sabato 12 ottobre 2013

LA RIFLESSIONE DI MONSIGNOR GIANCARLO BREGANTINI SULLA QUESTIONE DEGLI IMMIGRATI.

Campobasso 12 ottobre 2013

Con il brano del Corano , tradotto in sei lingue, e  recitato tutti insieme, per chiedere a Dio, a quel “Dio che è il Ben informato e il Sapiente”, di proteggere il cammino di ogni uomo, dal grembo materno all’ultimo respiro, poiché lui solo conosce “l’ora della pioggia e il frutto del grembo” si è aperto l’incontro di riflessione e di  preghiera organizzato di recente dall’Associazione “padre Giuseppe Tedeschi”nella chiesa di San Pietro Apostolo di Campobasso. Dall’incontro di riflessione l’arcivescovo di Campobasso –Bojano mons. GianCarlo Bregantini in qualità  di Presidente della  Commissione  per  la Giustizia il Lavoro e Pace della CEI,  ha fatto una  profonda analisi sociale del fenomeno legato alla questione degli immigrati.
“La mancanza di lavoro è il tema scottante che accomuna la questione dei profughi e dei giovani, compresi quelli molisani. Bisogna partire dal lavoro, così come dalla stessa solidarietà dei comuni che dall’ospitalità possono trarne ricchezza e vantaggio e la fatica del momento deve essere canalizzata per cambiare la legge Bossi – Fini” – nell’intervento dell’arcivescovo durante la riflessione di lunedì scorso. Gli interventi delle testimonianze dirette di alcuni ragazzi immigrati in Molise, dell’Assessore regionale alla Politiche Sociali e del Lavoro, Michele Petraroia, ha aperto numerosi quesiti ai quali vanno dati con urgenza risposte e risoluzioni. 
Di seguito riportiamo la riflessione dell’arcivescovo scaturita dalla situazione attuale: 
“E’ tratto dalla Sura 34 del Corano. E proprio quel giorno la Chiesa leggeva Luca 10, cioè il testo del Buon Samaritano. E tutti  insieme, concordi, abbiamo chiesto a Dio Padre il cuore pieno di compassione che quello “straniero”, il Samaritano ha avuto per chi era stato derubato e lasciato mezzo morto.
All’Italia, all’Europa, al Mondo intero possa veramente il Signore donare quel cuore di compassione, che si fa subito braccia aperte per i fratelli che vengono da lontano. Il cuore contemplato a Rio, nella GMG: il Cristo del Corcovado  infatti,  ha il cuore aperto alla Misericordia e le braccia allargate nell’accoglienza. 
Sia il simbolo di questa amarissima vicenda, che sconvolge, giudica e strazia la nostra “civiltà”!
Ma che civiltà è se non sa accogliere? Se non sa creare in Africa, in Somalia, in Eritrea ed Etiopia quelle condizioni di giustizia, che permettano ai ragazzi e ai tantissimi giovani africani di restare, di benedire, di crescere senza la guerra. Quella guerra, eterna ed interminabile, che noi, con l’industria sempre fiorente delle armi, alimentiamo con i nostri cospicui guadagni. 
Vorremo vedere non barconi insicuri che attraversano, carichi di attese infinite i bimbi, mamme incinte e giovani, il “nostro mare Mediteranno”. Ma il grande sogno di Dio, da noi invocato, è quello di vedere navi di turisti europei che si recano in Etiopia, per capirne la civiltà antichissima, per godere delle bellezze incantevoli dei tramonti in Somalia.
E lì, in fraternità, poter dialogare, far crescere l’industria locale, attivare e rilanciare il loro prezioso artigianato. Non spogliare, né sfruttare ma sostenere il loro sviluppo, perché ogni terra non sogni altre terre, ma faccia crescere come germoglio di pace e di giustizia la propria terra.
Come vuole Allah! Come vuole Dio! Lui che è il Sapiente e il Ben informato!
E’ la Giustizia che crea la Pace. Occorre un nuovo ordine mondiale! La gente non deve scappare. Ma per far questo è decisivo un impegno fortissimo di preghiera, poiché siamo tutti fratelli, figli dello stesso Padre celeste. 
Alla preghiera, si aggiunga una riflessione culturale, che ci faccia cogliere la preziosità di quanti giungano tra di noi. Ecco allora perché va sostenuto il progetto di paesini in Molise che si aprono agli immigrati, una decina per paese, accolti, che lavorano la terra con la stessa incisività e fecondità delle cooperative “I Colori della Terra ed I Colori della Vita”. Intrecciate con le nostre cooperative, come hanno chiesto la cooperativa delle api “Voli di Libertà”, che è nata in carcere. Un intreccio sempre più solidale, poiché tutti possano spezzare l’unico pane! I nostri paesini, spesso spopolati, potranno rivivere con nuove famiglie, con piccoli che parlano l’arabo in casa e un perfetto italiano a scuola. Stimolo ai nostri ragazzi nelle scuole medie, come ho sperimentato a Castelpetroso, nella mia recente visita pastorale! 
Non manchi poi una chiarezza di scelte ed indirizzi politici. La bufera dentro i Grillini, indegna e rissosa, altro non ci dice che è ora di cambiare registro. E’ in agguato una nuova corrente xenofoba, pericolosissima, che la politica deve e può sconfiggere. L’abolizione, in attesa ma preziosa, del reato di clandestinità ha dimostrato quanta buona volontà c’è in moltissimi politici. Se sostenuti ed accompagnati!
Se troveranno in noi un cuore aperto e braccia solidali ed una mente, che, già nelle scuole, insegna altre lingue, legge in modo alternativo la storia, non si blocca davanti ai luoghi comuni.
L’abolizione di una legge – la legge Bossi-Fini – è necessaria al più presto!
Ma il lavoro da fare è ben maggiore. E’ nel cuore, è nella scuola, è nelle famiglie, è nelle Chiese. Cioè un lavoro di sinergia. 
Perché divenga uno stile in tutta Europa, finalmente solidale. Non tanto però nel pattugliare le coste. Cioè con i vecchi e superati mezzi militari di difesa. Ma con azioni intelligenti di giustizia. Ricostruendo i musei a Bagdad, i musei della civiltà assira. Le bellezze della cultura africana, con una nuova legge mondiale sul commercio.
Ma soprattutto una legge che impedisca la vendita delle armi.  Armi che arricchiscono noi, i ricchi, ma che uccidono i poveri. 
Questa è la lezione di Lampedusa. Perché non resti una “vergogna”, come subito, con acutezza, l’ha definita il nostro Papa Francesco, sempre attento e pronto! Ma sia quell’essere “custodi del mio fratello” come ci ha chiesto, lui stesso, in luglio, nella sua profetica visita all’Isola.
Isola che va veramente elevata a Premio Nobel per la Pace! Ma che deve insegnarci ad allargare le nostre braccia anche qui in Molise. Su quelle strade di accoglienza e di giustizia che profumano di Vangelo e  di Corano, insieme, uniti nella stessa fede per quel Dio “Ben informato e Sapiente”.

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