«Occhi per il cielo, occhi per l’altro»
«Guardarsi intorno e seminare. Non c’è altro impegno che questo
nel mondo! Distribuire il pane della dignità! Difenderlo. Benedirlo. Perché il “pane di tutti è un pane unico”, come
risuona il motto scelto quest’anno per celebrare la Festa di Corpus Domini, con
la consueta tenda eucaristica che noi come diocesi, ormai da sette anni poniamo
nel cuore della città di Campobasso. Segno che veramente l’Eucaristia è rendimento di grazie a Dio nella
condivisione del pane con i fratelli. Perché ciò che
non è partecipato, messo sulla mensa comune, frazionato prima o poi s’inaridisce,
ammuffisce. Esiste, di fatto, per
ciascuno una duplice responsabilità: di presenza e di perseveranza. La prima
riguarda l’esigenza di traghettare la storia col proprio “eccomi”, che diventa
poi lampada accesa che adora e illumina. La seconda è la capacità di restare
saldi, aggrappati ai propri valori, dentro i sismi devastanti delle ideologie
contemporanee che tendono a rimuoverli, contrastando i venti violenti
dell’”inequità”, come la chiama il Papa. Specie
di fronte alla nuova ondata di arresti coinvolti nell’inchiesta su Mafia Capitale.
C’è
bisogno dell’unico, vero Pane! Quale? La carità. Moltiplicarla
è vivere e far vivere. Perché dove c’è carità, lì è possibile costruire una
comunità di uomini e donne dal lievito fertile, dalla coscienza limpida, che,
più si donano più diventano tabernacoli viventi della gratuità di Dio, della
Sua stessa verità che li trasforma. Ed è questa la parola chiave della
solennità di Corpus Domini, che ci permette di interrogarci su cosa è venuto
meno in tutti questi anni anche nella Libia, dove va con urgenza fermato il
traffico di persone e impedito che altre vite siano così calpestate e violate.
La dignità della persona da tutte le parti subisce vessazioni,
profanazioni. Ovunque c’è gemito di disperazione. Ecco perché mi sorge in cuore
questa domanda: quando si deturpa una scultura meravigliosa, chi si ferisce,
chi si umilia, chi si offende? L’autore o l’opera soltanto? La risposta echeggi
nella coscienza di ognuno, per come si ritiene.
Trovo conforto e lo
affido anche a voi con questo versetto che recita così: “Ti adoro con
devozione, o Dio che ti nascondi”. Lo recito ogni giorno. E’ il primo versetto
del canto “Adoro Te devote”, che tanto mi ricorda padre Tarcisio, salito al
cielo da quasi un anno.
La speranza ci chiama all’amicizia, all’unità. Ogni giorno. Perché
la speranza ci aiuta a camminare verso quel compimento definitivo, attraversato
da lacrime e dalla certezza che il mondo, benché talvolta appare così
risucchiato dai suoi stessi fallimenti, sarà ri-attirato al cuore della Verità.
La speranza è quel “luogo” dove chi si è allontanato può ritrovarsi, può
rientrare in una strada di senso e di valore e riconciliarsi col tempo perduto.
Siamo tutti preda di inadeguatezze, di errori, di smarrimenti,
quando non ci chiudiamo alle cose vere, buone e amabili. Ma la posta in gioco
nella vita rimane sempre alta! Se le nostre azioni non sono accompagnate
dall’aiuto di Dio, invano cerchiamo libertà e felicità altrove. Quante volte ci
lasciamo inchiodare al legno della corruzione invece che a quello della Croce!
Quante volte pratichiamo fatalismi, e viviamo come privi di
attesa, di promessa! Quante volte bramiamo autonomie, e poi mendichiamo
attenzioni, legami!
Da tutto ciò ci mette in guardia il grido dei poveri, diventato
nel nostro mondo ormai assordante. Quante volte guardiamo nel loro pianto come
in uno specchio e poi dimentichiamo quanto abbiamo visto, continuando a vivere
come se non ci fossero!
C’è un deserto che avanza! Ma mi rafforza quello che una mistica
spesso ripete nei suoi colloqui spirituali:
Quando la valle è senza sbocco, volgiti al cielo! E’ tutta una questione di sguardo, di occhi che si dissetano alla
luce di Dio. Lo impariamo dinnanzi al Corpo di Cristo sull’altare, scuola di
amore perenne per chiunque si lascia raggiungere lì dove ci sono ferite e
ombre.
Io guardo al Signore e
capisco che la pace viene dal lasciarmi guardare da Lui. Così guardo a me
stesso con misericordia. Quello sguardo poi lo rivolgo ai fratelli e insieme
guardiamo al Signore che ci benedice col suo sguardo di Salvezza ».
+p.GianCarlo Bregantini, Vescovo
Nessun commento:
Posta un commento