venerdì 7 settembre 2012

CAMPOBASSO.Mostra di PASQUALE NAPOLI nella sala AxA della Palladino Company.

Campobasso 7 settembre 2012


Mostra Pasquale Napoli, ‘boom’ di presenze per l’inaugurazione.


Inaugurazione da incorniciare per la mostra di Pasquale Napoli. L’apprezzato scultore molisano, nativo di Mirabello Sannitico, da cinque giorni espone i suoi lavori nella sala AxA della Palladino Company. La serata dedicata all’apertura ufficiale, condita dalla presentazione del critico larinese Antonio Picariello, ha visto segnare sull’ipotetico registro delle presenze oltre centoventi firme. Un’affluenza che trova la scontata risposta nel grande interesse mostrato dai molisani verso i propri figli più illustri e creativi, siano essi in rampa di lancio, oppure affermati, o ancora affermati ma ancora affamati in quanto a tecniche ed esperienze artistiche, come nel caso di Napoli.  Il protagonista de ‘Il senso evolutivo nel segno scultoreo’, questo il titolo dato all’esposizione, si è mostrato in ottima forma, fiero ma umile, lucido ma sensibile al punto giusto. L’emozione lo ha sopraffatto nel momento più atteso, quello della presentazione da parte di Picariello. Tante belle parole per descrivere un’artista che ha il grande merito di non cullarsi sulle forme ondulate che ne hanno ‘scolpito’ il fortunato segno distintivo. Napoli ha ascoltato e poi, comprensibilmente carico d’emozione, ha detto: ‘Vi ringrazio tutti, mi avete fatto felice’. 
Al cospetto dello scultore, una platea di intenditori d’arte, colleghi, amici, soprattutto architetti e amministratori passati e presenti. Napoli ha fatto breccia nell’immaginario comune dei molisani. Il suo codice estetico non è affatto segreto: in molti lo riconoscono e lo apprezzano. Campobasso è tappezzata di opere con il marchio Np (Napoli Pasquale, appunto), opere grandi, come quella che svetta nell’aiuola antistante il terminale degli autobus o quelle bellissime, più ridotte nelle dimensioni, presenti nei corridoi di Palazzo Moffa o in quelli della Soprintendenza. Ma anche opere che, purtroppo, sono state oscurate dal degrado, come quella, di stampo ‘boccioniano’, che si innalza tra le erbacce del PalaVazzieri, sporcata dai segnacci di graffitari senza basi culturali. Un peccato per l’arte e un cruccio per chi la ama.    A quasi ottant’anni, Napoli è ancora saldamente in trincea armato di martello pneumatico e di idee nuove per la sua tipologia d’arte. Quella del ‘non finito’, quasi a pettinare la pietra per ritrovarne l’essenza geomorfologica, è la sua scommessa più grande. A giudicare dal boom di presenze dell’inaugurazione e dalla costante affluenza dei giorni successivi, il maestro campobassano ha messo d’accordo ancora una volta tutti: i suoi estimatori, vecchi e nuovi, e la sua presente coscienza di artista.

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