sabato 14 aprile 2012

Campobasso SANITA'. Audizione Parlamentari del Molise in IV Commissione.

Campobasso 13 aprile 2012
Progetto di Piano Sanitario 2012-2014.
Audizione.Ultima seduta indetta dalla IV Commissione


                                                                                                           Ampio servizio fotografico di Gino Calabrese



Quella odierna è l’ultima seduta indetta dalla IV Commissione Consiliare Permanente sul progetto di Piano Sanitario 2012-2014 elaborato dalla struttura commisariale. Nell’aula del Consiglio regionale di via IV Novembre a Campobasso, sono stati convocati tutti i delegati molisani al Governo italiano e al Parlamento Europeo. Assenti l’On. Silvio Berlusconi e l’On. Antonio Di Pietro per impegni istituzionali.
In apertura della seduta, il consigliere Carmelo Parpiglia, componente della IV Commissione, ha abbandonato l’aula in segno di protesta per la mancata convocazione in audizione della parlamentare molisana dell’Italia dei Valori, Anita Di Giuseppe. “Anche se non eletta – ha dichiarato Parpiglia – nella circoscrizione del Molise, andava invitata in qualità di ex sindaco di uno dei comuni molisani”.
Il Presidente della IV Commissione Lucio De Bernardo ha così illustrato la logica con cui si è proceduto ad invitare i parlamentari molisani: “Abbiamo convocato in audizione i parlamentari italiani ed europei eletti nella circoscrizione del Molise. L’On. Di Giuseppe appartiene alla circoscrizione lombarda. Se avessimo dovuto invitare tutti i parlamentari di origine molisana avremmo dovuto convocare anche l’On. Berardo, l’On. Narducci oppure l’On. Moffa”. Poi, De Bernardo si è soffermato sul percorso di studio e di approfondimento del Piano Sanitario condiviso con tutti gli attori della sanità in Molise: “Mancava all’appello – ha dichiarato De Bernardo –soltanto il contributo della delegazione parlamentare molisana per completare l’iter conoscitivo del documento programmatico. La Commissione ha ascoltato oltre sessanta persone, rappresentanti di ordini e associazioni professionali, comitati civici, sindacati, istituzioni, università, strutture sanitarie pubbliche e private, al fine di condividere pareri ed esperienze per l’elaborazione di una proposta finale che rappresenti a pieno le esigenze dei cittadini. È stato un percorso difficile e impegnativo, ma necessario, talvolta caratterizzato da tinte forti, come gli interventi appassionati dei sindaci e dei comitati in difesa dei presidi ospedalieri. Abbiamo operato senza tener conto delle appartenenze ideologiche e politiche e nel solo interesse dei cittadini”.
Quindi la parola è passata al Senatore Giuseppe Astore: “Negli ultimi anni mi sono spesso occupato di sanità. Questo è il terzo documento programmatico, dopo quello del 1996 e del 2006-2008. Devo riconoscere che il piano di rientro è una iattura, si sottrae parte della democrazia al Consiglio regionale, eliminando competenze costituzionali, tant’è vero che sentenze della Corte costituzionale hanno messo in dubbio talune funzioni degli enti commissariali. Quanto al Piano 2012-2014, emerge un dato nell’introduzione dal quale non si può prescindere, e cioè che oramai siamo la regione più vecchia d’Italia. Gli ultra sessantacinquenni superano il 12% della popolazione. E allora le disposizioni programmatiche devono tener conto di questo aspetto. Altro primato del Molise è per il diabete ed anche per l’obesità dei giovani fino ai 14 anni. Dati che ci devono far riflettere sulle politiche di prevenzione da dover mettere in campo. Già nel ‘96 mi ero espresso contro la logica ospedale-centrica con la quale le nostre comunità sono da sempre state organizzate. Ritengo che bisogna trasferire sul territorio le risorse. In tutta Europa sono diminuiti i posti letto negli ultimi anni, perché il concetto di sanità è totalmente cambiato: i fondi sono sempre più esigui e il sistema di rete diviene indispensabile. Nel piano programmatico si propone una rivoluzione del sistema, mettendo in comunicazione tutte le strutture, anche private, con un centro unico di prenotazione. Approvo questa forma di integrazione tra Pubblico e Privato, purché l’obiettivo finale non venga mai perso di vista e cioè la qualità dell’offerta sanitaria a beneficio dei cittadini. Neppure escludo che si possano fare accordi di confine con le altre regioni, per esempio la risposta sanitaria in Alto Molise va data anche tenendo in considerazione i comuni abruzzesi di confine. Manca nel Piano, la gestione e la formazione del personale. Non sono d’accordo con la costruzione di un nuovo ospedale a Monteroduni, perché ritengo si possa fare lo stesso in altre aree della regione che necessitano di una più integrata rete ospedaliera, intervenendo per esempio in Basso Molise. Infine, – conclude Astore – apprezzo le riduzioni del numero dei primariati”.
La parola è quindi passata all’On. Sabrina De Camillis: “La sanità è un settore d’emergenza ed è arrivato il momento di costruire una task force, nell’ambito della quale ognuno si assuma la propria responsabilità sulla riorganizzazione del Piano Sanitario, per non consentire azioni di sciacallaggio di un settore che può diventare una risorsa. La nostra offerta sanitaria, a parte i problemi organizzativi e le sacche di spesa superflue che di fatto ci sono, può essere una eccellenza. Purtroppo c’è una sottostima delle risorse destinate dal Governo al Molise che, da otto anni, riceve soltanto 10milioni di euro l’anno e, da due anni, avrebbe dovuto vedersi applicare il fondo di riequilibrio, previsto dalla legge sul federalismo fiscale. Entrambe questi obblighi non sono mai stati adempiuti, con i conseguenti blocchi delle premialità e dei fondi FAS. Per entrare nel merito del Psr, voglio soffermarmi su alcune questioni che necessitano di essere approfondite nel documento programmatico: la rete di intervento materno e infantile, la medicina di genere e le cure palliative/terapia del dolore. In Molise continuiamo a registrare un’eccessiva mobilità passiva per il discorso delle nascite, con conseguenze nefaste sia sul piano economico che morale. Occorre riorganizzare il settore, puntando ad una modernizzazione di questo ambito sanitario, basterebbe applicare le nuove direttive nazionali sul parto indolore e sui nuovi sistemi organizzativi del comparto. A Larino, per esempio, è stato chiuso il reparto di ginecologia, ma a Termoli il reparto andava rafforzato e, invece, ancora oggi è in emergenza. Quanto alla medicina di genere, a fine marzo è stata approvata una importante mozione in Parlamento e il Ministro Balduzzi si è impegnato ad introdurre nella formazione degli specializzandi in medicina generale e nei piani sanitari la medicina di genere, che non è certo una questione di pari opportunità. Il sistema di ricerca e sperimentazione dei farmaci viene fatto, per esempio, solo su campioni di maschi adulti. Una volta in commercio, i farmaci vengono anche somministrati alle donne, nelle quali si provoca una reazione avversa del 200% in più rispetto agli uomini. Molto si sta facendo nel settore della cardiologia e nelle patologie cardiologiche, a causa delle quali le donne muoiono molto più degli uomini, perché nella donna c’è un approccio sottostimato per quanto riguarda la patologica cardiologica. La medicina di genere va applicata trasversalmente a tutte le specialità mediche per una cura sempre più adeguata del cittadino-paziente. Inoltre, occorre un sistema di controllo per l’applicazione della legge sulle terapie del dolore e delle cure palliative. La Regione Molise ancora non recepisce questa norma, sebbene stia aumentando la popolazione anziana: le cure palliative e la terapia del dolore interessano gli anziani ed anche chi è affetto da patologia oncologica. Poi, c’è la questione della prevenzione: ci sono dati sull’obesità pediatrica spaventosi. Occorrono maggiori investimenti non solo in ambito sanitario, ma anche sociale. La sanità può diventare fonte di reddito di ricchezza se si aumenta qualità. Ci sono tutte le potenzialità, affinché questo possa avvenire in Molise”.
Successivamente, ha relazionato il Senatore Ulisse Di Giacomo: “Sono molto critico nei confronti della struttura tecnico-commissariale. Ci sono cose che succedono al ‘tavolo tecnico’ che non hanno una spiegazione, l’ultima verifica ha visto una sola regione, e cioè il Molise, documentare il dimezzamento del deficit del 2011 rispetto al 2010, ebbene il Molise è stato ancora una volta penalizzato con il blocco del turnover e dei fondi Fas. Quanto al Psr, ritengo che occorra potenziare la rete dell’urgenza-emergenza, mediante l’istituzione di un pronto soccorso che sia operativo h24, che abbia un’astanteria adeguata a dare un certo tipo di risposte emergenziali, che sia dotato di un sistema di trasferimento potenziato e assistito. Occorrono chirurgie di livello. Per Agnone se non si procede ad un accordo di programma tra Molise e Abruzzo non si può sostenere l’ospedale con i soli fondi di cui dispone questa regione. Sull’area di Venafro, va data una risposta all’emergenza neurologica e chirurgica al Neuromed che potrebbe così anche gestire altre forme di emergenza di medicina generica. Poi, bisogna tener presente il nuovo possibile quadro delle farmacie molisane: bisogna quantificare le farmacie in regione e va fatto uno studio sul territorio per rivedere anche il ruolo di queste strutture che possono, in talune aree rurali e isolate, rappresentare un punto di primo soccorso. Occorre anche incentivare l’associazionismo tra i medici di base per assicurare i servizi con turnazioni che comprano anche la notte e i festivi e, infine, bisogna attivare i posti letto degli Rsa negli ospedali riconvertiti”.
Infine, la parola è passata all’europarlamentare Aldo Patriciello: “Apprezzo – ha detto l’On. Patriciello – questo nuovo approccio interistituzionale e fortemente democratico promosso da questa Commissione, per discutere e analizzare un piano programmatico che interessa tutti i cittadini. Ci auspichiamo che il nostro contributo venga tenuto in considerazione nelle sedi opportune, al fine di costruire un modello di sanità che può divenire prima fonte di ricchezza in Molise. Il documento va corretto in primis perché non si registra ciò che accade nella regioni limitrofe, nelle quali sono stati chiusi o ridimensionati, proprio a ridosso dei confini molisani, decine di presidi ospedalieri. Solo sul versante campano, un milione di utenti possono essere intercettati dalle nostre strutture ospedaliere, dal momento che anche per altri servizi già gravitano sulla nostra regione. Stesso dicasi per il versante laziale. Quanto agli accordi di confine, vanno sì stipulati, ma in una logica vantaggiosa per la nostra regione, non certo per ridurre la mobilità attiva, come viene detto nel documento programmatico. La Lombardia, addirittura, premia le strutture pubbliche e private che attirano cittadini da fuori regione. L’accordo va fatto per ridurre la mobilità passiva. Ci sono oltre 13mila cittadini molisani che vanno a curarsi fuori regione: su questo dato bisogna intervenire. Nel Piano non esiste, la parola Tuc, tariffa unica di compensazione. Nella compensazione le regioni devono pagare per i loro cittadini che vanno a curarsi fuori dai confini regionali. Non si paga, però, solo la Drg, ma anche una maggiorazione a seconda della tipologia dell’ospedale ricevente. Noi paghiamo costi altissimi per la mobilità passiva. Se limitiamo queste uscite migliorando la qualità si recuperano risorse del territorio, facendo gli interessi dei cittadini della regione e mettendo a posto anche il deficit della Regione. Nel documento poi non si fa riferimento alla direttiva europea. Infine, nel piano non si parla di ricerca. C’è un settimo programma quadro della ricerca europea che ha investito sulla sanità risorse astronomiche. A pagina 71 del Piano c’è un capitolo sulla diagnostica per immagine, secondo il quale dovremmo ridurre del 30% le prestazioni, ritengo però bisogna vedere che tipo di tecnologia si impiega. Programmare significa anche valutare quante macchine devono essere installate e che tipologia di macchine vengono autorizzate”.
Il presidente Lucio De Bernardo ha inteso concludere dichiarando che “la seduta è stata proficua per gli spunti non solo politici ma tecnici e manageriali scaturiti dal confronto. Ciò evidenzia che c’è una volontà comune e che occorre istituire una cabina di regia che ha l’obbligo morale ancor prima che istituzionale di supportare chi ha responsabilità in prima persona, commissari e sub commissari, rispetto al settore primario della sanità”.





















































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