Campobasso 29 ottobre 2012
"Fra immacolato Brienza" di Anna di Nardo Ruffo.
IL CARMELITANO FRA
IMMACOLATO BRIENZA
Il quattro
novembre, in Santa Croce, al termine della Santa Messa delle dieci, il parroco
dovendo presentare ai fedeli la Prof. Anna Di Nardo Ruffo ha esordito con
queste parole: “Nel pomeriggio del 25 aprile scorso i ragazzi che ora
frequentano la quinta elementare, fecero una sosta a Roccaspromonte dove sta
sorgendo un Santuario in onore di Fra Immacolato. Questa mattina abbiamo il
piacere di avere tra di noi la Prof. Anna Di Nardo Ruffo che ha scritto un
libro su questo Religioso molisano. Aggiungo che le offerte fatte per il libro
sono destinate a dare un contributo per la costruzione del Santuario che sta
sorgendo a Roccaspromonte”.
La Professoressa esprime
la propria gioia nel vedere tanti ragazzi presenti in chiesa e tutti molto
attenti. Del caloroso e appassionato intervento tenuto dalla Professoressa
riportiamo questa breve sintesi.
Aldo Brienza nasce a Campobasso il 15 agosto del
1922 dai coniugi Emilio e Lorenzina Trevisani, terzo di sette figli.
Vive con i genitori, sorelle e fratelli in un
palazzo situato vicino alla stazione ferroviaria. Dopo aver frequentato la
scuola elementare e media, si iscrive all’Istituto tecnico superiore. Ma al termine
dell’anno scolastico, e precisamente il 27 giugno 1938, durante una gita con la
sua famiglia, in modo improviso, è colto da forti dolori ad un piede. Ha
inizio, così, il suo lungo pellegrinare “immobile” nel suo letto che durerà 51
anni. Gli viene diagnosticata una “osteomielite deformante alle gambe”, un male
aggressivo che in poco tempo estende l’infezione ad entrambi gli arti, al
bacino e alla colonna vertebrale. Oltre alle deformazioni ossee”, sopporta
continui episodi febbrili con temperature elevate e dolori lancinanti.
Aldo Brienza sente molto presto attratto dalla vita intima con
Dio, si sentì chiamato a vestire l’abito del Carmelo: realizza il suo
desiderio, anche se dovette restare in famiglia a causa della malattia.
L’11 maggio 1948 professa nelle mani di Padre Romualdo i voti di
povertà, obbedienza e castità e prende il nome di Fra Immacolato Giuseppe di
Gesù.
Avverte come missione particolare quella di aiutare i sacerdoti a santificarsi e i peccatori a convenirsi.
A tal fine si offre come vittima al Signore. Senza poter muovere null’altro che
la testa, un braccio ed un po’ soltanto il busto, accudito amorevolmente dalla
famiglia, non abbandona più il letto. Altre malattie infieriscono su di lui;
eppure, mai un lamento, un attimo di sconforto, un momento di commiserazione,
nulla.
Solo l’espressione testimonia la sua sofferenza nei momenti più
terribili. Ma al sopraggiungere di una visita, ricompone il volto e il
sorriso torna ad illuminarne il viso.
La sofferenza vissuta in unione a Gesù è il tratto distintivo
della sua vita e della sua vocazione alla santità.
Così scriveva al
monastero delle Carmelitane Scalze di Firenze: «È dal 27 giugno 1938 che sono affetto da
osteomielite deformante; posso dire che Gesù mi ha amato con predilezione fin
dalla più tenera età. A tredici anni pensavo alla Certosa e, durante il primo
anno di malattia, chiesi la guarigione, se conforme ai divini voleri, solo per
scomparire nella bianca silente Certosa. Mi ammalai quando ancora non avevo
quindici anni. Fin dal primo istante volli la volontà di Dio, non sapevo ciò
che Gesù aveva in serbo per me, ignoravo completamente i divini disegni, però
mai Gesù mi ha fatto ricalcitrare sotto l’amorosa mano che mi crocifiggeva».
Ad
una suora scrive un giorno: «Soffro ma so che il Signore è Dio, non desidero nulla, bramo
solo piacere a Gesù, glorificarlo e vedere il suo regno in me, nelle anime che
mi sono care e in tante, tutte le anime. Voglio compiere, vivere la Divina
Volontà, rassomigliare il più possibile al mio Sposo Crocifisso».
Il mondo ha bisogno di Santi! E il
Molise ha certamente il suo testimone in Fra Immacolato Brienza, campobassano.
Sant’Agostino afferma: «La chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le
persecuzioni del mondo e la consolazione di Dio».
E tra le consolazioni vi sono i
testimoni: i santi chiamati a donare la loro vita e i credenti che
rendono ragione della loro fede e della loro speranza con una santa condotta di
vita.
La chiesa per guardare al futuro deve camminare sulla scia di
Gesù e delle numerose donne e uomini che gli hanno reso testimonianza in tempi
lontani e vicini.
Il novecento non è stato un secolo facile per i cristiani.
Eppure la Chiesa ha saputo generare modelli di testimonianza evangelica che
hanno aiutato cristiani e uomini di buona volontà a guardare all’unico Maestro,
speranza del mondo.
Nel mosaico dei molti testimoni che hanno reso ricca e bella la
chiesa in Italia… il Molise offre la testimonianza di Aldo Brienza.
La Prof. Anna Di Nardo Ruffo aggiunge:
“Tocca
a noi molisani sentire nostro questo santo. Conoscerlo,
capirlo, pregarlo, imitarlo. Sono per farlo conoscere anche a voi; sono
convinta che, dopo averlo conosciuto, lo amerete, lo venererete in famiglia, in
parrocchia, negli ambienti dove più si soffre per le malattie e la solitudine.
Fra Immacolato è per tutti un ottimo compagno di viaggio e li aiuterà a
accostarsi a Gesù”.
A conclusione il parroco ha detto: “Ringraziamo
il Signore che, per mezzo della Professoressa Anna Di Nardo Ruffo ci cha fatto
conoscere Fra Immacolato.
Uscendo di chiesa, molte persone
hanno preso il libro per conoscere questo “nostro” Santo e per dare un
contributo alla costruzione del Santuario che Don Alessandro Porfirio sta
innalzando a Roccaspromonte.
Don
Luigi Di Lellael Tartufo e Città dei Sapori - Sistema
di gestione Ambientale Certificato ISO
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