giovedì 24 aprile 2014

DE MATTEIS: 25 APRILE

Campobasso 24 aprile 2014

Foto G.Calabrese
“Celebrare la cerimonia del 25 aprile rappresenta per ogni politico un momento di alto spessore socio culturale. Quest’anno, poi, la festa della Liberazione rischia di passare in secondo piano, sia per la concomitanza delle feste pasquali, sia per il ponte con le scuole chiuse, che per motivi elettorali. Ma come presidente della Provincia di Campobasso non ho voluto esimermi dal ricordare l’evento forse tra i più importanti della storia d’Italia, una svolta che ha segnato le sorti del dopoguerra, la fine dell’oppressione nazifascista, la fine del regime dittatoriale e l’avvio di un percorso di preparazione alla democrazia, alla pace ed alla ricostruzione. Un 25 aprile che il Molise ricorda con il sangue dei caduti civili e militari, con il dolore delle famiglie, con i mutilati, con i bambini orfani, le donne vedove, con l’economia in ginocchio, insomma, un Molise che soffrì forse più degli altri la seconda guerra mondiale, proprio perché terra di laboriosi contadini che al ritorno a casa trovarono un territorio devastato. Ultimamente volevo associarmi anche al dolore di quelle famiglie che ebbero a casa i propri cari anni dopo, ancora prigionieri per anni nei campi di sterminio, soldati che tornarono a piedi con la vita segnata; volevo unirmi a quelle famiglie che fecero fatica ad avere anche solo notizie dei familiari al fronte, insomma il mio pensiero va a tutta la popolazione perché nessuno riuscì a restare immune dalla guerra, dalla Rsi e dai disastri del dopoguerra. Un Molise particolare che subì bombardamenti, ma anche drammi sociali derivanti dalla linea Gustav che vedeva l’area del Volturno rientrare, seppur parzialmente, come agro bellico. Proprio di recente, e la storia forse qui ha delle responsabilità, ho avuto modo di ascoltare e di leggere delle aspre ed atroci scorrerie, volgarità e violenze inenarrabili subite nei territori del vicino cassinate, le cosiddette marocchinate. Un 25 aprile, dunque, di riflessione, di sobrietà e di pace che auguro a tutti voi, mentre episodi di guerra o legati alla guerra ed alle missioni continuano ad arrivare dalla Russia, dai nostri marò, dalle spese belliche. Una giornata della Liberazione che mi invita a pronunciare una frase: resistere è amare, amare è resistere. Resistenza fu un nuovo testamento, e di questo abbiamo bisogno oggi come allora. Dobbiamo pertanto riaffermare la dignità delle nostre istituzioni democratiche e repubblicane, così come ci sono state consegnate dalla Resistenza e dai nostri nonni e genitori che hanno lottato per un futuro migliore”.

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