mercoledì 5 dicembre 2012

MONONGAH - 105 anni dal disastro.

Campobasso 5 dicembre 2012



NOTA DI MdL ANNA di NARDO RUFFO


































































I MAESTRI DEL LAVORO DEL MOLISE SI SONO FATTIVAMENTE ADOPERATI PER ONORARE I NOSTRI CONNAZIONALI PROMUOVENDO L’ITER PER LA CONCESSIONE DELLA STELLA AL MERITO DEL LAVORO “ALLA MEMORIA”.




 MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE MICHELE IORIO


Se costui (il lavoratore), costretto dalla necessità o per timore di peggio, accetta patti più duri i quali, perché imposti dal proprietario o dall'imprenditore, volenti o nolenti debbono essere accettati, è chiaro che subisce una violenza, contro la quale la giustizia protesta”.
“Si esprimeva così nel 1891 Papa Leone XIII nella famosa “Rerum Novarum”. Un magistero scarsamente ascoltato nella miniera di Monongah quel 6 dicembre del 1907, quando una tremenda esplosione, causata da un incidente non ancora del tutto chiarito, pose fine alla vita di almeno 361 minatori, di cui 171 emigrati italiani e 87 provenienti dal Molise. Fu uno degli incidenti in miniera più grandi della storia in parte dovuto a scarsi standard di sicurezza. Neanche il numero dei morti è certo perché molti minatori erano emigrati e forse (come alcuni storici sostengono) non censiti; e come se non bastasse, pare fossero presenti anche dei minorenni, che ovviamente non erano annotati sui registri ufficiali. Tanti volti, tante storie, tante speranze, molti sogni. Un enorme numero di persone legate da un comune denominatore: la necessità di avere un salario per sostenere le proprie famiglie. Una necessità che li costringeva ad accettare condizioni anche molto dure, pur di poter sopravvivere.
Oggi, alle ore 10.30, a 105 anni di distanza, nel piccolo villaggio di Monongah, una campana suonerà 361 rintocchi per ricordare quei lavoratori morti. Il tutto in una cerimonia semplice che vedrà in parallelo in Molise alcune manifestazioni a Campobasso o nei paesi di provenienza di alcune delle vittime. Ciò accade dal 2007 quando, come Regione Molise, nel centesimo anniversario dell’incidente, volemmo porre a monumento perenne di quel sacrificio di alcuni nostri corregionali, una campana della Fonderia Marinelli nei pressi della Miniera. Non si può dimenticare l’emozione di quel giorno di inverno di 5 anni fa quando 1500 molisani giunsero nel piccolo villaggio del West Virginia da tutto il nord America per partecipare alla cerimonia di inaugurazione del monumento, richiamati da un legame identitario e di sangue che li faceva essere compartecipi di un dolore, quello dei familiari delle vittime privati per sempre dell’affetto dei loro cari, e del dramma legato allo spezzarsi di un sogno che insieme avevano nutrito per un’esistenza migliore da vivere nel “nuovo mondo”.  Da quell’incidente iniziò un lento ma deciso cammino sulla tortuosa strada della “civiltà della sicurezza” sui posti di lavoro. Tante altre mogli e figli avrebbero dovuto piangere sulle bare dei propri congiunti prima di giungere ad una legislazione appropriata per garantire chi lavora. Ancora non si è arrivati ad assicurare a tutti dignità di lavoro e sicurezza in ogni parte del mondo; ma i rintocchi della campana molisana nel piccolo villaggio di Monongah rappresentano idealmente il grido di tante vite spezzate che chiedono sia fatta loro giustizia attraverso azioni concrete che facciano davvero in modo che incidenti del genere non si ripetano. Solo così il loro sacrificio non sarà stato vano, solo così il magistero della Chiesa sarà stato applicato, solo così sarà dato compimento agli articoli 3, 23 e 25 sulla sicurezza, sul lavoro e sul benessere da assicurarsi alle famiglie della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Solo così anche il nostro Paese sarà davvero una Repubblica fondata sul lavoro; un lavoro sicuro che faccia crescere gli individui consentendo loro di operare per costruire una civiltà senza sfruttati e composta di uomini liberi dal bisogno e dalla miseria”.

NOTA DI ERMINIA MIGNELLI - SEGRETARIO GENERALE CGIL MOLISE


Il giorno, 6 Dicembre 1907 alle ore 10.30 nelle gallerie di Monongah,avvenne il più grave disastro della storia americana, dove persero la vita 362 minatori cui 171 italiani.

I dati ufficiali tuttavia non corrispondono ai dati reali; le vittime furono molte di più,936 morti accertati. Gli italiani almeno 500, di cui 87 vittime di 7 comuni Molisani tra cui Duronia, Pietracatella, Fossalto, Frosolone, Torella, Bagnoli del Trigno, Vastogirardi.
Una tragedia che emblematicamente  racchiude tanti fatali destini individuali e nel contempo rappresenta molti simboli del secolo scorso.  E oggi potremmo dire non solo perché a 105 anni dal 06 dicembre 1907 la storia ci consegna drammaticamente un tributo molto alto che il lavoro continua a pagare in termini di tragedie dalla ThyssenKrupp alle donne di Barletta morte sotto le macerie. Ha un senso oggi ricordare quella tragedia se quella lezione del passato non si ripetesse continuamente.
Se Monongah fosse davvero distante 105 anni, se la nostra civiltà avesse seguito il tempo, in questo momento avremmo norme di sicurezza che tutelerebbero la salute dei lavoratori, i loro diritti, la loro dignità, il loro benessere e forse oggi ricordare quella tragedia  avrebbe un senso diverso e non quel sapore amaro e forte di denuncia che invece si trascina dietro. Purtroppo le modifiche sul mercato del lavoro approvate da questo governo nonché sulla materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, pongono continuamente a rischio la vita dei lavoratori, non solo nelle miniere, ma nei cantieri, nelle fabbriche, in ogni luogo in cui la cultura del denaro e del profitto sovrasta quella del lavoro.
Per gli immigrati, venuti nel nostro Paese in cerca di condizioni migliori per se stessi e per le loro famiglie, così come noi siamo andati a Monongah, perdere la salute e la vita è una tragedia; per gli operai e le operaie che perdono la vita e si infortunano ogni giorno Monongah non ha mai finito di esplodere.
Le morti di lavoro e sul lavoro non sono solo tragedie del lavoro, ma della civiltà e della giustizia. Per questo Monongah ha un significato, per tutti noi,  se si recupera in primo il valore e la cultura del lavoro, insieme ad una seria legislazione sulla sicurezza in materia di lavoro.
A Monongah per gli 87 molisani che hanno perso la vita  domani suonerà la campana della fonderia pontificia Marinelli, che arrivò da Agnone nel 2007 e che,  per noi, oggi, deve suonare forte non solo in ricordo ma come augurio  che di lavoro non si morirà più.
Solo in questo modo avrà un senso il ricordo di Monongah.

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