OTTOBRE MISSIONARIO. Veglia Missionaria “Ho creduto, perciò ho parlato”
Si
svolgerà domani, Sabato 2O ottobre 2012, alle ore 20,30 la
VEGLIA MISSIONARIA, promossa dall’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano ed
organizzata dall’Ufficio diocesano Missionario, diretto da don Antonio
Arienzale, presso il convento di san Giovanni Battista a Campobasso. Seguendo
il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 86^ Giornata Missionaria Mondiale “Chiamati a
far risplendere la Parola di verità” (Lett. ap. Porta fidei, 6),
interverranno le quattro pastorali
diocesane, familiare, giovanile, sanitaria e catechistica, per testimoniare “Il
mandato di predicare il Vangelo che deve
coinvolgere tutta l’attività della Chiesa particolare, tutti i suoi settori, in
breve, tutto il suo essere e il suo operare.” Oltre alle varie testimonianze ci
sarà la speciale testimonianza su padre
Giuseppe Tedeschi, martire.
La
veglia sarà presieduta da S.E. mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo
Metropolita di Campobasso-Bojano.
Giuseppe
Tedeschi nacque a Jelsi, in provincia di Campobasso, il 3 marzo 1934. A soli 16 anni lasciò
il Molise, per raggiungere il padre Luigi in Argentina, a Buenos Aires, insieme
alla madre Maria Grazia Passarelli e ai quattro fra-telli Antonio, Renzo,
Michele e Filippo. Nel 1954 si trasferì ad Avellaneda e fu lì che incon-trò
l’Oratorio dei Salesiani. Entrò nel seminario di Bernal, poi a Moron per l’anno
di novizia-to, e al termine del tirocinio nelle case salesiane di Buenos Aires
e degli studi filosofici dove venne consacrato sacerdote nel 1967 nella Chiesa
salesiana di Maria Ausiliatrice di Bernal.. Dopo una parentesi a Mar del Plata,
Padre Tedeschi ritornò in una delle zone più degradate della grande Buenos
Aires, nel quartiere Don Bosco di Quilmes. In questo contesto sociale,
caratterizzato da baraccopoli (Barrio di Villa Itati), a contatto con tanta
sofferenza sociale e con tanta disperazione umana, si convinse che il suo
apostolato ri-chiedeva una scelta completa, una dedizione estrema. Decise di
vivere tra i baraccati, tra colo-ro che, ultimi tra gli ultimi, avevano più
bisogno di lui. Operò per dare a quella gente una co-scienza, la coscienza che
tutti gli esseri umani, senza distinzione di sesso, cultura, religione, idee
politiche, sono uguali. Si fece povero tra i poveri. La vicenda di questo
sacerdote italiano si inserisce nella tragica pagina argentina dei
desaparecidos, delle persecuzioni, delle torture e dei massacri, che in quel
periodo storico videro sterminare un’intera generazione con oltre 30 mila
vittime. Con le sue idee di uguaglianza, pace e giustizia sociale e con la sua
opera concreta di mobilitazione e di lotta, urtò contro il potere e la oligarchia
che stavano per affidarsi alla dittatura militare del Generale Videla.
Prelevato dalla sua casa, dopo crudelissime tortu-re che sfigurarono il suo
volto e il suo corpo, fu ucciso a soli 42 anni. Il 2 febbraio del 1976 a La Plata fu ritrovato
il suo corpo talmente martoriato che nemmeno i fratelli e i suoi più stretti
collaboratori riuscirono a riconoscerlo.
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