PROMULGAZIONE STATUTO, RESPINTA LA MOZIONE
Con dodici voti contrari della maggioranza la
richiesta non è passata
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Con dodici voti contrari, quelli della maggioranza,
sette favorevoli, quelli della minoranza proponente, e due assenti (il
Presidente Niro e il consigliere Micone), il Consiglio regionale del Molise,
poco dopo le 15,00 di oggi, 28 maggio 2013, ha respinto la mozione (a firma dei
consiglieri Fusco Perrella, Cavaliere, Sabusco e Micone) con la quale si
chiedeva al Presidente della Giunta Regionale di procedere alla promulgazione
del nuovo Statuto regionale e al ritiro della delibera di Giunta regionale
n.160 del 15 aprile 2013, con la quale è possibile nominare altro assessore.
E’ stato questo l’unico punto, dei 51 in agenda, che l’assemblea
è riuscito a portare a termine, a conclusione di un ampio dibattito che ha
visto la partecipazione di numerosi consiglieri. La prossima seduta è stata già
fissata per sabato prossimo, I° giugno 2013, alle ore 11,00, dopo la conferenza
dei capigruppo che si terrà un’ora prima, alle 10,00.
Dopo la commemorazione e un minuto di raccoglimento
per la morte dell’ex consigliere Tonino
Martino e le comunicazioni del Presidente Niro, in apertura, si è passati, dopo
ripetute sospensioni, all’esame del primo argomento in calendario, appunto la
mozione dei quattro consiglieri di minoranza.
Con essa l’opposizione chiedeva al Presidente la
promulgazione del nuovo Statuto regionale essendo trascorsi i novanta giorni
dalla pubblicazione (lo statuto è stato pubblicato il 28-12-12), termine entro
il quale si poteva fare richiesta di proposizione del referendum consultivo,
richiesta che non c’è stata. Chiedeva, altresì, il ritiro della delibera di
Giunta con la quale si approva la proposta di legge per l’abrogazione della
legge regionale 21/2012 che, a giudizio della opposizione, appare preordinata
verosimilmente ad evitare l’entrata in vigore del nuovo Statuto al solo fine di
applicare lo Statuto vigente, secondo il quale la Giunta può essere composta
da un numero di assessori non superiore ad otto e così recuperare la
possibilità di nominare altri assessori. “Questo comporterà – si legge nella
mozione – un aggravio di spesa per la collettività in un momento di grave crisi
economica; argomento questo dibattuto in maniera forte e decisiva da tutti i
Consiglieri Regionali ivi compresi soprattutto quelli della attuale
maggioranza”.
Ovviamente di parere contrario, e che cioè i
termini non sono quelli indicati nella mozione,
il Presidente Frattura e l’intera maggioranza, forti di un parere
dell’Avvocatura.
E’ stata la consigliera Fusco Perrella a parlare in
avvio, per illustrare la mozione.
“Sicuramente il decorso del termine trimestrale
finalizzato al deposito delle istanze referendarie ricopre carattere d’urgenza.
Pertanto, -secondo una lettura costituzionalmente orientata delle norme in
questione, laddove entro il termine di tre mesi dalla pubblicazione della legge
regionale di approvazione dello Statuto non siano presentate, ovvero
depositate, istanze referendarie si deve procedere, in ogni caso, alla
promulgazione dello Statuto non ammettendosi la possibilità di vedere oltremodo
dilatato o modificato per altra via un termine il cui decorso è stato fissato e
definito da specifica norma costituzionale…Si chiede – ha concluso la Fusco Perrella – la immediata
promulgazione avvertendo che ogni ulteriore atto in senso contrario può essere
sanzionato dalla presidenza della Repubblica ai sensi dell’art.126 comma 1
della Costituzione”.
A seguire l’intervento di Nicola Cavaliere che ha
affrontato sia l’aspetto politico che giuridico della problematica, annunciando
che “su questo argomento (abrogazione della legge 21 con nomina di ulteriori
assessori) faremo le barricate come faceva una volta la sinistra. Sul piano
politico il Presidente e la maggioranza riflettano, anche e soprattutto per il
momento che il Molise, l’Italia e l’Europa stanno vivendo”.
E’ stata la volta, poi, di Antonio Federico del movimento cinque
stelle, che unitamente alla collega Manzo, ha votato a favore della mozione,
affermando che “non possiamo che prendere atto che la proposta di legge
regionale n. 1, quindi il primo atto legislativo, atto che dovrebbe inaugurare
una stagione di cambiamento ha, in effetti, il sapore delle vecchie abitudini.
Riscontriamo in essa tutte le caratteristiche del passato: necessità e urgenza
di mantenere illesi gli equilibri politici, scarsa attenzione ai risvolti che
possono produrre tali atti e completa non curanza dei problemi reali dei
cittadini molisani”.
Telegrafico o quasi, come sempre, il consigliere dell’Udc, Giuseppe Sabusco:
“Soprassedete alla abrogazione della legge 21. Mi dispiace che il Presidente
Frattura, che ha varato una Giunta a 4 in base allo Statuto, venga in aula per
chiedere modifiche per aumentarla come numero”.
Il consigliere dell’Italia dei Valori, Carmelo
Parpiglia, ha cercato di rintuzzare gli attacchi della minoranza sostenendo che
la mozione “è una azione strumentale che tende solo a sminuire il buon lavoro
fatto dall’esecutivo e dalla maggioranza in pochissimo tempo, fino ad oggi. Si
vogliono oscurare le azioni positive che
abbiamo messe in cantiere. Il quinto assessore sarebbe certamente funzionale ad
una migliore organizzazione del lavoro
in fatto di efficienza dell’esecutivo e della intera maggioranza. Invito
il Presidente Frattura ad andare avanti così, per la strada intrapresa, per il
bene del territorio e di tutto il Molise”.
Dopo una sospensione richiesta dalla consigliera dell’Udeur,
Nunzia Lattanzio, la discussione sulla mozione è ripresa con l’intervento del
consigliere di Progetto Molise, Nicola Romagnuolo, poco dopo le 14,00: “Sulla
questione della promulgazione l’avvocatura dello Stato ha espresso il suo pare
incentrando l’attenzione, essenzialmente, sulla legge regionale n.36 del 2005.
Per questo è giunta alla conclusione che la legge statutaria, seppure approvata
e pubblicata, non possa essere promulgata perché il termine di tre mesi per la
proposizione del referendum consultivo, di cui all’art.123 della Costituzione,
a suo dire, non è ancora iniziato a decorrere, proprio per effetto della
suddetta legge 36 del 2005, art.18 che lo avrebbe rinviato al decimo mese
successivo all’insediamento dell’attuale Consiglio. Premesso che i pareri
espressi in sede consultiva dall’Avvocatura dello Stato – con cui la Regione Molise ha una
convenzione legale – non sono in alcun modo vincolanti, si esprime in questa
sede il più assoluto disaccordo sulla interpretazione data, in questo parere,
dell’art.18 della legge regionale 36 del 2005. In particolare si
evidenzia come l’Avvocatura non abbia tenuto in considerazione il precetto
dispositivo contenuto, in merito, nell’art.123 della Costituzione”.
Voto contrario alla mozione è stato espresso e
motivato da Salvatore Ciocca del partito dei comunisti italiani che ha anche
chiesto, ( polemizzando con Romagnuolo
per i fondi della ricostruzione post-terremoto) una Commissione per verificare
come sono stati spesi i soldi del terremoto.
Contrarietà alla mozione ha dichiarato anche il
capogruppo del Partito Democratico, Francesco Totaro: “lo Statuto non andava e
non va promulgato perché i termini sono stati sospesi e non c’è stata la possibilità
di dare ai cittadini l’opportunità di proporre il referendum. Sulla legge
regionale è giusta la posizione della maggioranza. Lo Statuto, poi, non va promulgato, perché va
rivisto in alcuni punti e va rifatto velocemente. Sul secondo punto verificheremo
se andare avanti”.
Il consigliere del gruppo misto, Cristiano Di
Pietro, avrebbe voluto continuare i lavori per affrontare anche il secondo
argomento inerente l’abrogazione della legge 21, in ciò replicando al
consigliere Totaro (“sono contrario alla sua richiesta di interruzione) ma, come detto, il Vice Presidente Monaco (che
ha sostituito il presidente Niro che ha abbandonato per altro impegno
istituzionale a metà mattinata) ha aggiornato il Consiglio a sabato prossimo.
Di Pietro si è dichiarato favorevole alla commissione d’inchiesta sui fondi del
terremoto (anche lui in polemica con Romagnuolo) associandosi alla richiesta
del consigliere Ciocca.
Voto favorevole alla mozione è stato promesso anche
dal Presidente di turno dell’assemblea, il consigliere di Costruire Democrazia,
Filippo Monaco: “io e il consigliere Cavaliere firmammo una mozione,
bipartisan, per un massimo di quattro assessori, tutti interni. Con Iorio
abbiamo avuto anche otto assessori, mi dissocio da questo modo di fare
politica”.
Prima dell’intervento conclusivo del Presidente
Frattura, ha preso la parola il consigliere di Grande Sud, Micone, per ribadire
le motivazioni giuridiche e politiche che hanno indotto a presentare la mozione
in discussione da parte della minoranza. “Siamo convinti del nostro assunto e
voteremo favorevolmente il provvedimento”.
L’esordio del Presidente Frattura ha sorpreso un
po’ tutti: “Userò toni più tranquilli rispetto a martedì scorso. Solo per
dovere di cronaca devo dire, in risposta a qualcuno, che i compiti della Giunta
sono diversi da quelli del Consiglio. In merito alla promulgazione dello
Statuto, essa è un onere a carico del Presidente. Ci siamo rivolti
all’Avvocatura per meglio capire, per avere una serie di interpretazioni.
L’Avvocatura mi ha fornito tre buoni motivi, temi, per non procedere alla
promulgazione, se non dopo i 90 giorni decorrenti dalla proclamazione. Tutta la
fase di preparazione referendaria si sarebbe infatti dispiegata in periodo di
sospensione, di guisa che non può ritenersi affatto consumato l’accennato
termine decadenziale, che anzi non ha mai preso a decorrere, e in ciò consiste
l’unica peculiarità della vicenda in disamina, in cui in buona sostanza non è
individuabile un periodo antecedente di utile svolgimento della fase predetta.
Infatti la caratteristica essenziale della sospensione dei termini consiste
nella circostanza che il tempo trascorso anteriormente alla data iniziale del
periodo oggetto della stessa sospensione non perde efficacia; qui semplicemente
difetta un tempo valutabile ai fini del computo del periodo complessivo utile
ai fini dell’esercizio della accennata facoltà di dare impulso alla
consultazione referendaria, fermo restando che il tempo coincidente col periodo
di sospensione non appare computabile ai fini in discussione. Tale termine
pertanto prenderà a decorrere una volta esaurito l’arco temporale di inibizione
della attività di impulso e propedeutiche all’eventuale iter referendario, e in
tale ipotesi il decorso dei termini di attivazione ex artt.4 e 12 citati
(legge 36/2005) verrà differito alla fine del periodo di sospensione. In
definitiva possono ragionevolmente ravvisarsi nella fattispecie in questione,
secondo l’Avvocatura Distrettuale dello Stato, gli estremi del provvisorio
arresto della progressione del termine finalizzato alla consultazione
referendaria, da ricollegarsi al mero evento della convocazione dei comizi
elettorali e destinato a protrarsi per l’ulteriore periodo –ancora in corso –
di dieci mesi successivi alla proclamazione degli eletti, in senso compatibile
con la efficacia della pubblicazione suddetta ma impeditivo del decorso del
termine a quest’ultima riferito dal citato art.3, di guisa che appare
plausibile la conclusione che il medesimo termine, alla attualità, debba ancora
cominciare a decorrere”.
Il Consiglio ha quindi proceduto alla votazione di
cui innanzi ed è stato aggiornato a sabato prossimo, primo giugno 2013, alle
ore 11,00.
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