“ Il Palazzo della Prefettura di Campobasso”.
Una
pubblicazione di ricostruzione storica curata da Sergio Bucci e Roberto Parisi.
Su iniziativa meritoria della Presidenza dell’Amministrazione Provinciale di
Campobasso.
Nota di Michele Petraroia
Campobasso - Palazzo del Governo |
Un prezioso lavoro di ricerca storica realizzato dalla Provincia di
Campobasso e sostenuto dal Prefetto, Stefano Trotta, curato da Sergio Bucci e
Roberto Parisi, con belle prefazioni e saggi di Dora Catalano, Natalino Paone e
Laura Scioli, rischia di non essere oggetto di riflessioni e approfondimenti
per una serie di circostanze che non debbono oscurare il valore di una
pubblicazione che ricostruisce gli eventi che precedettero e seguirono la
costruzione della più prestigiosa sede istituzionale regionale.
Stefano Trotta Rosario De Matteis |
Un libro che ci offre lo spaccato di un città di 14 mila abitanti,
capoluogo di una provincia con 344 mila unità distribuite in centri influenti
come Agnone che superava i 10 mila residenti o Isernia, Larino e Riccia che
erano poco al di sotto. Una Campobasso chiusa ancora nel borgo con le massime
istituzioni dislocate in Largo S. Leonardo e un agro circostante, in cui
l’attuale Municipio era considerata periferia estrema e campagna.
Il Palazzo della Prefettura rappresentava il simbolo del nuovo Regno e
di una città che usciva fuori dalle mura per costruire nella seconda metà
dell’ottocento il Convitto Mario Pagano, la Stazione Ferroviaria, il Teatro
Margherita, il Mattatoio, il Distretto Militare, il Carcere e altri siti
significativi. I costi proibitivi dell’opera indussero molti consiglieri
provinciali a osteggiare il progetto e tra questi merita di essere menzionata
la dichiarazione di Vincenzo De Lisio “ La necessità deriva dal doversi
preferire l’utile e il bisognevole al comodo e al lusso”. In pratica si denunciava
un’ostentazione di potere con uno sperpero di denaro pubblico in una provincia
poverissima, priva di servizi minimi e in cui la maggior parte dei comuni erano
isolati e non disponevano nemmeno di strade di collegamento.
Il libro ripercorre gli scontri politici, istituzionali e giudiziari
che confermano una litigiosità atavica dei molisani e un prevalere delle
spaccature tra fazioni, famiglie e imprese, che sembrano tratte dalla lettura
dei quotidiani di questi giorni.
Non intendo sostituirmi ai cultori che hanno recensito l’opera, a
esperti d’arte, di architettura e di storia, ma mi limito a evidenziare il
rilievo della pubblicazione e l’opportunità che la stessa sia oggetto di eventi
culturali che restituiscano queste conoscenze alla nostra comunità. E con
l’auspicio che i promotori e gli autori del libro possano accogliere questo
invito, porgo i saluti ricordando il coraggio del consigliere Bernardino
Mascione che seppe costringere il Prefetto a scusarsi con 12 mila firmatari di
una petizione di contrarietà, tra cui tutti i Sindaci del Molise.
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