NOTA DI MdL ANNA di NARDO RUFFO
I MAESTRI DEL LAVORO DEL MOLISE SI SONO FATTIVAMENTE ADOPERATI PER ONORARE I NOSTRI CONNAZIONALI PROMUOVENDO L’ITER PER LA
CONCESSIONE DELLA STELLA AL MERITO DEL LAVORO “ALLA MEMORIA”.
“Se costui (il
lavoratore), costretto dalla necessità o per timore di peggio, accetta patti
più duri i quali, perché imposti dal proprietario o dall'imprenditore, volenti
o nolenti debbono essere accettati, è chiaro che subisce una violenza, contro
la quale la giustizia protesta”.
“Si esprimeva così nel 1891 Papa Leone XIII nella
famosa “Rerum Novarum”. Un magistero scarsamente ascoltato nella miniera di
Monongah quel 6 dicembre del 1907, quando una tremenda esplosione, causata da
un incidente non ancora del tutto chiarito, pose fine alla vita di almeno 361
minatori, di cui 171 emigrati italiani e 87 provenienti dal Molise. Fu uno
degli incidenti in miniera più grandi della storia in parte dovuto a scarsi standard
di sicurezza. Neanche il numero dei morti è certo perché molti minatori erano
emigrati e forse (come alcuni storici sostengono) non censiti; e come se non
bastasse, pare fossero presenti anche dei minorenni, che ovviamente non erano
annotati sui registri ufficiali. Tanti volti, tante storie, tante speranze, molti
sogni. Un enorme numero di persone legate da un comune denominatore: la necessità
di avere un salario per sostenere le proprie famiglie. Una necessità che li
costringeva ad accettare condizioni anche molto dure, pur di poter
sopravvivere.
Oggi, alle ore 10.30, a 105 anni di distanza, nel
piccolo villaggio di Monongah, una campana suonerà 361 rintocchi per ricordare
quei lavoratori morti. Il tutto in una cerimonia semplice che vedrà in
parallelo in Molise alcune manifestazioni a Campobasso o nei paesi di
provenienza di alcune delle vittime. Ciò accade dal 2007 quando, come Regione
Molise, nel centesimo anniversario dell’incidente, volemmo porre a monumento perenne
di quel sacrificio di alcuni nostri corregionali, una campana della Fonderia Marinelli
nei pressi della Miniera. Non si può dimenticare l’emozione di quel giorno di
inverno di 5 anni fa quando 1500 molisani giunsero nel piccolo villaggio del
West Virginia da tutto il nord America per partecipare alla cerimonia di
inaugurazione del monumento, richiamati da un legame identitario e di sangue
che li faceva essere compartecipi di un dolore, quello dei familiari delle
vittime privati per sempre dell’affetto dei loro cari, e del dramma legato allo
spezzarsi di un sogno che insieme avevano nutrito per un’esistenza migliore da
vivere nel “nuovo mondo”. Da
quell’incidente iniziò un lento ma deciso cammino sulla tortuosa strada della “civiltà
della sicurezza” sui posti di lavoro. Tante altre mogli e figli avrebbero
dovuto piangere sulle bare dei propri congiunti prima di giungere ad una
legislazione appropriata per garantire chi lavora. Ancora non si è arrivati ad
assicurare a tutti dignità di lavoro e sicurezza in ogni parte del mondo; ma i
rintocchi della campana molisana nel piccolo villaggio di Monongah
rappresentano idealmente il grido di tante vite spezzate che chiedono sia fatta
loro giustizia attraverso azioni concrete che facciano davvero in modo che
incidenti del genere non si ripetano. Solo così il loro sacrificio non sarà
stato vano, solo così il magistero della Chiesa sarà stato applicato, solo così
sarà dato compimento agli articoli 3, 23 e 25 sulla sicurezza, sul lavoro e sul
benessere da assicurarsi alle famiglie della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo. Solo così anche il nostro Paese sarà davvero una Repubblica fondata
sul lavoro; un lavoro sicuro che faccia crescere gli individui consentendo loro
di operare per costruire una civiltà senza sfruttati e composta di uomini liberi
dal bisogno e dalla miseria”.
Il giorno, 6 Dicembre 1907 alle ore 10.30 nelle gallerie di
Monongah,avvenne il più grave disastro della storia americana, dove persero la
vita 362 minatori cui 171 italiani.
I dati ufficiali tuttavia non corrispondono ai dati reali; le
vittime furono molte di più,936 morti accertati. Gli italiani almeno 500, di
cui 87 vittime di 7 comuni Molisani tra cui Duronia, Pietracatella, Fossalto,
Frosolone, Torella, Bagnoli del Trigno, Vastogirardi.
Una tragedia che
emblematicamente racchiude tanti fatali
destini individuali e nel contempo rappresenta molti simboli del secolo
scorso. E oggi potremmo dire non solo
perché a 105 anni dal 06 dicembre 1907 la storia ci consegna drammaticamente un
tributo molto alto che il lavoro continua a pagare in termini di tragedie dalla
ThyssenKrupp alle donne di Barletta morte sotto le macerie. Ha un senso oggi
ricordare quella tragedia se quella lezione del passato non si ripetesse
continuamente.
Se Monongah fosse davvero distante 105 anni, se la nostra
civiltà avesse seguito il tempo, in questo momento avremmo norme di sicurezza
che tutelerebbero la salute dei lavoratori, i loro diritti, la loro dignità, il
loro benessere e forse oggi ricordare quella tragedia avrebbe un senso diverso e non quel sapore
amaro e forte di denuncia che invece si trascina dietro. Purtroppo le modifiche
sul mercato del lavoro approvate da questo governo nonché sulla materia di
sicurezza sui luoghi di lavoro, pongono continuamente a rischio la vita dei
lavoratori, non solo nelle miniere, ma nei cantieri, nelle fabbriche, in ogni
luogo in cui la cultura del denaro e del profitto sovrasta quella del lavoro.
Per gli immigrati, venuti nel nostro Paese in cerca di
condizioni migliori per se stessi e per le loro famiglie, così come noi siamo
andati a Monongah, perdere la salute e la vita è una tragedia; per gli operai e
le operaie che perdono la vita e si infortunano ogni giorno Monongah non ha mai
finito di esplodere.
Le morti di lavoro e sul lavoro non sono solo tragedie del
lavoro, ma della civiltà e della giustizia. Per questo Monongah ha un
significato, per tutti noi, se si
recupera in primo il valore e la cultura del lavoro, insieme ad una seria
legislazione sulla sicurezza in materia di lavoro.
A Monongah per gli 87 molisani che hanno perso la vita domani suonerà la campana della fonderia
pontificia Marinelli, che arrivò da Agnone nel 2007 e che, per noi, oggi, deve suonare forte non solo in
ricordo ma come augurio che di lavoro
non si morirà più.
Solo in questo modo
avrà un senso il ricordo di Monongah.
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