INTERROGANO SE’ STESSI E LA CHIESA SULLA POSSIBILITA’ O MENO DI PARTECIPARE ALL’EUCARESTIA DOPO IL MESSAGGIO DI SCOMUNICA DI PAPA FRANCESCO IN CALABRIA.
L'OPINIONE di MICHELE PETRAROIA
L’Istituto Penitenziario
di Larino (CB) è moderno, ben strutturato e rappresenta una buona pratica a
livello nazionale nei progetti di formazione, apprendimento, inclusione
sociale, cooperazione e lavoro con proposte innovative che consentono ai
detenuti di studiare, formarsi, operare in cooperative e lavorare.
Un carcere che mira a
recuperare la persona attraverso attività ed iniziative meritorie che vanno
rimarcate in queste ore di confusione scaturite da una vicenda specifica che
merita rispetto, ma che non deve offuscare o mettere in ombra la qualità
dell’Istituto Penitenziario.
Nel pomeriggio del 7
luglio, quale Assessore Regionale alle Politiche Sociali, ho visitato la
struttura carceraria ed incontrato 80 detenuti del braccio di massima sicurezza
insieme alla Direttrice dell’Istituto e al cappellano Don Marco Colonna.
In un lungo e articolato
confronto ho ascoltato le preoccupazioni dei reclusi ed il loro allarme dopo le
notizie pubblicate dalla stampa, che li hanno associati all’episodio di OPPIDO
MAMERTINA su cui la Direzione Antimafia ha aperto un’inchiesta.
Sorpresa, stupore e
timore di venir coinvolti in fatti sui quali hanno voluto rimarcare le
distanze, mandando un messaggio di serenità ai loro familiari per un non evento
che li ha visti finire al centro delle cronache nazionali.
Dopo una serie di
interventi, è stata ricostruita la vicenda che merita attenzione e rispetto
perché interroga le coscienze dei detenuti, della società e della Chiesa.
“Per la giustizia degli
uomini”, hanno detto, “noi siamo stati condannati per reati di mafia e quindi
dopo la scomunica di Papa Francesco in Calabria non potremmo più partecipare
all’Eucarestia. E’ così?” Questa è la domanda posta sia al cappellano del
carcere, Don Marco Colonna che al Vescovo di Termoli-Larino, Mons. Gianfranco
De Luca, che hanno avviato una riflessione profonda con loro sul significato
del messaggio di Papa Francesco.
Da dieci giorni ci si
interroga in quel braccio di massima sicurezza su questo dubbio ed alcuni dei
detenuti più coraggiosi hanno avuto la forza di rendere pubblica questa domanda
che non è banale, né può essere approcciata con superficialità ed ipocrisia.
I detenuti potevano far
cadere nel vuoto la scomunica di Papa Francesco continuando a seguire la
funzione religiosa e partecipando all’Eucarestia, come accade negli altri
Istituti di Massima Sicurezza d’Italia. Nessuno avrebbe detto nulla. Non
sarebbe successo niente e tutto si sarebbe consumato nella rimozione valoriale
del messaggio di Papa Francesco a Sibari.
Per questo è opportuno
chiarire che a Larino è accaduto qualcosa di bello e di positivo, non una
rivolta, non una protesta ma semplicemente un dubbio, una domanda che attende
una risposta teologica su cui non sarà semplice intervenire.
Nessun commento:
Posta un commento