Solennità di Pentecoste. Il dono che rinnova la faccia della terra.
«Fra noi e la vita non ci sono e non ci devono essere argomenti
vietati. Il ventilare delle verità invisibili ci permette di addentrarci
fiduciosamente nel canale dell’esperienza, anche in quella che ci porta a
sbagliare o a scorgere sfumature eterne. Tutto è da vivere. Non risparmiamoci
al mistero. A quello che ci sta davanti e a quello che ci arde dentro. Se le
cose esistono, esistono per l’uomo. Perché l’uomo arrivi ad amarle, a farsi
custode e guida di esse. Davanti alle miserie più scoraggianti, ciò che ci dà
coraggio è che abbiamo davanti a noi una porta sempre aperta: quella del cuore
di Dio. Oggi è domenica di Pentecoste. Originariamente, la Pentecoste era la
“festa della mietitura” durante la quale gli Ebrei si recavano al tempio per
offrire le primizie del proprio raccolto. In seguito, diventò la festa del
ricordo della consegna delle Tavole della Legge a Mosè sul monte Sinai. Con
Gesù invece la discesa dello Spirito consacrò il gruppo dei discepoli in
Chiesa. In questo giorno la liturgia ci ricorda in fondo che a Pentecoste Dio
santifica la sua Chiesa, e con essa ogni popolo e nazione, diffondendo ai confini della terra i doni dello Spirito Santo che sono armi potenti
di luce invincibile. Ed ecco, li elenco per entrare nel significato pieno: La Sapienza è il dono che ci fa contemplare l'eterna Verità che è Dio, che ci
irradia di cielo il cuore. L’Intelletto è il dono che abilita la nostra
ragione a superare i suoi limiti e a conoscere gli abissi che pensava
invalicabili con le sue sole forze. Il
Consiglio è il dono che ci
permettere di discernere e di compiere atti giusti e veri nel rispetto del
prossimo. La Fortezza è il dono che ci aiuta a perseverare
nel bene senza scoraggiarci del male, delle ingiustizie, a restare forti anche
in mezzo alle tempeste. La Scienza è il dono che ci consente di
finalizzare tutte le cose pensate, scelte e operate. La Pietà è il dono
col quale preghiamo Dio e ci affidiamo al suo soccorso. Il
Timor di Dio è il dono che ci ricorda di non offendere Dio
che ci ama, a non vacillare nel servirlo. Sono sette scrigni che
possiamo schiudere e a cui possiamo schiuderci, in cui possiamo riconoscerci
possessori di beni indicibili, di tesori eccelsi, di offerte insuperabili. Tali
carismi sono in verità gli aiuti che ci vengono direttamente da Dio,
soprannaturali, e ce li elargisce perché ritroviamo la strada di casa, perché
possiamo amare, credere e sperare con la sua forza, nel suo nome.
Una solennità importante questa di
Pentecoste, perché ci rivela che “Dio è Colui che è”. Lo Spirito Santo è con
noi nei momenti di caduta e d’incertezza, per metterci di nuovo in piedi, per
confermarci nell’avventura dell’amore. E’ sempre lì a spronarci per non farci
serrare il cuore alle nuove possibilità. “In noi si effonde. In noi discende”.
E’ questo il movimento espresso dallo Spirito nelle nostre vite. E’ Dio che ci
attira a sé. Se solo comprendessimo quale miracolo si compie nell’invocare lo
Spirito: “Veni, Sancte Spiritus!”.
Vieni, abbiamo da ospitarti, abbiamo da vivere, abbiamo da donarci. Chi è lo
Spirito se non l’Amore! L’amore senza il quale, però, ogni cosa si sgretola,
dove se manca l’uomo appare privo di orientamenti e di gusto della vita, perché
non è più in grado di sentire né di cercare Dio. “Veni, Sancte Spiritus!”, vogliamo metterci nelle tue mani come
pezzetti di pane per sfamare i nostri fratelli che patiscono la fame e la sete.
Fa che diventiamo un raggio della tua luce in mezzo alle tenebre che hanno
rubato al cuore dell’uomo il sogno della fratellanza. “Veni, Sancte Spiritus!” Facci ritrovare chi si è lasciato rubare la
speranza, per abbracciare la sua nudità e alleviare le sue pene d’esilio. “Veni, Sancte Spiritus!”, come sole
radioso aiutaci a squarciare la fitta nebbia della corruzione che imprigiona le
coscienze umane. Serviti di noi per consolare, per dare riparo a chi non ha
tetto, per riscaldare chi è vittima della gelida lama del male, per trasformare
il deserto in giardino, il pianto in gioia, la solitudine in cammino condiviso.
“Veni, Sancte Spiritus!” a
rischiararci e a far regnare Dio sopra tutte le cose perché la carità non
muore. Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Spazza via le
oppressioni, perdona le offese e rimani nel nostro intimo perché così
trabocchiamo di silenzio e di purezza di fronte alla pace che viene da Te e
diventiamo missionari del tuo fuoco d’amore soprattutto alle periferie del
mondo, dove tanti fratelli vengono emarginati e dimenticati. “Veni, Sancte Spiritus!”. Facci scegliere
le cose che sono le più deboli e le più semplici perché così possiamo
confondere il potere cieco di fronte al grido dei piccoli. Fa che possiamo disarmare
l’orrore causato dalle armi, lasciando fare a te ciò che non possiamo con le
nostre poche forze. “Veni, Sancte
Spiritus!”. Riordina la terra, porta a compimento le promesse divine
nell’umano, cambia il rigore in carezze, mieti le nostre presunzioni, risana le
anime infette, spezza il cuore di pietra con un fascio luminoso della tua
bontà, somma dolcezza che mentre attendiamo tutto, tutto ci doni».
+p.GianCarlo
Bregantini, vescovo
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