Riflettere sul ruolo delle regioni e ripristinare i controlli preliminari di legittimità del Ministero degli Interni.
di Michele Petraroia
Il macroscopico errore del Tg 1 circa i costi dei gruppi consiliari della
Regione Molise che sono pari a 2 milioni annui e non a 13,7 non cancella
l'obbligo di riflettere sul ruolo delle Regioni, sull'efficacia della loro
azione amministrativa e sull'utilità di mantenere in vita organi istituzionali
che mostrano limiti di efficienza in un contesto di carenza di controlli e di
degrado crescente. In particolare le regioni più piccole scontano un rapporto
matematico tra i costi degli apparati ed il numero degli abitanti che le
collocano in testa alle classifiche degli sprechi. Ipotizzare in un macro
contesto europeo la competizione del Molise o della Basilicata con la Baviera,
la Catalogna o il Nord-Reno Westfalia, è semplicemente paradossale. Nel corso
di un confronto moderato dal giornalista del Tg 1 Attilio Romita a Telese Terme
sul rilancio del Mezzogiorno promosso dalle ACLI, ho sollevato perplessità su
un modello regionalista che ha moltiplicato per venti, i tratti peggiori della
burocrazia ministeriale romana, con strutture faraoniche, sedi all'estero e
manie di grandezza inversamente proporzionali all'efficacia dell'azione
amministrativa degli Enti. Aver concentrato tutti i poteri nelle mani di un
Governatore in un contesto in cui sono scomparsi i controlli preliminari presso
le Prefetture sugli atti delle Regioni ha consentito la nascita di mostruose
macchine del potere avulse da rendicontazioni democratiche. Il degrado
morale che ha contrassegnato un ventennio di ipocrisie ha zittito le rare
resistenze culturali di quelle nicchie politiche, sociali e civili che mal
sopportavano l'assenza di regole, di etica della responsabilità e di senso del
dovere. Dalle pagine nere del Lazio si esce con la consapevolezza che bisogna
riflettere sul ruolo delle regioni, ridisegnandone i confini per macro-aree,
ripristinando i controlli di legittimità, prevedendo una supervisione capillare
della Corte dei Conti e un monitoraggio permanente di Organi di Vigilanza
nominati dal Parlamento. In largo anticipo sugli eventi scandalosi di questi
giorni ho sostenuto la fusione del Molise con Marche ed Abruzzo, ai sensi
dell'art. 132 della Costituzione, azzerando gli enti sub-regionali, istituti,
agenzie e consorzi in cui si annidano sacche clientelari che pesano sulla
competitività delle imprese. Nella costituenda Regione della Marca Adriatica,
di 3,5 milioni di abitanti, il Molise può conservare una sola provincia,
sciogliere le società partecipate, dare vita a 17 Unioni dei Comuni che
gestiscono i servizi associati dei comuni e superare le Comunità Montane. Una
macchina amministrativa snella, efficiente, meno onerosa per i contribuenti e
più agile, che riduca le distanze coi cittadini e reinvesta i risparmi di spesa
pubblica sul lavoro, sul sociale, sulla scuola e sulla sanità. Questa è la
sfida di prospettiva se si intende alzare il livello del confronto. Altrimenti,
come la storia ci insegna, cambieranno le sigle dei partiti, muteranno le
persone, ci sarà un'alternanza di governo, ma la sostanza resterà immutata con
un peso ridondante della politica, scarsa trasparenza e poca efficacia
istituzionale.
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