FRATTURA:MARCINELLE CI COMMUOVE
262 VITTIME : 136 ITALIANE DI CUI 7 MOLISANI
MARCINELLE - BOIS DU CAZIER |
Nella tragedia di
Marcinelle, il più grande lutto minerario che commemora la nostra Europa, ci
sono tutte le pesanti ingiustizie legate al mondo del lavoro e, alla fine, alla
vita stessa.
C’è il dolore del
sacrificio profondo, affrontato e sopportato nella speranza di un piccolo
riscatto che il salario all’epoca forse poteva garantire. C’è la morte di chi
lavora senza tutela. C’è un verdetto, per quella morte, che assolve i ricchi e
punisce i poveri.
Marcinelle è la storia
dell’emigrazione, quella legata alla disperazione, all’illusione e al coraggio
di partire senza mezzi, senza conoscenze, ignari della lingua, inconsapevoli di
qualsiasi diritto, solo perché in quel posto, qualcuno ti dice, c’è lavoro. E
poco importa se estremo, impensabile, durissimo, come scavare, finire, sudare e
respirare sottoterra.
Oggi Marcinelle con il
buio delle sue miniere viaggia ancora sui barconi che affrontano il
Mediterraneo e troppo spesso non conoscono approdo.
Marcinelle, che ci
commuove per la morte di 262 minatori di 12 nazionalità, che ci fa piangere per
le nostre 136 vittime italiane di cui sette molisane, impone a tutti noi,
talvolta lontani e distratti, di fermarci a riflettere, tutti insieme,
sull’insegnamento che ci viene dal passato. Marcinelle come l’olocausto del
mondo operaio. Come l’olocausto della sicurezza non garantita sul lavoro. Come
l’olocausto dell’integrazione negata agli immigrati. Gli extracomunitari morti
l’8 agosto del 1956 nella miniera belga erano i nostri concittadini italiani, i
nostri parenti molisani. Ci basta questo a spingerci all’abbraccio che dobbiamo
a chi viene da noi senza sapere la nostra lingua, senza identità, senza voce,
senza pretese, ma con la sola illusione di guadagnare qualcosa.
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