Nello splendido scenario della Villa Comunale "De Capua" fervono i preparativi per allestire il Presepe Vivente.
La struttura si innalza per circa nove metri.
Sul primo piano verrà raffigurata la natività
mentre sul piano superiore ed intorno il classico presepe napoletano.
Di Carlo Palladino
(presidente Associazione "Città Viva")
La settecentesca Villa de Capoa, con il suo parco furono donati dalla contessa Marianna de Capoa alla città di Campobasso, nella seconda metà dell’Ottocento.
Il parco, esteso circa 16.000 metri quadrati,
è di stile classico e presenta un viale principale, da cui si diramano numerosi
sentieri secondari, che portano ad una piazza nella quale si trovano una
fontana ed una rotonda delimitata da una balaustra. I labirinti di siepi, le
scultura mitologiche, gli archi in pietra, la grotta, il pozzo ed il sarcofago
del Quattrocento contribuiscono a rendere il parco fortemente suggestivo.
In questa location presentiamo il “PRESEPIO
VIVENTE” ambientato nel Settecento.
Forti sono i
simbolismi e gli elementi che tradizionalmente ricorrono nel presepio
settecentesco: il pozzo, la fontana, la taverna e la grotta. Il loro
significato va al di là di semplici raffigurazioni paesaggistiche o
scenografiche, e la loro ricorrente presenza trova spiegazione nella tradizione
popolare. Si tratta di rappresentazioni relative a credenze varie,
superstizioni e leggende: il pozzo è
uno degli elementi più ricorrenti nella tradizione poiché rappresenta il
collegamento tra la superficie e le acque sotterranee e la fontana simbolizza
le acque che provengono dal sottosuolo. Anche i pastori rappresentano una complessa simbologia. Tipici personaggi
sono: la zingara, personaggio
profetico collegato alle sibille profetesse (alla Sibilla Cumana la tradizione
attribuiva la leggenda della premonizione della nascita del Redentore,
illudendosi di essere la vergine designata che lo avrebbe partorito); la lavandaia, rappresentante la
testimone del parto di Maria; il
pescatore (allegoria del pescatore di anime), il quale riporta al divieto
del III secolo di raffigurare Dio; Benino
che dorme, fa riferimento al passo delle Sacre Scritture del momento in cui
gli angeli annunciano la nascita ai pastori ed inoltre, è colui che sogna il
presepe; il vinaio Cicci Bacco, che
rappresenta il retaggio delle divinità pagane, in contrapposizione al messaggio
evangelico di Gesù che di lì a poco istituirà il sacramento dell’Eucarestia.
Nella tradizione
del presepe settecentesco anche i luoghi rappresentano le principali attività
lavorative e i commerci che si svolgevano all’epoca. Si possono interpretare
arti e mestieri come personificazioni dei mesi quali: Gennaio-macellaio, Febbraio-venditore di ricotta e formaggio,
Marzo-pollivendolo, Aprile-venditore di uova, Giugno-panettiere. Non manca il forno come richiamo dell’Eucarestia
e l’osteria che riconduce ai
pericoli del viaggiare, a ricordo dei vangeli che narrano il rifiuto di osterie
e locande nel dare ospitalità a Giuseppe e Maria.
Location, musiche,
colori, luci, scenografie e personaggi si fondono in questo “presepio” per
farci provare le emozioni che si vivono ogni volta che si prepara il presepe in
famiglia, quello della tradizione in cui tutto il paese è arroccato sulla
natività. Certi che vorrete contribuire alla riuscita della
manifestazione dedicandoci uno spazio sul vostro editoriale si ringrazia fin
d’ora e si inviano gli auguri di buon anno.
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