Mostra Pasquale Napoli, ‘boom’ di presenze per
l’inaugurazione.
Inaugurazione
da incorniciare per la mostra di Pasquale Napoli. L’apprezzato scultore
molisano, nativo di Mirabello Sannitico, da cinque giorni espone i suoi lavori
nella sala AxA della Palladino Company. La serata dedicata all’apertura
ufficiale, condita dalla presentazione del critico larinese Antonio Picariello,
ha visto segnare sull’ipotetico registro delle presenze oltre centoventi firme.
Un’affluenza che trova la scontata risposta nel grande interesse mostrato dai
molisani verso i propri figli più illustri e creativi, siano essi in rampa di
lancio, oppure affermati, o ancora affermati ma ancora affamati in quanto a
tecniche ed esperienze artistiche, come nel caso di Napoli. Il protagonista de ‘Il senso evolutivo nel segno scultoreo’, questo il titolo dato
all’esposizione, si è mostrato in ottima forma, fiero ma umile, lucido ma sensibile
al punto giusto. L’emozione lo ha sopraffatto nel momento più atteso, quello
della presentazione da parte di Picariello. Tante belle parole per descrivere
un’artista che ha il grande merito di non cullarsi sulle forme ondulate che ne
hanno ‘scolpito’ il fortunato segno distintivo. Napoli ha ascoltato e poi,
comprensibilmente carico d’emozione, ha detto: ‘Vi ringrazio tutti, mi avete fatto felice’.
Al cospetto dello
scultore, una platea di intenditori d’arte, colleghi, amici, soprattutto
architetti e amministratori passati e presenti. Napoli ha fatto breccia
nell’immaginario comune dei molisani. Il suo codice estetico non è affatto
segreto: in molti lo riconoscono e lo apprezzano. Campobasso è tappezzata di
opere con il marchio Np (Napoli Pasquale, appunto), opere grandi, come quella
che svetta nell’aiuola antistante il terminale degli autobus o quelle
bellissime, più ridotte nelle dimensioni, presenti nei corridoi di Palazzo
Moffa o in quelli della Soprintendenza. Ma anche opere che, purtroppo, sono state
oscurate dal degrado, come quella, di stampo ‘boccioniano’, che si innalza tra
le erbacce del PalaVazzieri, sporcata dai segnacci di graffitari senza basi
culturali. Un peccato per l’arte e un cruccio per chi la ama. A quasi ottant’anni, Napoli è ancora
saldamente in trincea armato di martello pneumatico e di idee nuove per la sua
tipologia d’arte. Quella del ‘non finito’, quasi a pettinare la pietra per
ritrovarne l’essenza geomorfologica, è la sua scommessa più grande. A giudicare
dal boom di presenze dell’inaugurazione e dalla costante affluenza dei giorni
successivi, il maestro campobassano ha messo d’accordo ancora una volta tutti:
i suoi estimatori, vecchi e nuovi, e la sua presente coscienza di artista.
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