100 scatti Sottofondo musicale ULESSA ARTURNA voce: VITO BATTISTA |
Il libro di Gennaro Ventresca inizia dalla copertina,
prendendoci sottobraccio avviando il passeggio proprio da "piazza
Polmonite" (piazza Prefettura , come ama chiamarla lui e noi con lui...una
delle zone effettivamente più gelide di Campobasso!!)...
È un libro che non è una semplice carrellata di volti. Direi
piuttosto che è un romanzo giallo: lo tieni in mano, lo apri e corri all' ultima
pagina per vedere come va a finire! L ho fatto anche io e ho curiosato nell'elenco dei nomi, e nelle ultime foto miste di storia,ricordi, volti
caratteristici e tipizzanti del capoluogo. Ed è iniziato il viaggio tra tante
persone che sono accomunate non solo dalla loro campobassanita', ma soprattutto
dall'essere ognuno testimone del tempo della nostra città, delle sue tante
vite, testimoni di un passato che ci insegna come dovrebbero essere oggi le
cose che abbiamo perduto o di come potremmo migliorarle. Ritrovare il dottor
Angiolillo, IL pediatra che correva nelle nostre case con la sua macchinuccia
in una spola senza sosta tra pazienti e balcone di casa dal quale la madre gli
comunicava il nome del paziente urgente successivo. Senza tema delle
intemperie. Solo per passione.
E poi i concittadini che sanno raccontarci
meglio di come potremmo fare noi anche se lontani, come ha fatto Domenico
Iannacone. E tutti quegli imprenditori che, con le loro famiglie e la loro
tradizione, ricordano a tutti che l'impresa si fa rischiando in prima persona,
lavorando insieme ai dipendenti tra i tavoli e dietro il bancone, senza conoscere
soste e feste, come Libero e Nicola, Marcello, Antonio, Salvatore, Giuseppe,
Enrico e Franca e tanti altri... E i luoghi del cuore...come il Circolo
Sannitico che, oltre ad essere luogo dove da sempre si è fatta cultura, a fine
anni 80 ha ospitato anche le nostre feste di diciottenni in un momento in cui
la città non aveva locali ed era spenta . O il Nuovo Romagnoli, che l' autore
chiama lo stadio dei sogni. Quanti sogni abbraccia uno stadio? Quanti colori?
Quanti sorrisi di bambini per i loro idoli? Quanti abbracci? Ed è stato davvero
il luogo dei sogni a cominciare dal giorno in cui fu inaugurato, con un freddo
glaciale che non fermò la marcia di tutti noi ragazzi verso un
"tempio" in cui abbiamo sempre riposto la sana attesa di poter
condividere momenti esaltanti. E ce ne sono stati. E anche nei momenti bui,
resta sempre il luogo dove ancora si può e si deve sognare.
E poi, nel libro, ci sono quelli che non ci sono più. Come
l'amico Giorgio Palmieri, grazie al quale ho avuto sempre viva l'immagine di mio
padre, il suo lavoro, il suo patrimonio culturale enorme da non disperdere.
Grazie al quale tutta la Regione ha vissuto più consapevolmente la sua storia e
quella dei suoi uomini e donne.
Le tante persone coinvolte nel libro ed accorse alla sua
presentazione sono la perfetta fotografia delle mille contraddizioni della
nostra città che spesso ti ignora, ti seppellisce e poi improvvisamente ti
applaude e ti ricorda grata.
Ma non può e non deve bastare perché credo si debba dire
grazie sempre e subito a chiunque, a qualunque titolo, ci arricchisce la vita.
Perché poi ce ne pentiamo per non averlo fatto al tempo giusto, "da
vivi" . Ecco perché è bello leggere il libro e alzare lo sguardo e trovare
quasi tutti lì, davanti a te, a passeggiare, bere caffè, a salutarti. Perché ci
venga consentito di rimediare a troppi silenzi e presenze a volte invadenti e chiassose che molto hanno
tolto ad una storia, quella della nostra città , che merita decisamente una
attenzione e un rispetto maggiore , magari ripartendo proprio dalla "Gente
di Campobasso."
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