Fondazione Molise Cultura, Palazzo Ex GIL, via Gorizia, Campobasso
20 dicembre 2014 – 6 aprile 2015
a cura di Lorenzo Canova
Con l’esposizione delle opere di Giorgio de Chirico si aprono per l’intero Molise prospettive importanti verso traguardi culturali e turistici assolutamente inediti.
In questo senso la mostra rappresenta l’attestazione del nuovo corso inaugurato dalla Fondazione, fatto di attenzione al territorio, di convinzione che la cultura sia il miglior veicolo per far conoscere la nostra Regione e dello sguardo ambizioso rivolto alle eccellenze che il panorama nazionale propone, ma anche alle iniziative di nicchia, che meritano attenzione.
La Fondazione Molise Cultura apre al pubblico sabato 20 dicembre 2014 a Palazzo Ex GIL di Campobasso, una grande mostra dedicata ad uno dei protagonisti più fecondi e poliedrici dell’arte del Novecento. Gioco e Gioia della Neometafisica è organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma ed è curata da Lorenzo Canova, professore di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise e componente del board della Fondazione de Chirico.
La presenza quotidiana sui social network più importanti, assicureranno un continuo e utile feedback con l’utenza e con quanti vorranno approcciarsi con Giorgio de Chirico e la presenza delle sue opere a Campobasso.
Orario: dal martedì alla domenica ore 10-13 / 17-20 - Lunedì chiuso
Costo biglietto: € 10 - ridotto € 5
Info: dechiricocampobasso@gmail.com
Tel + 39 0874 314807
La mostra resterà chiusa il 24 e 25 dicembre, il 26 dicembre l’ingresso sarà consentito dalle dalle 17.00 alle 20.00, il 31 dicembre dalle 10.00 alle 13.00, il 1 gennaio 2015 la mostra resterà chiusa.
Giorgio de Chirico, uno dei protagonisti internazionali e sicuramente l’autore più fecondo e poliedrico dell’arte del Novecento.
L’esposizione è organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma ed è curata da Lorenzo Canova, professore di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise e componente del board della Fondazione de Chirico.
La mostra presenta settanta opere tra dipinti, disegni e grafiche, provenienti dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico ed è una delle mostre più complete mai realizzate in Italia sulla Neometafisica dell’artista, l’importante fase finale dell’opera di de Chirico che, a partire dalla prima fondamentale mostra di San Marino del 1995, ha ottenuto grandi riconoscimenti planetari, come, ad esempio, le importanti mostre recentemente organizzate da grandi musei di Parigi, San Paolo del Brasile, Francoforte, Atene, Tokio e New York.
Questa mostra vuole essere dunque un importante momento di riflessione sugli ultimi dieci anni di lavoro di de Chirico e sulla sua Neometafisica, un momento in cui il grande pittore ha riscoperto una felicissima vena creativa rielaborando e trasformando tutto l’immenso bagaglio iconografico del suo folgorante primo periodo metafisico e degli anni successivi creando però non delle semplici repliche, ma opere di una nuova felicità immaginativa, dove l’artista riscopre la gioia di una pittura libera da ogni condizionamento, in un’altissima stagione creativa finale di splendida qualità in cui il suo mondo viene smontato e rimontato in una visione di intensa lucentezza interiore che si riflette sulla superficie pittorica.
Le opere neometafisiche sono infatti frutto di una visione ludica, ironica e lucidissima, in cui il pittore gioca con il proprio mondo di immagini e scoperte, scoprendo però nuovi confini all’insegna della densità filosofica e culturale che ha sempre segnato il suo percorso, passando da Nietzsche alla tragedia greca, da Eraclito alla mitologia con una splendida leggerezza compositiva che, nella sua dissimulata complessità, nasconde tuttavia un mondo ancora ricco di segreti da scoprire.
Così, come ha scritto Maurizio Calvesi, massimo studioso vivente dell’artista, nel suo basilare saggio sulla Neometafisica di de Chirico, finalmente ripubblicato nel catalogo di questa mostra:
“I suoi personaggi, i suoi manichini, i suoi oggetti, le sue architetture sono in realtà divenuti giocattoli e il senso del gioco – che pure era già segretamente latente in qualche angolo della prima Metafisica – trionfa ora come una chiave creativa del tutto nuova, vitalizzata da un’assoluta coscienza di libertà e di dominio sul proprio mondo poetico e persino psichico; da cui non è più sopraffatto, ma di cui diviene il disincantato regista; o se si vuole il burattinaio di una recita di sorprese; il prestidigitatore di segreti ben conosciuti.”
Così, seguendo la sua idea di prospettiva ribaltata e di tempo circolare nel segno dell’Eterno Ritorno di Nietzsche, de Chirico riscopre i suoi manichini, i suoi archeologi, le sue piazze e i suoi assemblaggi incongrui in un nuovo vortice di idee in cui la pittura, nella sua voluta e intellettuale “bassa definizione” in cui il pensiero anticipa la dimensione “concettuale” della pittura delle più giovani generazioni che hanno trovato in de Chirico un fondamentale punto di riferimento.
De Chirico ha notoriamente legato buona parte della sua opera a un immaginario molto vicino al paesaggio e al contesto storico molisano, tra antichità e modernità, dall’archeologia, ad esempio, dei siti di Pietrabbondante, Venafro, Larino e di Altilia, che dialogano con gli archeologi, i gladiatori e le rovine dipinte dal maestro, fino alla modernità della EX GIL, capolavoro di quel razionalismo architettonico italiano che proprio in de Chirico trovò una fondamentale fonte di ispirazione, in quella “Metafisica costruita” che si diffuse nelle architetture dell’epoca e che riecheggia anche negli spazi solenni dell’edificio di Campobasso progettato da Domenico Filippone, nella cui palestra avrebbero potuto combattere e allenarsi ancora gli atleti e i gladiatori dell’artista.
Questa mostra rappresenta dunque un’occasione per approfondire e apprezzare e conoscere meglio l’opera di un Giorgio de Chirico capace di essere grandissimo fino all’estremo limite della sua vita.
In occasione della mostra verrà stampato un catalogo edito da Regia Edizioni di Campobasso con saggi di Maurizio Calvesi, Lorenzo Canova, Flavia Monceri, Elena Pontiggia, Katherine Robinson, insieme a una collezione di testi scelti dell’artista, scritti dai primi anni parigini a quelli finali a Roma, dove, negli ultimi trent’anni di vita, visse e lavorò, in quello studio-appartamento di Piazza di Spagna, oggi diventato Casa-museo.
La mostra sarà arricchita da un convegno internazionale sull’opera del massimo artista del ventesimo secolo, laboratori didattici per bambini e ragazzi e da visite guidate che accompagneranno il pubblico alla scoperta del grande artista e delle sue opere.
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