GIOVANI GIOVANOTTI
GIOVINASTRI 20.1
PROGRAMMA
10 settembre 2014
AREA EX ONMI
ore
18,00 – INCONTRO CON PHILOPAT curatore mostra BAHP, GIL
ore
21,00 - Film – Solo gli amanti sopravvivono
Tutti i giorni dalle 18,00 alle 24,00:
ore 18,00 - 24,00 Dj
set – Blow up
ore 18,00 - 24,00
Mercatini a tema
ore 18,00 – 24,00
Mostra IO C’ERO GGG 93-96
ore 10,00 –
13,00/17,00-20,00 - Mostra “BAHP Beat Hippy Autonomi Punk”
INCONTRO CON PHILOPAT
curatore della mostra “BAHP, Beat Hippy Autonomi Punk”
sulla storia delle quattro controculture che
hanno rivoluzionato il modo di leggere e vivere il mondo
10 settembre ore 18,00
Sala 1 ex GIL
Autore e
curatore della mostra sulla storia delle
quattro controculture che hanno rivoluzionato il modo di leggere e vivere il
mondo, Marco Philopat, incontrerà i visitatori della “BAHP, Beat Hippy Autonomi Punk”, mercoledì 10 settembre alle ore 18,00 nella
Sala 1 della GIL, in via Milano, a Campobasso,.
La Mostra, aperta
al pubblico dal 9 settembre, racconta, attraverso 126 pannelli, le controculture e i movimenti che
dagli anni Cinquanta hanno rivoluzionato
il modo di vivere della società contemporanea.
“Una mostra sulle controculture e i movimenti che a partire
dagli anni Cinquanta hanno popolato la nostra vita, che hanno segnato il tempo
e sognato di andare fuori dal tempo, che hanno stravolto il modo di vivere e
quindi anche la politica, che hanno tentato di separarsi
dalle separazioni per allargare
l’area della coscienza e assaltare
il cielo”. Questo il senso che il curatore, Marco Philopat, dà
alla mostra, risultato di una lunga ricerca in infiniti archivi.
Marco
Philopat, scrittore studioso di cultura underground , ha aderito nel 1977 al movimento punk italiano diventandone uno dei più
profondi conoscitori e animatori. Nel 1979, con il suo gruppo HCN partecipò
alla prima ondata punk rock italiana e nel 1982 fu
uno dei fondatori del Virus di Milano.
Incontrare il pubblico e approfondire le
sensazioni che emergono dalla lettura dei pannelli è una sua abitudine. Sin dal
primo allestimento, presentato all’ottava edizione del festival “Invasioni” di
Cosenza nel luglio 2005, Philopat ha sempre affiancato alle esposizioni una
serie di dibattiti a tema.
Ore
21,00
Sala
Alphaville
SOLO
GLI AMANTI SOPRAVVIVONO
di Jim Jarmusch, 2014
|
Adam colleziona
chitarre d'epoca e compone pezzi di musica elettronica, che i fan ascoltano
appostati sotto la sua casa di Detroit, dalla quale pare non uscire mai. Eve
vive a Tangeri, tra stoffe pregiate e libri in tutte le lingue, e trascorre
le nottate in compagnia di Christopher Marlowe nel "Café Mille Et Une
Nuits". Adam e Eve sono colti, bellissimi e vampiri. Osservatori
privilegiati del divenire del nostro mondo, si muovono cercando di farsi
corrompere il meno possibile dalle brutture del presente, cibandosi soltanto
di sangue raro di laboratorio, apprezzando il silenzio e la compagnia
reciproca. Adam, solitario e sensibile, chiuso nella sua roccaforte nella
città simbolo della musica ma anche delle macerie del capitalismo, sta
cedendo alla malinconia più oscura, al lamento funebre, al refrain senza fine
uguale a se stesso. Tocca alla donna, anima più aperta e trasformista, forse
anche più edonista e impermeabile, intraprendere il viaggio notturno che non
può mancare all'appello in ogni pellicola del regista di "Night on Earth"
e "Mistery Train".
Solo chi ama rimane vivo; chi sa amare letteralmente per sempre, chi rispetta il mondo che abita, la sua arte, la letteratura, il progresso della scienza, il suono dei nomi. Gli altri, quelli che credono di essere vivi solo perché batte loro il cuore, quelli che hanno perso il gusto, lo sguardo e il dizionario, sono creature noiose e pericolose. Sono loro - i cosiddetti esseri umani - i veri cannibali, gli zombie: gente che si sveglia sempre troppo tardi, che usa e getta, immemore del passato, incurante del futuro, impantanata in un presente più che mai buio, anche e soprattutto alla luce del sole. Jarmush politico, Jarmush esteta, Jarmush notturno, Jarmush rock. Jarmush puro. Con Solo gli amanti sopravvivono il più elegante e sottilmente spiritoso dei registi indipendenti americani gira un elogio dell'artificio artistico come prova di reale umanità, oltre che un'ispiratissima ballata romantica, capace di raccontare ancora l'amore come un'esperienza piacevolmente debilitante, che fa vacillare le ginocchia e girare la testa come gira la puntina sul giradischi, come gira il sangue che scende nell'imbuto, come l'effetto di una droga pesante. "F unnel of love" gracchia splendidamente il pezzo di apertura. Perché allo snobismo divertito dei nomi in codice, dell'allusione agli altri vampiri illustri, delle citazioni e delle battute sul talento che non rima mai con successo, corrisponde un trattamento dell'argomento amoroso tutt'altro che snob, leggero e discreto come la camminata di Tilda Swinton e intriso di sincera empatia e lunare post-romanticismo. |
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