MAESTRI DEL LAVORO DEL MOLISE.
INCONTRO DI NATALE 2012
46 FOTO DELL'ALBUM DEI RICORDI |
Ore 10,30 il cielo è plumbeo, Don Giovanni apre per noi la Chiesa di San Bartolomeo nel cuore del centro storico, celebra la messa alla quale partecipano con intenso spirito cristiano i Maestri.
Al termine il Console Lucia legge la nostra Preghiera. Come programmato scendiamo le poche scale che ci conducono al "Nuovo Museo Provinciale Sannitico".
Il Maestro Enzo ,da buon cicerone, ci illustra i vari reperti esposti. Si avvicina l'ora di pranzo, ci rechiamo quindi a Matrice presso il ristorante "Boccon Divino" dove pranziamo in allegria.
Come di Consueto terminiamo con gli ottimi dolcetti preparati da Lucia e Maria Rosaria. Ci salutiamo, scambiandoci gli auguri di un sereno e felice Natale.
“CHIESA SAN BARTOLOMEO”
CAMPOBASSO
Sulla
parte alta delle pendici del colle Monforte è visibile la chiesa di San Bartolomeo in prossimità della strada che
sale verso il castello.
La Chiesa di San Bartolomeo è una delle più antiche testimonianze
dell'arte romanica di Campobasso.
La
Chiesa risale alla metà del XIII sec. e presenta
una facciata a coronamento orizzontale, la cui parte centrale è rialzata
rispetto a quelle laterali.
Da
notare è la presenza, in un edificio che rispecchia nella sua quasi totalità i
canoni dell'arte romanica, di due portali gotici e di elementi appartenenti a differenti
epoche, se non addirittura ad altri edifici. Tale “contaminazione” è dovuta
molto probabilmente a lavori di restauro avvenuti in differenti periodi
storici.
L'elemento
significativo della facciata è il portale fregiato da un portico con delle
colonne tra le due arcate cieche.
La
lunetta riporta l'effigia in rilievo di Cristo asceso sorretto da due angeli e
tutto intorno su ampia fascia divisa in otto parti sono riportati, sempre in
rilievo, i simboli dei quattro evangelisti collocati nella posizione centrale
ed ai lati otto figure rannicchiate, ovvero da un lato i dottori della chiesa
occidentale mentre dall’altro
quelli della chiesa greca.
L'interno
della chiesa, è diviso in tre navate da file di colonne,
prive di base e con capitelli geometrici, unite tra loro da archi a tutto sesto.
Il
“Nuovo Museo Provinciale Sannitico”
Il 27 gennaio 1995
veniva riaperto al pubblico il Museo Provinciale Sannitico di Campobasso, con
una nuova esposizione.
Nelle scelte fatte in
questa nuova esposizione non sono stati seguiti scrupolosamente i criteri
adottati dal Sogliano, ai quali occorreva, comunque, rimettere mano in
considerazione del fatto che essi erano fluttuanti tra materiale e tecnica e
destinazione d’uso.
Prioritariamente ci
si è posti di fronte all’esigenza di rendere comprensibili il più
immediatamente possibile i pezzi della collezione, sia nella loro funzione che
in una successione cronologica per grandi linee. Consapevoli della
impossibilità di ricavare da ogni singolo oggetto o gruppi di oggetti una
quantità di informazioni esauriente, soprattutto in considerazione della totale
mancanza di notizie sulle circostanze dei ritrovamenti e sulle eventuali
associazioni, si è scelto di non operare selezioni di sorta ma di presentare tutti
i materiali, anche se in più di un caso ripetitivi; si è difatti pensato che le
reiterazioni, anche se non accompagnate da commenti o spiegazioni, sarebbero
state di per sé significative; la diffusione di quel determinato oggetto in una
determinata epoca avrebbe suscitato interrogativi ed invogliato a cercare
risposte altrove; nel caso di gruppi di materiali omogenei (si pensi, ad
esempio,alle lucerne), la presentazione di tutti gli esemplari della collezione
avrebbe potuto dare una idea più immediata delle trasformazioni tipologiche
dell’oggetto stesso e lasciato trapelare i motivi per cui un tipo fosse più
usato rispetto ad un altro.
D’altra parte è
sembrato doveroso mostrare, attraverso l’esposizione della collezione nella sua
totalità, che il gusto del collezionista molisano della seconda metà
dell’Ottocento – non c’è dubbio, difatti, che il nucleo principale di quello
che diverrà il museo provinciale sannitico si sia creato in brevissimo tempo
grazie alla buona volontà di collezionisti privati che misero a disposizione le
loro collezioni – tendesse a privilegiare l’oggetto antico nella sua
“antichità” piuttosto che nella sua “arte”.
Anche la scelta
espositiva di raggruppare tutta la collezione, o la sua maggior parte, in un
unico grande contenitore, lasciando in espositori singoli solo alcuni pezzi di
particolare valenza e dimensioni, trova motivazione nell’intenzione di dare al
visitatore una idea immediata di un gruppo conchiuso, quasi immobilizzato nella
temporalità delle sue origini.
Nel riordinare i materiali tenendo conto della loro funzione, si sono così individuati quattro raggruppamenti principali, ciascuno diviso in sottogruppi: L’abbigliamento (uomini, donne, bambini), la casa (la struttura e l’arredo, la mensa, l’illuminazione), le attività (l’agricoltura e l’allevamento, l’artigianato, il commercio), la preghiera (il culto privato, il culto pubblico, il culto dei morti). Nell’ambito di ciascuno dei gruppi e dei sottogruppi ogni oggetto trova posto secondo una linea cronologica talora – ed ove possibile – precisa e puntuale, spesso di massima.
Nel riordinare i materiali tenendo conto della loro funzione, si sono così individuati quattro raggruppamenti principali, ciascuno diviso in sottogruppi: L’abbigliamento (uomini, donne, bambini), la casa (la struttura e l’arredo, la mensa, l’illuminazione), le attività (l’agricoltura e l’allevamento, l’artigianato, il commercio), la preghiera (il culto privato, il culto pubblico, il culto dei morti). Nell’ambito di ciascuno dei gruppi e dei sottogruppi ogni oggetto trova posto secondo una linea cronologica talora – ed ove possibile – precisa e puntuale, spesso di massima.
E PER CONCLUDERE
LA CONVIVIALE
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