Nota di Nunzia Lattanzio
La
soppressione dell’art. 7, L.R. 3 giugno 2002, potrebbe risultare una giusta
operazione se mirata ad evitare l’ipotetico uso distorto di quel contributo
che, sin dall’entrata in vigore della richiamata misura legislativa, ovvero da
ben 11 anni, è stato erogato e percepito dai consiglieri regionali a “titolo di
rimborso forfettario”, senza rendicontazione.
Il famigerato art.
7, oggetto di tanta cattiva pubblicità, in realtà nacque e fu introdotto dal legislatore
regionale per scopi costituzionalmente validi.
Entrando nel
dettaglio, il comma 2, che recita come segue: ‘il fondo potrà essere utilizzato per la stipula di contratti
privatistici a termine, per collaborazione, per fornitura di servizi specifici
occorrenti e per l’assistenza ai consiglieri’, pone le basi per favorire un
duplice vantaggio: occupazione per un numero elevato di giovani, e formazione
mirata per la puntuale conoscenza giuridica e politico-amministrativa dell’attività
svolta dal singolo consigliere regionale e dalla struttura consiliare.
L’inghippo, quello
afferente la trasparenza e la correttezza nella gestione contabile e
finanziaria del fondo, risulta quindi essere l’unico elemento demonizzante,
mentre lo stimolo che tanti giovani potrebbero trovare nel corso dei lunghi 5
anni di consiliatura, andrebbe, naturalmente, salvaguardato.
Mi preme ora
volgere l’attenzione su un altro aspetto di rilevante importanza che sembra
essere passato inosservato.
Il ridimensionamento
del ruolo del Consiglio e le seppur condivisibili sforbiciate a cui assistiamo
negli ultimi mesi, l’assegnazione di numerose deleghe a ben 6 consiglieri
regionali, la presenza in Consiglio di 3 consiglieri componenti l’esecutivo,
tutto ciò tende a deprivare nell’autonomia e nella propria funzione il
Consiglio regionale. Appaiono, in tal guisa, minate le prerogative dell’Assise
più alta del Molise.
La riduzione
dei costi della politica in seno alla Giunta regionale, con estrema franchezza,
in questo contesto di pubblica denuncia permanente non ha ricevuto la stessa
attenzione riservata all’Assemblea regionale.
Richiamando un
principio costituzionale, ritengo che in questo particolare periodo storico, in
cui si accentuano le caratteristiche personalizzanti della rappresentanza
politica, sia quanto mai importante un’azione di riequilibrio tra le due figure istituzionali, Presidente e
Consiglio regionale, poiché entrambe
traggono legittimazione democratica dalla stessa fonte: il voto popolare.
Ritornando
all’art. 7, il problema pare quindi non
essere quello della sua struttura, ma il calibrato aggettivo “forfettario”, intralcio
superabile con la soluzione offertaci dal Parlamento europeo che prevede, in
riferimento all’introduzione delle figure degli assistenti ai consiglieri/parlamentari,
quanto segue: un’unica tipologia contrattuale con griglia salariale definita.
Nessun commento:
Posta un commento