Le perdite per
Da Europa Popolare
Di Marco Boleo
Tra le molteplici sfide esistenziali con le quali è stata chiamata a confrontarsi negli ultimi tempi l'Unione europea: l’arrivo dei rifugiati e dei migranti economici, le spinte populiste, le indigeste politiche di austerità, il possibile fallimento della Grecia e la Brexit. Quella che si sta rivelando più destabilizzante è l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Questo perché la scelta per “l’exit” da parte della maggioranza dei cittadini del Regno unito aventi il diritto al voto, data come poco probabile, ha colto tutti di sorpresa. L’uscita a prima vista potrebbe sembrare una preferenza non dettata da ragioni di insofferenza verso l’Unione, visto che la Gran Bretagna aveva il migliore di tutti i possibili accordi con Bruxelles: essendo un membro del mercato unico senza appartenere all’eurozona e potendo fare a meno di una serie di clausole dell’Ue. Tuttavia questa situazione privilegiata non è bastata a convincere la maggioranza dell’elettorato britannico a votare per la permanenza nell’Ue. Il fattore che ha influito negativamente e che ha posto i privilegi del Regno Unito in secondo piano è stato quello della sciagurata gestione della crisi dei migranti da parte dell’Unione Europea. Lo scaricare dapprima il problema sui paesi che si affacciano sul mare nostrum, con l’Italia in testa, e successivamente come ha fatto la Cancelliera Merkel aprire indiscriminatamente le frontiere del proprio paese ai rifugiati ha gettato nel panico i cittadini dell’Unione. L’assenza di controlli adeguati ed il gesto motivante della Merkel, infatti, hanno costituito un forte fattore di richiamo per i profughi generando un afflusso improvviso di richiedenti asilo che ha scompaginato le aspettative sulla vita quotidiana dei cittadini dell’Unione. L’analisi dei dati elettorali mostra che a votare per l’exit siano state soprattutto le regioni rurali e gli elettori più anziani.
Coloro che vista l’età e le zone di residenza saranno quelli che si accolleranno meno i costi dell’uscita. Vediamoli in breve! La Gran Bretagna alla fine della fiera (nel lungo periodo) forse starà economicamente meglio di altri paesi con l’abbandono dell’Ue trovando altri partner, altri mercati di sbocco, o rinegoziando con l’Ue o forse no. Quello che è certo è che nel breve e medio periodo a soffrirne saranno il suo sistema economico ed i suoi cittadini. Le conseguenze per l’economia reale saranno simili a quelle sperimentate in Europa con la grande recessione seguita alla crisi dei mutui sub-prime negli Usa. Secondo il think thank tedesco Berteslmann Stiftung, specializzato sui processi economici nelle aree di libero scambio commerciale, l’uscita dall’Ue del Regno Unito potrebbe costare più di 300 miliardi di euro. Il resto dell’Ue per converso perderebbe dal punto di vista economico relativamente meno. Non va dimenticato però che tutti i paesi coinvolti perderebbero, politicamente ed economicamente. Nel ricordato studio del Berteslmann si analizzano due possibili scenari agli antipodi, per stimare gli effetti del Brexit. Nel primo quello più favorevole, al Regno Unito verrebbe accordato uno status simile a quello concesso alla Svizzera, e gli accordi commerciali con l'Ue verrebbero conservati. Nel secondo, invece, quello meno favorevole, il Regno Unito perderebbe tutti i privilegi commerciali derivanti dall'appartenenza all'Ue e dalla partecipazione agli accordi di libero scambio. Il più probabile visto che gli altri paesi facenti parte dell’Ue desiderosi di scoraggiare l’uscita di altri stati membri difficilmente concederanno uno status simile a quello della Svizzera. Il Bertelsmann individua nella sua analisi nel 2030, 12 anni dopo il possibile Brexit, l'anno in cui l'impatto degli effetti negativi si sarà consolidato. Le perdite per la Gran Bretagna, in termini di Pil, potrebbero arrivare a toccare un catastrofico 14%. Tutto dipenderà dal grado di isolamento commerciale che deriverà dall'uscita dall'Ue. Visto che come dice Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare: “Il male che gli uomini fanno sopravvive loro, il bene spesso finisce sotto terra con le loro ossa” bisognerà adoperarsi, specialmente noi della Fondazione Italiana Europa Popolare, e tutti coloro che credono nei valori e nei principi che l’Ue avrebbe dovuto garantire, per salvarla.
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