FRATTURA: Cordoglio
per la morte del Senatore a vita Giulio Andreotti
(Foto Luigi Calabrese) |
«La morte del Senatore a vita, Giulio Andreotti, segna l’addio a una pagina di storia nazionale. Protagonista assoluto nella Prima Repubblica, sette volte Presidente del Consiglio e più volte ministro, Andreotti ha rappresentato un’epoca molto lunga e molto importante e ha contraddistinto l’esistenza del principale partito del Dopoguerra, la Democrazia cristiana. Il Molise ha avuto la fortuna di averlo visto da vicino soltanto pochi anni fa, quando già molto anziano regalò ai nostri studenti campobassani una lectio magistralis sulla Costituzione italiana. Restammo tutti colpiti da quella sua straordinaria capacità di essere, per linguaggio e stile, sempre segnati dalla leggendaria ironia, in sintonia con generazioni a lui tanto distanti. Andreotti è stato e resterà anche nel ricordo del nostro Paese un politico esemplare. Un galantuomo delle più alte Istituzioni.
Alla sua famiglia il cordoglio della nostra regione».
NIRO: “UNO STATISTA COME POCHI”
Ho voluto iniziare con questa frase celebre il mio personale ricordo di Giulio Andreotti, che certamente ha segnato un’epoca, scrivendo un abbondante pezzo di storia dell’Italia.
Si è spento in silenzio, dopo una vita dedicata alla famiglia e al prossimo, ma la sua scomparsa è più rumorosa che mai, vista la lunga carriera politica che ha alle spalle.
Avevo i pantaloni corti quando ho iniziato a sentire parlare di Giulio Andreotti, personaggio simbolo della Democrazia Cristiana, cioè della forza politica che ha retto le sorti del Paese per quasi mezzo secolo. E’ stato un modello, un esempio da imitare per i giovani e per tutti coloro che ci avvicinavamo alla politica e all’amministrazione della cosa pubblica.
Da Presidente del Consiglio dei Ministri, a Ministro, da sottosegretario ai tanti altri incarichi ricoperti, ha partecipato attivamente all’evolversi del progresso civile e sociale dell’Italia, reduce dalle macerie della seconda guerra mondiale.
E’ stato uno dei fautori della rinascita della nostra nazione, un pilastro insostituibile che con intelligenza, lungimiranza, competenza e preparazione, accompagnate da una proprietà di linguaggio essenziale e calzante, il più delle volte condita da un sottile velo di ironia, ha saputo dare un contributo determinante alla spinta in direzione del miglioramento delle condizioni di vita del popolo italiano.
Saranno certamente la storia e gli storici a giudicare quanto Andreotti sia stato importante per la storia italiana e mondiale del secolo scorso, ma la grande statura di uomo politico gli è stata sempre riconosciuta in tutto il mondo.
Sicuramente è stato uno dei nostri rappresentanti più noti e apprezzati all’estero per le sue riconosciute doti diplomatiche.
Il partito dello scudo crociato e l’Italia hanno beneficiato delle sue grandi qualità di statista anche nei momenti più grigi attraversati dalla Repubblica, e ce ne sono stati tanti e anche drammatici, come nel caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, tanto per citarne uno.
Lungi dal farmi sfiorare dalla retorica, sempre possibile in simili circostanze, ritengo che la dipartita di Andreotti rappresenti uno di quei momenti che seppur inevitabile vorresti che mai avvenisse, pur nella consapevolezza che il ricordo di simili uomini rimane indelebile e diventa patrimonio dell’interà umanità.
Il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis, a nome dell’ente, esprime il profondo cordoglio alla signora Livia Danese, alla famiglia del senatore a vita Giulio Andreotti.
“Con lui se ne va via un pezzo fondamentale della storia politica italiana ed europea, un simbolo della politica del dopoguerra, leader della Democrazia Cristiana, uno dei massimi esponenti del governo della Nazione, un saggista, un giornalista, un uomo che ha vissuto la monarchia, il fascismo, quasi due guerre mondiali, sette papi, la prima e la seconda Repubblica e sei processi per mafia. Protagonista dell’Assemblea costituente e sette volte presidente del Consiglio, presente e protagonista di tutte le legislature persino come senatore a vita, lo ricordo anche come fondatore del partito Democrazia europea e in delegazione in Molise in un incontro tenutosi a Vinchiaturo. Non ho avuto contatti personali con lui ma come elemento di spicco della DC ne abbiamo apprezzato il rigore, la preparazione e la grande capacità oratoria. Con lui scompare forse uno dei pochi rimasti, di quella classe politica che costruì un’Italia dalle ceneri del ’45 e che dopo anni di lavoro la fece assurgere ad una delle maggiori potenze economiche del mondo. E fu quella classe politica che ha determinato e delineato tutte le riforme e tutto l’assetto istituzionale del Paese. Alcuni lo definivano – continua De Matteis – l’uomo dei segreti, l’uomo dei Papi, io sottolineo come a mancargli fu soltanto la presidenza della Repubblica che venne meno a ridosso della strage di Capaci. Politici come lui, con ben 4 figli lontani dal Parlamento e dalle cronache, una sola moglie devotissima, una vita attenta e lontana da scoop e folklori d’ogni tipo, sono dimostrazioni palesi dell’amore che provasse per la politica attiva ed il rispetto che nutrisse per le istituzioni”.
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