CHIAREZZA SULL’ART. 7
(foto L.Calabrese) |
Sul tanto discusso art. 7 interviene il Consigliere Regionale di Grande
Sud, Salvatore Micone, sostenendo che sulla questione si sta costruendo un
evento mediatico piuttosto che un iter per una opportuna riforma legislativa.
La norma di cui all’art. 7 nasceva come indennità per i “portaborse”
confluendo tuttavia le relative somme, nella originaria previsione dell’art. 7
della legge regionale n. 7/2002, direttamente tra le indennità erogate al
Consigliere senza perdipiù la previsione di un obbligo di rendicontazione dei
medesimi.
Con questa formulazione, la norma si è prestata, nelle passate
legislature, continua Micone, agli utilizzi più disparati da parte dei
Consiglieri dei tanto discussi 2450 euro.
La cosa che oggi sorprende è che ex inquilini di Palazzo Moffa oltre ad
attuali colleghi Consiglieri Regionali, dopo aver incassato per anni tali
somme, finora mai rendicontate, possano oggi fare demagogia sull’argomento, per
il solo fine della ricerca di facili consensi popolari non altrimenti
conquistabili, portando all’esterno del Palazzo un messaggio sbagliato sullo
stesso.
E’ indubbia la necessità di una novella normativa nel senso della
previsione di fondi che debbano essere effettivamente utilizzati per pagare il
personale adibito ad attività di assistenza ai Consiglieri.
Ben venga allora, con questa finalità, la Proposta di Legge
Frattura – Niro che prevede l’istituzione di un’apposita voce nel bilancio
regionale in cui trovino capienza questi fondi senza più assegnare i medesimi
ai singoli consiglieri. Fondi, chiarisce Micone, erogati direttamente dalla
Regione al personale.
Abrogando l’art. 7, infatti, si andrebbe unicamente a togliere a 60
persone la possibilità di trovare un’occupazione nei servizi di assistenza al
Consigliere e non a privare il Consigliere di un’ulteriore voce sulla busta
paga dal momento che nella nuova formulazione i fondi ex art. 7 passerebbero
direttamente dalla Regione ai lavoratori. E oggi credo, conclude Micone, che
anche occupare 60 giovani sia per la Regione Molise e per la crisi che vi incombe un
risultato importante.
“Quindi finiamola col far passare il messaggio che la discussione volge
tra il continuare a percepire o meno da parte del Consigliere Regionale tali
somme perché è bene chiarire che ciò non può più avvenire, in quanto già
acclarato dall’attuazione del DL 174; bisognerà, invece, discutere se tenere in
piedi tale strumento, con un fondo da destinare solo ed esclusivamente al
pagamento ed all’occupazione di circa 60 collaboratori, e tutto ciò è ben
garantito dalla nuova proposta di legge che mi trova d’accordo”.
“Stigmatizzo pertanto l’atteggiamento ostruzionistico di qualche
rappresentante del governo regionale che prova a far cadere tale proposta
perché tanto di tali collaboratori ne potrà usufruire comunque, con altri mezzi
a disposizione, mezzi peraltro molto subdoli, che poi nella discussione in aula
di consiglio evidenzierò per far conoscere alla gente le manifestazioni del
vero potere gestionale che la vecchia politica non vuole mollare”.
“Concludo ponendomi una domanda: perché per alcuni consiglieri, finché le
somme, per anni, erano parte integrante delle indennità e non erano soggette
all’obbligo di rendicontazione andavano bene ed ora che si vuole e si deve
regolamentare tale strumento non sono più oggetto di interesse? Sarà che non ne
beneficia più la propria tasca? Riportiamo l’argomento sul giusto binario,
pensiamo ad un discorso occupazionale, quindi anche economico-sociale e di
effettivo beneficio che validissime professionalità possano apportare
all’attività politico-istituzionale della regione”, argomenta, infine, il
Consigliere di Grande Sud che si manifesta d’accordo con la proposta di legge
che regolamenta finalmente i fondi ex art.7 Legge n.7/2002.
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