REPORTAGE di GINO CALABRESE |
11 anni dal terremoto
Frattura: il
dovere di riportare vita e speranza
Non
li abbiamo visti crescere, correre e giocare, i nostri bambini, non li abbiamo
visti diventare adolescenti, piccole donne e piccoli uomini. Li accarezziamo
nel pensiero.I
nostri ragazzi sono qui, in mezzo a noi, come sogni, immagini uniche, che mai
ci abbandoneranno.Oggi,
come undici anni fa, siamo, tutti, madri e padri, fratelli e nonni dei bambini
di San Giuliano di Puglia morti il 31 ottobre 2002 sotto il crollo della scuola
Jovine. Fiumi di lacrime per tutte le vittime tra rabbia, disperazione,
promesse, impegni e analisi di una tragedia che non doveva avvenire. Fiumi di
lacrime, di sdegno e fiumi di inchiostro. Abbiamo detto di tutto, lontani,
spero, dalla retorica, con una partecipazione vera, con il cuore. Ma le parole
non saranno mai quelle giuste. Non
ci sarà mai consolazione per questa ferita troppo profonda e inaccettabile.
Ogni ricorrenza è dolore che si rinnova, ogni ricorrenza è ricordo che fa male.Celebriamo
il ricordo con una giornata ancora e sempre piena di emozione e commozione.
Anche di imbarazzo di fronte agli occhi di chi ha accarezzato per l’ultima
volta suo figlio undici anni fa.È
l’imbarazzo, che chiameremo anche colpa, per non aver saputo garantire scuole
sicure ai nostri bambini. Imbarazzo, colpa e rammarico. È l’imbarazzo, è la
colpa della scoperta, dopo la nostra tragedia, di uno stato di degrado
strutturale degli edifici pubblici ovunque allarmante nel nostro Paese. Il
sacrificio dei bambini di San Giuliano ha portato la coscienza di tanti ad
attivarsi per non replicare disastri senza ritorno.Ancora
nei giorni scorsi, purtroppo, cronache sparse da un’Italia malandata di crolli
di solai nelle scuole. Inaccettabile. Inaccettabile, immorale, incivile.Dovremmo
essere già tutti a leggere la nuova pagina scritta e scalfita di un’edilizia
sicura. E invece il percorso è ancora in
fieri. Andare avanti è la nostra più alta missione. Abbiamo detto “mai più”
e questo “mai più” guida la nostra azione politica e amministrativa. Nel giusto
modo e in una maniera perfettibile, oggi non conta.Oggi,
in questo giorno di lutto per il Molise, per l’Italia e tutta quella parte del
mondo che ancora ricorda, conta parlare e guardare alla vita per rispondere
alla morte. Non è una missione impossibile. Oggi e sempre conta avvicinarsi ai
giovani sopravvissuti di quello scempio già condannato. Dobbiamo farlo per
Pompeo e con Pompeo, per gli altri ragazzi e con gli altri ragazzi come lui segnati
nel cuore, nella mente e nel corpo da quel terribile evento. È da loro che
cogliamo il messaggio più bello, la più grande lezione di speranza che è un
brivido per la sua straordinaria tensione. L’amore per la vita, la forza di
esserci e farsi sentire. Il pensiero di domani.La
nostra San Giuliano, come tutti gli altri centri colpiti dal sisma, sarà una
San Giuliano di vita, di attività, di integrazione. Di ritorno alla normalità.Abbiamo
ricostruito e continuiamo a farlo, ma le case vuote non significano nulla. I
mattoni hanno bisogno di speranza, sorrisi, persone, di giovani, di anziani, di
attività, di interessi.Insieme,
tutti insieme, come sempre diciamo, questo futuro sapremo assicurarlo. È questo
che tocca a tutti noi amministratori e cittadini. Polemiche, accuse, ripicche
non danno nulla a nessuno di noi. Mettiamole via per sempre.Un
futuro ricco di persone, di intelligenze e talenti, di esperienze diverse che
sempre arricchiscono la nostra vita e il nostro cuore, questo è il dono che
dobbiamo a San Giuliano e agli altri comuni.I
primi a gioirne sarebbero, ne siamo certi, i nostri 27 bambini intanto
cresciuti lontano lassù assieme alla loro maestra Carmela.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO VINCENZO NIRO
“E’ un momento particolare per il nostro Molise, misto di dolore e di affetto per i piccoli ‘Angeli’ e per la loro maestra di San Giuliano, rimasti vittime del sisma del 31 ottobre 2002”.
La loro memoria viene onorata oggi in quest’aula non solo da noi, rappresentanti della massima istituzione regionale, ma anche da quattro ragazzi diversamente abili (Fabio, Luca, Valentina e Samuele) accompagnati dalla loro educatrice Elena Salvatore e dalla volontaria Liliana Grieco. a loro va il nostro più vivo senso di gratitudine per la presenza.
Il Presidente invita tutti ad osservare un minuto di raccoglimento.
“Celebriamo questa giornata, istituita con legge regionale n.29 del 12 novembre 2003, quindi, quasi dieci anni fa, senza enfasi, con molta semplicità, come è giusto che sia, ma anche con il forte senso di appartenenza delle istituzioni al territorio e per mantenere alto il livello di attenzione sulla sicurezza nelle scuole, verso il mondo dell’infanzia, e della sicurezza sotto tutti i suoi profili .una “giornata della memoria” vissuta con grande partecipazione da tutti i molisani.
IL CONSIGLIERE GIUSEPPE SABUSCO
La
giornata della memoria rappresenta un’occasione di profonda riflessione e
condivisione da parte di tutti i cittadini molisani.
Non
si può dimenticare che quando la natura si è manifestata in tutta la sua forza
ha portato via molte persone e tanti bambini.
Questo
non solo nel Molise ma, negli ultimi anni, nell’Abruzzo, nell’Emilia, nella
Basilicata e in Calabria.
Per
questo motivo il tema della sicurezza dei luoghi in cui si vive abitualmente e
della legalità non può e non deve allontanarsi dagli obiettivi primari che la
politica ha l’obbligo di perseguire in modo da sensibilizzare le coscienze dei
consociati.
Tanto
è stato fatto ma ciò non deve significare che si può abbassare la guardia per
non fare null’altro.
La
giornata della memoria è stata istituita non solo per evocare il tragico evento
verificatosi il 31 ottobre 2002 ma perché il dolore di quel giorno, lo strazio
delle famiglie e delle persone che hanno perso i propri cari rappresenti l’incipit
per disegnare il futuro: un nuovo futuro che dovrà essere scritto in nome della
sicurezza, della prevenzione e del rispetto delle regole.
Ciò,
al fine di rendere delle risposte chiare e certe a chi vive ancora
nell’incertezza e a chi chiede a gran voce responsabilità e lungimiranza.
Non
dimentichiamo che il dolore rappresenta ancora oggi il monito che ci deve
guidare, in modo che si possa evitare che le tragedie rappresentino il momento
o l’unico momento in cui ci si soffermi per riflettere sulle problematiche.
Abbiamo
il dovere di lavorare con alto senso di responsabilità così la forza della
natura troverà un ostacolo alla sua forza distruttrice: prevenzione e legalità
devono guidare l’azione amministrativa istituzionale in modo che non si possa
dire che questi undici anni hanno lasciato un vuoto nelle coscienze.
A
chi non c’è più ma anche a chi è sopravvissuto le istituzioni devono dare delle
risposte: in questo la giornata della memoria rappresenta anche un momento di
ricognizione dello stato delle cose.
La
ricostruzione rappresenta una risposta solo ad alcune esigenze delle persone
che, ad oggi, ancora non hanno un luogo sicuro dove dormire.
Non
bisogna fermarsi, è necessario continuare e portare a termine i lavori,
raccogliendo le esigenze di chi ancora chiede aiuto ad alta voce.
La
retorica dei politici quella che fonde sul broccardo “speriamo che non accada
più”, non deve più trovare spazio nelle esigenze quotidiane, ma ci sono fatti e
circostanze (terremoto, alluvioni,
uragani) che non sono controllabili dall’uomo: non dipendono dall’uomo.
Ma
questo significa che bisogna essere preparati e capaci di rispondere al meglio
a questi eventi.
La
giornata della memoria è sostenuta da profondi valori umani, da emozioni e da
sentimenti incancellabili che, a distanza di undici anni, riaffermano la
volontà di tutti i colleghi (ne sono certo) di ricordare quanto accaduto
affinchè la comunione di intenti per la salvaguardia delle incolumità pubblica
faccia cedere i muri della contrapposizione di parte, o di ideale, a beneficio
e nell’interesse di tutti.
Questa
giornata, che ho vissuto in prima persona, il terremoto e i suoi effetti,
rappresenta per me un appuntamento con la coscienza di amministratore oltre che
di uomo.
In
questo giorno, più che mai, bisogna evitare qualsiasi qualunquismo o
strumentalismo per nascondere le opere realizzate, gli sforzi compiuti,
l’impegno profuso che ha consentito di dare risposte sia pure parziali, ai
bisogni di chi è stato colpito dal sisma.
La
ricostruzione non deve avere ad oggetto solo quello che materialmente è
rovinato, ma anche le coscienze e gli
animi che sono stati irreparabilmente lesionati.
Bisogna
fare di tutto per garantire il ritorno alla normalità, alle tradizioni, agli
appuntamenti culturali, agli usi di un popolo che intende ricostruire il
proprio tessuto oltre che le proprie strade e case.
Il perseguimento del bene comune presuppone
altresì coesione e comunione di intenti che, certo, sarà volontà comune di
tutti i membri di questo Consiglio realizzare, nel superamento di ogni
contrapposizione di parte, o di pensiero, a beneficio e nell’interesse della
nostra comunità.
IL CONSIGLIERE SALVATORE CIOCCA
E' con
la stessa condivisione emotiva con la quale tutti noi abbiamo sofferto lo
strazio di quelle ore interminabili di dolore, che oggi ci apprestiamo a
ricordare i bambini del ’96 e la loro
maestra Carmela.
Una
tragedia immane che è parte viva del nostro
quotidiano. E’ il nostro dolore
ancora vivo e bruciante; è il nostro
pianto, è il nostro pensiero
ricorrente, è la storia che portiamo scritta dentro di noi, anche noi.
C’è
una frase, semplice e allo stesso tempo intrisa di mesta rassegnazione e di paura
che “dipinge” - senza la trappola della
retorica nella quale è facile cadere - quel maledetto 31 ottobre del 2002.
“Quel solo istante che ci ha diviso per tutta la
vita”.
Quell’ istante si è
materializzato in tutto il suo orrore, alle 11 e 32 minuti del 31 ottobre del
2002 quando la furia della natura e l’imperizia accertata degli uomini
spazzarono via i bambini del ‘96 e la loro maestra Carmela.
Fra qualche ora quel solo istante tornerà a rimbombare
nel silenzio carico di dolore di una comunità che piange ancora, stretta nella
vicinanza di tutti noi che abbiamo condiviso - e sarà così per sempre - quello
strazio.
I rintocchi di quella campana
spaccheranno ancora una volta i cuori, ci colpiranno nei nostri più intimi
sentimenti. Di padri e madri di famiglia, di cittadini, di rappresentanti delle
Istituzioni.
Troppo
facile dire mai più, troppo semplice ricorrere alle enunciazioni di principio
che rimbombano anche loro, ma con il suono sordo delle parole vuote e svuotate.
E’
però un impegno che abbiamo il dovere di prendere ancora e che prenderanno
quelli che ci seguiranno. Un impegno irrinunciabile, per tutti.
A
ricordarci che non dovrà mai più accadere quello che ha sconvolto vite ed
esistenze la presenza oggi, qui - in una
giornata che per tutti noi, presenti e non in questa aula, ha i colori e i
sentimenti del lutto e del dolore - di quattro giovani molisani che si aggrappano
alla vita e non vogliono arrendersi.
Un
arcobaleno di emozioni quello che ci
trasmettono gli sguardi di Fabio, Luca, Valentina e Samuele che oggi ci onorano
della loro presenza: guardano al domani
con il senso vero della vita e fanno i conti con il destino che li ha segnati.
Le
loro storie di vita s’intrecciano, seppure a distanza, con quelle della maestra
Carmela e dei nostri bambini del ’96.
Le loro storie di vita diventano, oggi, un monito: ci ricordano che questa
deve diventare la comunità di tutti, nessuno escluso. Che abbiamo il dovere di
agire, che abbiamo l’onere di proteggere i nostri cittadini, di pensare al loro
domani. Ci ricordano che la legalità e il rispetto delle regole sono principi
irrinunciabili, che dobbiamo investire in prevenzione perché la vita dei nostri
figli non sia a rischio. Ci ricordano che servono - ogni giorno - forza, coraggio,
determinazione e caparbietà.
Guardiamo
insieme all’oggi e diventiamo parte attiva, per consentire il ritorno alla
normalità del vissuto quotidiano di migliaia di persone colpite dal sisma del
2002. Un impegno prioritario che stiamo portando avanti con determinazione e
fatti concreti. In merito al tema mai
taciuto della sicurezza degli edifici scolastici, ribadisco l’impegno preso dal
Governo regionale che fra pochi giorni si concretizzerà nella firma del terzo
Accordo di Programma da 19 milioni di euro circa.
C’è
un solo obiettivo da centrare.
Restituire
la normalità strappata via, con forza, quel 31 ottobre di 11 anni fa.
Per
questo, guardiamo insieme al domani e stringiamo un patto di futuro con Fabio,
Luca, Valentina e Samuele; con le comunità colpite dal dolore, restituendo loro
la serenità dei luoghi, la quotidianità dei gesti.
Tutti insieme abbiamo il dovere di costruire
quel domani che è stato portato via, con un boato, ai bambini del ’96 e alla loro maestra, Carmela Ciniglio, che li
ha accompagnati e protetti. Fino alla fine.
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