Operazione
di Polizia Giudiziaria “PENSA”: n. 6 ordinanze di esecuzione di misure
cautelari (di cui due in carcere e quattro ai domiciliari) e 8 denunciati a
vario titolo per concorso in spaccio di stupefacenti, rapine, lesioni
aggravate, minacce; inoltre 14 decreti di perquisizione personale e domiciliare
in Campobasso, Lucera e Roma
Spaccio, rapine, ma anche lesioni aggravate e minacce. Dalle prime luci dell’alba di questa mattina, venerdì 8 marzo, è in corso una vasta operazione congiunta.
Polizia e Carabinieri ancora una volta insieme per l’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Campobasso con la quale si è arrivati alle sei misure cautelari di oggi. Due in carcere e quattro ai domiciliari, ma a essere in corso sono numerose perquisizioni domiciliari. 14 sono, infatti, gli indagati di un’indagine che è andata al di là dei confini regionali e, oltre al capoluogo molisano, si è concentrata tra Lucera e Roma.
Un giro di cocaina e di soldi provenienti da rapine ed estorsioni, molto spesso anche a carico degli stessi tossicodipendenti.
I dettagli saranno resi noti dagli inquirenti nel corso di una conferenza stampa che si terrà questa mattina negli uffici di via Tiberio.
A una settimana esatta dagli arresti delle famiglie campobassane che avevano messo in piedi due case dello spaccio tra via Romagna e via Toscana, l'allarme droga torna prepotentemente alla ribalta e chiede alla città di interrogarsi su un'emergenza sociale.
LA CONFERENZA STAMPA
Questa mattina
la Polizia di Stato e l’Arma
dei Carabinieri, a completamento di una complessa attività di indagine
coordinata dalla Procura della Repubblica di Campobasso, hanno eseguito sei
misure cautelari di cui due in carcere e quattro ai domiciliari per i reati in
oggetto, emesse dal GIP del Tribunale. Inoltre, hanno eseguito 14 decreti di
perquisizione personale e domiciliare a carico di tutti i quattordici indagati
nel procedimento penale, nelle città di Campobasso, Lucera e Roma.
Gli arrestati in carcere sono DI BARTOLOMEO Michele di anni 25 e MASELLI Andrea di anni
19, entrambi campobassani, mentre ai domiciliari sono finiti C.A. anni 21 della provincia di Campobasso, F.D.
anni 26, V.A. anni 30 e P.L. anni 50, questi ultimi di Lucera (FG).
L’indagine della Squadra Mobile è partita
nell’agosto 2018 a seguito di una rapina a mano armata compiuta in città, da
due soggetti travisati, ai danni di una coppia di giovani allo scopo di
derubarli di un orologio Rolex e di un’autovettura nella notte del 22 agosto.
Nello specifico due giovani con passamontagna aggredivano in strada una coppia
di fidanzati appena uscita da un locale del centro cittadino. Il ragazzo veniva
colpito con calci e pugni e trascinato fuori dal suo veicolo e derubato di un Rolex.
I rapinatori cercavano inoltre di impossessarsi della macchina, non riuscendovi
grazie alla reazione della ragazza che, intuita l’intenzione, gettava le chiavi
dell’auto tra le macchine parcheggiate.
Le indagini della Polizia di Stato si sono
incentrate sin da subito su due ragazzi campobassani entrambi con precedenti
per spaccio di stupefacenti, di cui uno, DI BARTOLOMEO, di maggior spessore
criminale, noto alle forze dell’ordine per vari precedenti per reati contro la
persona, il patrimonio, arrestato anche in Romania in flagranza del reato di
rapina in concorso ai danni di una gioielleria.
Quest’ultimo, sottoposto a sorveglianza speciale di
P.S. con divieto di uscire di casa dalle 20.00 alle 07.00 e di accompagnarsi
con pregiudicati, sistematicamente violava la misura per gestire i suoi
traffici di droga, anche con l’ausilio dei genitori non conviventi e separati;
la madre addirittura accompagnava il figlio anche nei rifornimenti e nella
vendita (non avendo il giovane la patente di guida perché ritiratagli), il
padre lo aiutava nel nascondere le ingenti somme di denaro di provenienza
illecita, invogliando il figlio anche a presentare istanza per ottenere il
reddito di cittadinanza.
Nel giro di alcuni mesi, lo stesso ha posto in
essere due rapine picchiando le persone offese, ha ipotizzato la commissione
almeno di altre tre rapine, ha spacciato droga senza soluzione di continuità
guadagnando anche due – tremila euro al giorno, ipotizzando come riciclare il
denaro provento dell’attività illecita; ha inoltre addirittura pensato di
comprare una pistola da usare contro un poliziotto. Nella perquisizione
effettuata nella mattinata odierna, presso la sua abitazione, sono stati
rinvenuti e sequestrati circa 90.000 euro in contanti, ritenuti provento di
attività illecita e sui quali sono in corso ulteriori approfondimenti.
L’attività investigativa, svolta anche attraverso
strumentazione tecnica, consentiva di ricostruire un giro di spaccio di
sostanze stupefacenti, con approvvigionamento della droga dalla vicina
provincia di Foggia.
I servizi di appostamento consentivano di
intercettare numerosi acquirenti di stupefacente (ai quali veniva contestato il
consumo) e di risalire ai canali del rifornimento con numerosi sequestri di droga.
Nell’attività di spaccio, scattavano vere e proprie
minacce ed estorsioni in danno dei clienti che tardavano a saldare i debiti.
Inoltre, per procurarsi ulteriore droga senza intaccare le riserve di denaro
occultate, si pianificavano ulteriori rapine.
I fornitori pugliesi della sostanza stupefacente,
oggetto di ordinanza restrittiva ai domiciliari, sono soggetti già in passato
colpiti da misure cautelari.
All’indagine condotta dalla Squadra Mobile si
affiancava un’altra condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia
Carabinieri di Campobasso, a seguito di una rapina in abitazione ai danni di
una cittadina brasiliana, avvenuta lo scorso 23 gennaio in questo Capoluogo,
per la quale venivano deferiti all’A.G. 4 degli indagati.
Durante le indagini, si acquisivano inoltre elementi
in ordine ad un’altra rapina commessa nel luglio 2016, con identiche modalità, da
alcuni di loro nei confronti della stessa donna.
Uno degli arrestati, MASELLI, tra gli autori della
rapina del gennaio 2019 si presentava nei giorni seguenti con il proprio
avvocato alla Caserma dei Carabinieri di Campobasso, rendendo dichiarazioni contro
i complici e cercando di scagionarsi dalle connesse responsabilità. Tuttavia la
confessione risultava solo un tentativo maldestro di inquinare le prove che
l’attività investigativa restituiva nella reale portata, difforme da come
rappresentata dal reo confesso.
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