Al professor Domenico Salvatore, docente e ricercatore dell’Università “Federico II” di Napoli, è stato conferito il premio oncologico “Giovanni Falcione” 2015
Questo ed altri argomenti sono stati discussi, da alcuni dei
maggiori esperti di rilievo nazionale ed internazionale, nel corso del’ Convegno “Le patologie endocrino-metaboliche – approccio
clinico-chirurgico e nuovi orizzonti terapeutici” che si è
tenuto il 26
giugno 2015 presso la
Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II”.
Nel corso dei lavori è stato consegnato al professor Domenico Salvatore, professore di
Endocrinologia all’Università di Napoli e stimato ricercatore, il premio
oncologico “Giovanni Falcione” 2015, per l’impegno profuso a favore delle
ricerca scientifica collegata ad un’attività clinica di notevole rilievo. A
consegnare il premio Lina Falcione, sorella del magistrato
prematuramente scomparso all’età di 51 anni.
I tumori della tiroide non sono tutti uguali, spiegano gli
esperti, accanto ai più frequenti tumori differenziati (carcinoma papillare e
follicolare), cioè formati da cellule molto simili alle normali cellule
tiroidee, vi sono i più rari carcinomi midollari e quelli anaplastici, più
aggressivi localmente e con una spiccata tendenza a dar luogo a metastasi. Per
tutti, comunque, l’intervento chirurgico di asportazione della tiroide
(tiroidectomia) è il primo e più efficace provvedimento terapeutico. Oggi
quello che resta un intervento delicato presenta molti meno rischi rispetto al
passato, e assicura nella quasi totalità dei casi non soltanto la remissione
ma, se associato ad altre terapie, la
guarigione completa. Un tempo l’intervento, a causa della posizione molto
delicata della ghiandola, comportava grandi rischi per la voce e la
respirazione, e poteva dare luogo a pericolose emorragie. “Oggi si tratta di eventi rarissimi per due ordini di motivi” sottolinea
il dottor Pietro Princi, Chirurgo
Endocrino in Fondazione e promotore dell’evento “Fino a qualche anno fa il gozzo era molto diffuso e l’intervento di
tiroidectomia veniva fatto quasi in tutti gli ospedali. Negli anni questi
interventi sono diminuiti, e con essi anche l’esperienza di molti chirurghi:
per questo oggi si preferisce fare riferimento a ospedali e chirurghi che
abbiano un’esperienza specifica, perché è stato dimostrato che i migliori
risultati con i minori rischi per il paziente si hanno se nell’ospedale si
fanno almeno 50 interventi sulla tiroide in un anno (la Fondazione “Giovanni
Paolo” si attesta su circa 180 Interventi in un anno, al pari di importanti
Centri nazionali).
Meno centri, quindi, ma più esperti. Accanto al fattore umano
ce n’è poi un altro che ha contribuito grandemente a migliorare gli esiti della
chirurgia: quello tecnico. Tra i nuovi strumenti utilizzati un innovativo
strumento diagnostico non invasivo, chiamato nerve-monitoring, che aiuta a
preservare i nervi laringei durante l’intervento. Questa moderna
apparecchiatura facilita l’identificazione precoce del nervo laringeo,
riducendo al minimo il rischio che questo possa subire danni; inoltre evidenzia
l’esistenza di varianti anatomiche e aiuta nella dissezione del nervo. Il
principio di funzionamento del nuovo strumento è molto semplice, in quanto il
sistema consente di eseguire un monitoraggio continuo dei nervi di cui il
chirurgo vuole preservare integrità e funzionalità. Un allarme sonoro avvisa il
chirurgo ogni volta che il nervo viene sollecitato.
Come spiega dottor Princi “Il
Nerve-monitoring è diventato nel mondo un sistema molto utilizzato durante gli
interventi alla tiroide: nel Nord Europa viene usato nel 70% delle
tiroidectomie, in America nel 40%, in Italia nello scorso anno sono stati
effettuati oltre 2000 interventi con l’ausilio di questo sistema. Il motivo sta
nella necessità di salvaguardare i nervi laringei e di conseguenza il timbro
della voce, che proprio da quei nervi è regolato”.
“Siamo molto soddisfatti della riuscita di questo convegno, sia per la
partecipazione di un numero rilevante di colleghi, sia per l’alto profilo delle
relazioni” conclude il dottor Princi “rivolgo
un ringraziamento a tutti coloro che sono intervenuti, in particolare ringrazio il Prof. Rocco
Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università
Cattolica, il professor Cannizzaro e
il professor De Palma”.
Nessun commento:
Posta un commento