Quel grave vulnus contro il diritto
di Beppe Cipolla
Più che un organo giurisdizionale, la Giunta per le elezioni del Senato sembra una “summa” delegittimata ad affrontare una “questio legittima”. Al posto di esercitare il diritto-dovere di ascoltare la persona in questione, in questo caso Silvio Berlusconi, si è lanciata nell’annunciare la decisione definitiva. Sicuramente non conoscono e non avranno letto l’articolo di Luigi Einaudi sul Corriere della Sera del 3 marzo 1960: “Conoscere per deliberare”. Qualche ben istruito modernista sicuramente mi darà del passatista, ma ne vale la pena.Sicuramente è in malafede o perché non conosce la storia o perché ignora i fondamentali del diritto. La fretta nel deliberare la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi è alquanto sospetta, anzi di più. Solo per il vecchio e stantio livore antiberlusconiano si vuole eliminare il nemico politico per via politica e giudiziaria, una miscela esplosiva per il nostro sistema. Non voler ascoltare ragioni per discutere in Giunta le pregiudiziali, cosa legittima che rientra nei poteri dell’organo parlamentare, ha veramente dell’incredibile perché riduce la sovranità popolare delegata a questi senatori incanalandola verso una decisione squisitamente notarile. Qualcuno dimentica o forse ignora che la giunta è legittimata a sollevare eccezioni di costituzionalità o a ricorrere alla Corte di giustizia di Lussemburgo. Lo dico perché la Corte Costituzionale ha detto in più occasioni che la giunta funziona come un organo giurisdizionale e quindi può sollevare eccezioni come successe nel 2009 quando il Pd sostenne questa tesi. Il nocciolo della questione rimane che è giunto il tempo di rinnovare le istituzioni e di più quello di riformare la giustizia, voltando pagina con una riforma che ristabilisca rapporti sereni tra i vari poteri dello Stato. Con la crisi economica galoppante è inutile per questo Paese vivere in un clima di “livori” giustizialisti, è tempo di guardare avanti in prospettiva europeista ed uscire dalle logiche legate a tanti cavilli bizantini pensando un Paese moderno anche in tema d’immunità con una prospettiva europeista. Quanto successo in Italia, dopo la condanna di Silvio Berlusconi è vergognoso e indegno per un Paese che affonda le proprie radici nella cultura del “Diritto”. Una cosa del genere non si è mai verificata in Francia o in Germania. Con il fatto che siamo in Europa dovremmo guardare alle istituzioni dei Paesi a noi vicini e del Parlamento europeo, dove esistono sistemi che garantiscono non l’impunità, ma l’immunità di chi ha una posizione di rappresentanza generale.Se così non fosse anche personaggi come Giscard, Chirac e Kholl, per non andare né troppo lontano né troppo vicino, avrebbero avuto problemi a causa delle loro vicende giudiziarie nelle quali sono stati coinvolti. Invece, l’azione giudiziaria è stata sospesa perché in questi casi il bersaglio non è l’uomo, ma la funzione che rappresenta. Perché allora non si può fare altrettanto qui in Italia? Siamo nostalgici del tintinnar di manette? La soluzione più logica è quella che si affretti una rappacificazione nazione e si torni a legiferare in favore di una legge che garantisca l’immunità, per tutta la durata del mandato elettorale.È necessario che la giustizia non perda il suo valore, scendendo al rango di una disputa da stadio tra opposte fazioni con innocentisti e garantisti. Occorre uscire dai non sensi e tornare a regolare i rapporti tra i diversi poteri e ordini dello Stato, senza ridursi a guelfi e ghibellini. Continuando su questa strada il rischio palese è quello che la magistratura e il Parlamento perdano il loro prestigio. Si sente il bisogno di una lunga riflessione che deve servire per capire che non servono plotoni d’esecuzione per annientare il nemico, ricordandosi che in politica esiste solo l’avversario e non il nemico, che è arrivato il momento di uniformarsi all’Europa della quale facciamo parte, giustamente, anche in quella, giustizia, che per noi è ancora una grave lacuna.
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