martedì 28 maggio 2013

CONSIGLIO REGIONALE 28 maggio 2013

Campobasso 28 maggio 2013

PROMULGAZIONE STATUTO, RESPINTA LA MOZIONE 
Con dodici voti contrari della maggioranza la richiesta non è passata
IN GALLERIA LE FOTO DI GINO CALABRESE

Con dodici voti contrari, quelli della maggioranza, sette favorevoli, quelli della minoranza proponente, e due assenti (il Presidente Niro e il consigliere Micone), il Consiglio regionale del Molise, poco dopo le 15,00 di oggi, 28 maggio 2013, ha respinto la mozione (a firma dei consiglieri Fusco Perrella, Cavaliere, Sabusco e Micone) con la quale si chiedeva al Presidente della Giunta Regionale di procedere alla promulgazione del nuovo Statuto regionale e al ritiro della delibera di Giunta regionale n.160 del 15 aprile 2013, con la quale è possibile nominare altro assessore.
E’ stato questo l’unico punto, dei 51 in agenda, che l’assemblea è riuscito a portare a termine, a conclusione di un ampio dibattito che ha visto la partecipazione di numerosi consiglieri. La prossima seduta è stata già fissata per sabato prossimo, I° giugno 2013, alle ore 11,00, dopo la conferenza dei capigruppo che si terrà un’ora prima, alle 10,00.
Dopo la commemorazione e un minuto di raccoglimento per la morte  dell’ex consigliere Tonino Martino e le comunicazioni del Presidente Niro, in apertura, si è passati, dopo ripetute sospensioni, all’esame del primo argomento in calendario, appunto la mozione dei quattro consiglieri di minoranza.
Con essa l’opposizione chiedeva al Presidente la promulgazione del nuovo Statuto regionale essendo trascorsi i novanta giorni dalla pubblicazione (lo statuto è stato pubblicato il 28-12-12), termine entro il quale si poteva fare richiesta di proposizione del referendum consultivo, richiesta che non c’è stata. Chiedeva, altresì, il ritiro della delibera di Giunta con la quale si approva la proposta di legge per l’abrogazione della legge regionale 21/2012 che, a giudizio della opposizione, appare preordinata verosimilmente ad evitare l’entrata in vigore del nuovo Statuto al solo fine di applicare lo Statuto vigente, secondo il quale la Giunta può essere composta da un numero di assessori non superiore ad otto e così recuperare la possibilità di nominare altri assessori. “Questo comporterà – si legge nella mozione – un aggravio di spesa per la collettività in un momento di grave crisi economica; argomento questo dibattuto in maniera forte e decisiva da tutti i Consiglieri Regionali ivi compresi soprattutto quelli della attuale maggioranza”.
Ovviamente di parere contrario, e che cioè i termini non sono quelli indicati nella mozione,  il Presidente Frattura e l’intera maggioranza, forti di un parere dell’Avvocatura.
E’ stata la consigliera Fusco Perrella a parlare in avvio, per illustrare la mozione.
“Sicuramente il decorso del termine trimestrale finalizzato al deposito delle istanze referendarie ricopre carattere d’urgenza. Pertanto, -secondo una lettura costituzionalmente orientata delle norme in questione, laddove entro il termine di tre mesi dalla pubblicazione della legge regionale di approvazione dello Statuto non siano presentate, ovvero depositate, istanze referendarie si deve procedere, in ogni caso, alla promulgazione dello Statuto non ammettendosi la possibilità di vedere oltremodo dilatato o modificato per altra via un termine il cui decorso è stato fissato e definito da specifica norma costituzionale…Si chiede – ha concluso la Fusco Perrella – la immediata promulgazione avvertendo che ogni ulteriore atto in senso contrario può essere sanzionato dalla presidenza della Repubblica ai sensi dell’art.126 comma 1 della Costituzione”.
A seguire l’intervento di Nicola Cavaliere che ha affrontato sia l’aspetto politico che giuridico della problematica, annunciando che “su questo argomento (abrogazione della legge 21 con nomina di ulteriori assessori) faremo le barricate come faceva una volta la sinistra. Sul piano politico il Presidente e la maggioranza riflettano, anche e soprattutto per il momento che il Molise, l’Italia e l’Europa stanno vivendo”.
E’ stata la volta, poi,  di Antonio Federico del movimento cinque stelle, che unitamente alla collega Manzo, ha votato a favore della mozione, affermando che “non possiamo che prendere atto che la proposta di legge regionale n. 1, quindi il primo atto legislativo, atto che dovrebbe inaugurare una stagione di cambiamento ha, in effetti, il sapore delle vecchie abitudini. Riscontriamo in essa tutte le caratteristiche del passato: necessità e urgenza di mantenere illesi gli equilibri politici, scarsa attenzione ai risvolti che possono produrre tali atti e completa non curanza dei problemi reali dei cittadini molisani”.
Telegrafico o quasi, come sempre,  il consigliere dell’Udc, Giuseppe Sabusco: “Soprassedete alla abrogazione della legge 21. Mi dispiace che il Presidente Frattura, che ha varato una Giunta a 4 in base allo Statuto, venga in aula per chiedere modifiche per aumentarla come numero”.
Il consigliere dell’Italia dei Valori, Carmelo Parpiglia, ha cercato di rintuzzare gli attacchi della minoranza sostenendo che la mozione “è una azione strumentale che tende solo a sminuire il buon lavoro fatto dall’esecutivo e dalla maggioranza in pochissimo tempo, fino ad oggi. Si vogliono  oscurare le azioni positive che abbiamo messe in cantiere. Il quinto assessore sarebbe certamente funzionale ad una migliore organizzazione del lavoro  in fatto di efficienza dell’esecutivo e della intera maggioranza. Invito il Presidente Frattura ad andare avanti così, per la strada intrapresa, per il bene del territorio e di tutto il Molise”.
Dopo una sospensione  richiesta dalla consigliera dell’Udeur, Nunzia Lattanzio, la discussione sulla mozione è ripresa con l’intervento del consigliere di Progetto Molise, Nicola Romagnuolo, poco dopo le 14,00: “Sulla questione della promulgazione l’avvocatura dello Stato ha espresso il suo pare incentrando l’attenzione, essenzialmente, sulla legge regionale n.36 del 2005. Per questo è giunta alla conclusione che la legge statutaria, seppure approvata e pubblicata, non possa essere promulgata perché il termine di tre mesi per la proposizione del referendum consultivo, di cui all’art.123 della Costituzione, a suo dire, non è ancora iniziato a decorrere, proprio per effetto della suddetta legge 36 del 2005, art.18 che lo avrebbe rinviato al decimo mese successivo all’insediamento dell’attuale Consiglio. Premesso che i pareri espressi in sede consultiva dall’Avvocatura dello Stato – con cui la Regione Molise ha una convenzione legale – non sono in alcun modo vincolanti, si esprime in questa sede il più assoluto disaccordo sulla interpretazione data, in questo parere, dell’art.18 della legge regionale 36 del 2005. In particolare si evidenzia come l’Avvocatura non abbia tenuto in considerazione il precetto dispositivo contenuto, in merito, nell’art.123 della Costituzione”.
Voto contrario alla mozione è stato espresso e motivato da Salvatore Ciocca del partito dei comunisti italiani che ha anche chiesto,  ( polemizzando con Romagnuolo per i fondi della ricostruzione post-terremoto) una Commissione per verificare come sono stati spesi i soldi del terremoto.
Contrarietà alla mozione ha dichiarato anche il capogruppo del Partito Democratico, Francesco Totaro: “lo Statuto non andava e non va promulgato perché i termini sono stati sospesi e non c’è stata la possibilità di dare ai cittadini l’opportunità di proporre il referendum. Sulla legge regionale è giusta la posizione della maggioranza.  Lo Statuto, poi, non va promulgato, perché va rivisto in alcuni punti e va rifatto velocemente. Sul secondo punto verificheremo se andare avanti”.
Il consigliere del gruppo misto, Cristiano Di Pietro, avrebbe voluto continuare i lavori per affrontare anche il secondo argomento inerente l’abrogazione della legge 21, in ciò replicando al consigliere Totaro (“sono contrario alla sua richiesta di interruzione)  ma, come detto, il Vice Presidente Monaco (che ha sostituito il presidente Niro che ha abbandonato per altro impegno istituzionale a metà mattinata) ha aggiornato il Consiglio a sabato prossimo. Di Pietro si è dichiarato favorevole alla commissione d’inchiesta sui fondi del terremoto (anche lui in polemica con Romagnuolo) associandosi alla richiesta del consigliere Ciocca.
Voto favorevole alla mozione è stato promesso anche dal Presidente di turno dell’assemblea, il consigliere di Costruire Democrazia, Filippo Monaco: “io e il consigliere Cavaliere firmammo una mozione, bipartisan, per un massimo di quattro assessori, tutti interni. Con Iorio abbiamo avuto anche otto assessori, mi dissocio da questo modo di fare politica”.
Prima dell’intervento conclusivo del Presidente Frattura, ha preso la parola il consigliere di Grande Sud, Micone, per ribadire le motivazioni giuridiche e politiche che hanno indotto a presentare la mozione in discussione da parte della minoranza. “Siamo convinti del nostro assunto e voteremo favorevolmente il provvedimento”.
L’esordio del Presidente Frattura ha sorpreso un po’ tutti: “Userò toni più tranquilli rispetto a martedì scorso. Solo per dovere di cronaca devo dire, in risposta a qualcuno, che i compiti della Giunta sono diversi da quelli del Consiglio. In merito alla promulgazione dello Statuto, essa è un onere a carico del Presidente. Ci siamo rivolti all’Avvocatura per meglio capire, per avere una serie di interpretazioni. L’Avvocatura mi ha fornito tre buoni motivi, temi, per non procedere alla promulgazione, se non dopo i 90 giorni decorrenti dalla proclamazione. Tutta la fase di preparazione referendaria si sarebbe infatti dispiegata in periodo di sospensione, di guisa che non può ritenersi affatto consumato l’accennato termine decadenziale, che anzi non ha mai preso a decorrere, e in ciò consiste l’unica peculiarità della vicenda in disamina, in cui in buona sostanza non è individuabile un periodo antecedente di utile svolgimento della fase predetta. Infatti la caratteristica essenziale della sospensione dei termini consiste nella circostanza che il tempo trascorso anteriormente alla data iniziale del periodo oggetto della stessa sospensione non perde efficacia; qui semplicemente difetta un tempo valutabile ai fini del computo del periodo complessivo utile ai fini dell’esercizio della accennata facoltà di dare impulso alla consultazione referendaria, fermo restando che il tempo coincidente col periodo di sospensione non appare computabile ai fini in discussione. Tale termine pertanto prenderà a decorrere una volta esaurito l’arco temporale di inibizione della attività di impulso e propedeutiche all’eventuale iter referendario, e in tale ipotesi il decorso dei termini di attivazione ex artt.4 e 12 citati (legge 36/2005) verrà differito alla fine del periodo di sospensione. In definitiva possono ragionevolmente ravvisarsi nella fattispecie in questione, secondo l’Avvocatura Distrettuale dello Stato, gli estremi del provvisorio arresto della progressione del termine finalizzato alla consultazione referendaria, da ricollegarsi al mero evento della convocazione dei comizi elettorali e destinato a protrarsi per l’ulteriore periodo –ancora in corso – di dieci mesi successivi alla proclamazione degli eletti, in senso compatibile con la efficacia della pubblicazione suddetta ma impeditivo del decorso del termine a quest’ultima riferito dal citato art.3, di guisa che appare plausibile la conclusione che il medesimo termine, alla attualità, debba ancora cominciare a decorrere”.
Il Consiglio ha quindi proceduto alla votazione di cui innanzi ed è stato aggiornato a sabato prossimo, primo giugno 2013, alle ore 11,00. 

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