La ricerca di Giuseppe D’Onorio sulle campane di Ferentino, sulla loro storia e catalogazione, ha costruito un volume fotografico avvincente, attraente nella sua veste grafica, che ha suscitato per la rarità e particolarità del contenuto vero interesse e partecipazione nella mattinata di presentazione, avvenuta sabato 12 ottobre presso il Salone di rappresentanza del Liceo Martino Filetico di Ferentino.Alla presenza del vescovo diocesano, monsignor Ambrogio Spreafico, del dottor Piero Cesari, già prefetto di Frosinone, del Commissario dell’Amministrazione provinciale, Giuseppe Patrizi, del sindaco Antonio Pompeo e dell’ex sindaco Piergianni Fiorletta, di numerose autorità, il dirigente scolastico, prof.ssa Biancamaria Valeri, autrice della prefazione del volume, ha illustrato al folto pubblico il valore dei “sacri bronzi” che vanta la città di Ferentino, un patrimonio di 75 campane, un record storico, considerando che le campane per la loro posizione corrono seri rischi di conservazione.
Il sindaco Antonio Pompeo: L’Amministrazione comunale ha condiviso questa pubblicazione così particolare e singolare perché arricchisce la Storia stessa della Città, un’opera di gran pregio, interessante nella ricerca storica che ci restituisce un altro tassello nelle vicende che Ferentino può vantare, la storia di una città monumentale e millenaria.
Gli interventi hanno reso evidente come la ricerca di Giuseppe D’Onorio entra nel vivo della storia delle campane, dalla terra al cielo: Le campane, la loro voce aerea, le loro onde sonore si diffondono nel cielo, trovano nel cielo il loro elemento di propagazione ma la voce così melodiosa nasce da un vaso bronzeo che è costato fatica e sudore, da un vaso bronzeo fuso in una fornace ardente, dove avviene il primo miracolo della nascita della campana.
Proprio un delegato della pontificia fonderia Marinelli di Agnone, nel far dono a monsignor Spreafico di una piccola campana, modello donato recentemente a Papa Francesco, ha voluto citare le parole della scrittrice Dacia Maraini, che descrive mirabilmente questo lento e faticoso passaggio dalla terra al cielo: Passaggi lenti e circospetti da una materia all’altra, meravigliosa trasformazione del liquido in solido, lievitazioni scintillanti, straordinaria nascita del suono dalla materia inerte. C’è qualcosa di talmente umano, nel senso dell’ingegno creativo, della sapienza meccanica e chimica, in questo processo da apparire disumano: quasi fosse un lavoro degli angeli per festeggiare i cieli.
Giuseppe D’Onorio ha descritto le fasi costruttive delle campane così come avvengono, da secoli, nella fonderia: «In questo luogo Vulcano tiene bottega. Uno strato sottile di terra depositato sotto i piedi rende i passi ovattati; l’odore di bruciato, i bagliori e le scintille provenienti dal forno caricano l’atmosfera di qualcosa di magico e misterioso». La fusione di una campana ha qualcosa di epico. Ci vuole fede e passione perché l’arte del campanaro sortisca l’effetto desiderato: dare voce e suono mortale alla voce del Cielo. Ci vuole fede, perché lo stesso oggetto che si deve realizzare è sacro.
L’Autore ci aiuta a “sentire” la storia non più come rimbombo di guerre e frastuono di malumori; ci aiuta a scoprire l’armonia che lega le cose. «Le campane delle chiese rappresentano la “voce di Dio” per chi crede e sono annuncio per chi non crede. E una bella cosa ascoltare il suono delle campane, che cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature.
Lo scandire di rintocchi da parte di migliaia di campanili in tutto il mondo, è come una liturgia celeste che non può identificarsi nel segnare semplicemente le ore, ma nel colmare il tempo della sacralità e consacrarlo a Cristo, pienezza e Signore del tempo. Ciascuno di noi porta in sé una campana, molto sensibile. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona e mi auguro che il vostro cuore suoni sempre delle belle melodie» (Beato Papa Giovanni Paolo II).
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