialità e dei fondi
FAS. Per entrare nel merito del Psr, voglio soffermarmi su alcune questioni che
necessitano di essere approfondite nel documento programmatico: la rete di intervento
materno e infantile, la medicina di genere e le cure palliative/terapia del
dolore. In Molise continuiamo a registrare un’eccessiva mobilità passiva per il
discorso delle nascite, con conseguenze nefaste sia sul piano economico che
morale. Occorre riorganizzare il settore, puntando ad una modernizzazione di
questo ambito sanitario, basterebbe applicare le nuove direttive nazionali sul
parto indolore e sui nuovi sistemi organizzativi del comparto. A Larino, per
esempio, è stato chiuso il reparto di ginecologia, ma a Termoli il reparto
andava rafforzato e, invece, ancora oggi è in emergenza. Quanto alla medicina
di genere, a fine marzo è stata approvata una importante mozione in Parlamento
e il Ministro Balduzzi si è impegnato ad introdurre nella formazione degli
specializzandi in medicina generale e nei piani sanitari la medicina di genere,
che non è certo una questione di pari opportunità. Il sistema di ricerca e
sperimentazione dei farmaci viene fatto, per esempio, solo su campioni di
maschi adulti. Una volta in commercio, i farmaci vengono anche somministrati
alle donne, nelle quali si provoca una reazione avversa del 200% in più
rispetto agli uomini. Molto si sta facendo nel settore della cardiologia e
nelle patologie cardiologiche, a causa delle quali le donne muoiono molto più
degli uomini, perché nella donna c’è un approccio sottostimato per quanto
riguarda la patologica cardiologica. La medicina di genere va applicata trasversalmente
a tutte le specialità mediche per una cura sempre più adeguata del
cittadino-paziente. Inoltre, occorre un sistema di controllo per l’applicazione
della legge sulle terapie del dolore e delle cure palliative. La Regione Molise
ancora non recepisce questa norma, sebbene stia aumentando la popolazione
anziana: le cure palliative e la terapia del dolore interessano gli anziani ed anche
chi è affetto da patologia oncologica. Poi, c’è la questione della prevenzione:
ci sono dati sull’obesità pediatrica spaventosi. Occorrono maggiori
investimenti non solo in ambito sanitario, ma anche sociale. La sanità può
diventare fonte di reddito di ricchezza se si aumenta qualità. Ci sono tutte le
potenzialità, affinché questo possa avvenire in Molise”.
Successivamente, ha relazionato il
Senatore Ulisse Di Giacomo: “Sono molto
critico nei confronti della struttura tecnico-commissariale. Ci sono cose che
succedono al ‘tavolo tecnico’ che non hanno una spiegazione, l’ultima verifica
ha visto una sola regione, e cioè il Molise, documentare il dimezzamento del
deficit del 2011 rispetto al 2010, ebbene il Molise è stato ancora una volta penalizzato
con il blocco del turnover e dei fondi Fas. Quanto al Psr, ritengo che occorra
potenziare la rete dell’urgenza-emergenza, mediante l’istituzione di un pronto
soccorso che sia operativo h24, che abbia un’astanteria adeguata a dare un
certo tipo di risposte emergenziali, che sia dotato di un sistema di
trasferimento potenziato e assistito. Occorrono chirurgie di livello. Per
Agnone se non si procede ad un accordo di programma tra Molise e Abruzzo non si
può sostenere l’ospedale con i soli fondi di cui dispone questa regione. Sull’area
di Venafro, va data una risposta all’emergenza neurologica e chirurgica al
Neuromed che potrebbe così anche gestire altre forme di emergenza di medicina
generica. Poi, bisogna tener presente il nuovo possibile quadro delle farmacie molisane:
bisogna quantificare le farmacie in regione e va fatto uno studio sul
territorio per rivedere anche il ruolo di queste strutture che possono, in
talune aree rurali e isolate, rappresentare un punto di primo soccorso. Occorre
anche incentivare l’associazionismo tra i medici di base per assicurare i
servizi con turnazioni che comprano anche la notte e i festivi e, infine,
bisogna attivare i posti letto degli Rsa negli ospedali riconvertiti”.
Infine, la parola è passata
all’europarlamentare Aldo Patriciello: “Apprezzo
– ha detto l’On. Patriciello – questo
nuovo approccio interistituzionale e fortemente democratico promosso da questa
Commissione, per discutere e analizzare un piano programmatico che interessa
tutti i cittadini. Ci auspichiamo che il nostro contributo venga tenuto in
considerazione nelle sedi opportune, al fine di costruire un modello di sanità che
può divenire prima fonte di ricchezza in Molise. Il documento va corretto in
primis perché non si registra ciò che accade nella regioni limitrofe, nelle
quali sono stati chiusi o ridimensionati, proprio a ridosso dei confini
molisani, decine di presidi ospedalieri. Solo sul versante campano, un milione
di utenti possono essere intercettati dalle nostre strutture ospedaliere, dal
momento che anche per altri servizi già gravitano sulla nostra regione. Stesso
dicasi per il versante laziale. Quanto agli accordi di confine, vanno sì stipulati,
ma in una logica vantaggiosa per la nostra regione, non certo per ridurre la
mobilità attiva, come viene detto nel documento programmatico. La Lombardia, addirittura,
premia le strutture pubbliche e private che attirano cittadini da fuori
regione. L’accordo va fatto per ridurre la mobilità passiva. Ci sono oltre 13mila
cittadini molisani che vanno a curarsi fuori regione: su questo dato bisogna
intervenire. Nel Piano non esiste, la parola Tuc, tariffa unica di
compensazione. Nella compensazione le regioni devono pagare per i loro cittadini
che vanno a curarsi fuori dai confini regionali. Non si paga, però, solo la Drg,
ma anche una maggiorazione a seconda della tipologia dell’ospedale ricevente.
Noi paghiamo costi altissimi per la mobilità passiva. Se limitiamo queste
uscite migliorando la qualità si recuperano risorse del territorio, facendo gli
interessi dei cittadini della regione e mettendo a posto anche il deficit della
Regione. Nel documento poi non si fa riferimento alla direttiva europea.
Infine, nel piano non si parla di ricerca. C’è un settimo programma quadro della
ricerca europea che ha investito sulla sanità risorse astronomiche. A pagina 71
del Piano c’è un capitolo sulla diagnostica per immagine, secondo il quale dovremmo
ridurre del 30% le prestazioni, ritengo però bisogna vedere che tipo di
tecnologia si impiega. Programmare significa anche valutare quante macchine
devono essere installate e che tipologia di macchine vengono autorizzate”.
Il presidente Lucio De Bernardo ha inteso concludere dichiarando che “la seduta è stata proficua per gli spunti non solo politici ma tecnici e manageriali scaturiti dal confronto. Ciò evidenzia che c’è una volontà comune e che occorre istituire una cabina di regia che ha l’obbligo morale ancor prima che istituzionale di supportare chi ha responsabilità in prima persona, commissari e sub commissari, rispetto al settore primario della sanità”.
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