domenica 6 maggio 2012

MONUMENTI NAZIONALI, PAESAGGI, A RISCHIO NELLE TERRE DEL PAPA CELESTINO V.


Campobasso 6 maggio 2012


NELLE TERRE DEL PAPA DEL GRAN RIFIUTO, SONO A RISCHIO LUOGHI SACRI.

Celestino V amava il Santuario di Faifoli, perché il luogo è suggestivo, la vallata che da Montagano e Petrella scende verso il fiume Biferno è meravigliosa, e qui la storia ha radici profonde ma i tratti garbati. Queste Terre sono semplicemente incantevoli a partire dal borgo di S. Biase,  dalla Limosano di Igino Petrone, e da Sant’Angelo Limosano che rivendica i natali del Papa del Gran Rifiuto. Ci sono posti come la Chiesa della Madonna delle Stelle, l’abitato di Pietracupa o l’antichissimo Santuario di Santa Maria della Strada di Matrice, realizzato lungo le millenarie vie della transumanza magistralmente decantate da Gabriele D’Annunzio, Ignazio Silone e Francesco Iovine, Santa Maria di Casalpiano a Morrone del Sannio, il comune in cui nacque secondo gli storici Celestino V, o come Santa Maria di Monteverde tra Mirabello Sannitico e Vinchiaturo, il Santuario di Canneto a Roccavivara o le pregiate aree archeologiche risalenti al V° secolo Avanti Cristo del Teatro Italico di Pietrabbondante o della città sannitico-romana di Saepinum-Altilia. Il massiccio del Matese è il polmone verde più grande del Centro-Sud, ed al suo interno c’è la seconda oasi WWF più estesa d’Italia, nel mentre le Mainarde del Molise prolungano il più antico Parco Nazionale sulle terre celestiniane che nulla hanno da invidiare per bellezza paesaggistica e ricchezza storico-culturale ad altre aree. Castelpetroso, Roccamandolfi, l’oasi LIPU di Casacalenda, S. Giovanni Eremita di Tufara, Larino, Venafro, Agnone, Trivento e mille altri luoghi a rischio che stanno soccombendo tra l’ignavia generalizzata di una classe dirigente inadeguata e un’Italia che considera le zone appenniniche interne come figlie di un Dio minore.
A Faifoli c’è la più grande discarica regionale che effonde nell’aria gli odori primaverili, nei dintorni si moltiplicano torri eoliche alte 150 metri e larghe 90 che stravolgono i luoghi, incuranti dei trascorsi religiosi, dell’identità di un popolo e dell’art. 9 della Costituzione che protegge il paesaggio. Centrali a oli vegetali, selve di impianti fotovoltaici, termovalorizzatori, centrali a biomasse, discariche, antenne di telefonia, ripetitori, mostruosi manufatti in cemento stravolgono irreversibilmente le Terre di Celestino V,  in un silenzio assordante della cultura nazionale, della chiesa e di quanti dovrebbero contrapporsi ad un modello di sviluppo dissipatorio, consumista e irriguardoso che calpesta i luoghi sacri, devasta millenni di tratturi, monumenti nazionali e aree archeologiche e persegue brutalmente solo un proprio profitto privato di corto respiro. Chi può parli ora o taccia per sempre !
                                                                                                                       Michele Petraroia

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