di Marco Boleo
La conferenza annuale di Jackson Hole, ulteriori considerazioni
(da EUROPA POPOLARE)
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La conferenza annuale di fine estate della Federal Reserve di Kansas City, organizzata a Jackson Hole nel Wayoming, è stata sempre teatro di annunci da parte dei Governatori delle Banche Centrali sulle strategie di politica monetaria che avrebbero messo in campo nei mesi successivi. La stessa cosa è avvenuta puntualmente quest'anno. Due anni fa Bernanke lanciò il 'Quantitative Easing' per cercare di abbassare il tasso di disoccupazione visto il mandato assegnatogli. Quest'anno chi ha preso il suo posto, Janet Yellen, ha dovuto fornire chiarimenti sulla fine del Quantitative Easing (QE) e sulla tempistica del rialzo dei tassi d'interesse. Il Presidente della BCE Mario Draghi, invece, avrebbe dovuto tirare fuori dal cilindro qualche effetto speciale per cercare di contrastare i venti della deflazione che spirano sul vecchio continente. Secondo quanto riportano le cronache ed i documenti ufficiali: mentre la Yellen si è limitata ad illustrare le buone performance del mercato del lavoro americano, restando vaga sulla durata del 'periodo considerevole' tra la fine del Quantitative Easing ed il rialzo dei tassi d'interesse, Draghi rubandole la scena e stupendo non poco gli addetti ai lavori ha rotto gli indugi presentando una strategia di attacco estraendo dalla sua faretra tre frecce.
Finora l'Istituzione di Francoforte era stata accusata di aver reagito con velocità insufficiente al possibile rischio deflazionistico emergente nell'eurozona. Nel suo discorso, come ha ben evidenziato il commentatore del Financial Times Gavyn Davies, Draghi ha delineato un modello macroeconomico di riferimento che è notevolmente simile al nuovo schema keynesiano che è dominante presso la Fed. Infatti, come ha osservato lo stesso Presidente della BCE, molti degli elementi chiave del suo discorso e di quello della Yellen sembrano in gran parte complementari. Anche se questa somiglianza era emersa da un po' di tempo negli studi del dipartimento di ricerca economica della BCE, non era mai stata evidenziata con tanta chiarezza nelle dichiarazioni di un Presidente della BCE. Nel modello sottostante alla presentazione di Draghi, vi è una netta distinzione tra la curva di domanda aggregata e quella di offerta aggregata dell'economia. C'è stato insomma un riconoscimento quasi esplicito che la domanda aggregata nell'eurozona attualmente è al di sotto di quella necessaria. Per la prima volta ha riconosciuto che l'economia europea sta affrontando una trappola della liquidità, con tassi nominali vicini al limite inferiore pari a zero. La cosa più interessante è che Draghi ha suggerito una serie di misure di policy che fino alla Jackson Hole di quest'anno, vista l'ortodossia della BCE, nessuno avrebbe potuto prevedere. La 'prima freccia' è che in presenza di un vuoto di domanda aggregata, mentre i tassi di interesse sono vicini al limite inferiore pari a zero, secondo Draghi, va riconsiderato, l'orientamento generale della politica fiscale nell'eurozona. Egli ha fatto altresì riferimento alla condizione che gli Stati Uniti avevano beneficiato dei programmi di quantitative easing e della politica fiscale espansiva, in modi che non erano disponibili per l'eurozona visto che nel vecchio continente la stretta fiscale era stata necessaria per ripristinare la fiducia nei mercati finanziari nelle economie attanagliate dalla crisi. La 'seconda freccia' del piano di Draghi è, invece, un richiamo abbastanza convenzionale per la BCE: accelerare le riforme strutturali nei mercati del lavoro e dei beni volte a migliorare il lato dell'offerta dell'economia e creare le condizioni per una crescita più rapida a lungo termine, in presenza di uno stimolo alla domanda aggregata. L'importanza di queste misure dal lato dell'offerta viene spesso sottovalutata dai critici dell'operato della BCE che si concentrano solo sul lato della domanda. Ma come sanno gli affezionati lettori di questo sito bisogna agire sui due lati visto che l'offerta e la domanda sono come le lame di una forbice non si sa mai quale taglia per prima la carta. La terza freccia è la politica monetaria? Su questo strumento Draghi si è limitato ad osservare che le politiche non convenzionali, compreso l'allentamento quantitativo (il QE), potranno essere utilizzate dal Board della BCE, qualora fossero ritenute necessarie.I mercati potranno interpretare le sue parole come una semplice minaccia, ma andrebbe tenuto in debito conto quello che ha detto sulle aspettative di inflazione, 'a braccio', visto che non era presente nel testo. Dalle sue parole emerge tra le righe che la sua non è solo una mera minaccia. Per chiudere le due grandi idee che hanno animato il discorso di Draghi: la prima è che la BCE farà di più per arrestare il calo dell'inflazione. La seconda è che la BCE probabilmente non potrà farlo da sola e per questo andrebbe utilizzata anche la leva fiscale in chiave espansiva. Staremo a vedere.
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