| Gino Di Bartolomeo |
Un artista, nel senso più autentico e genuino del termine, che ha
saputo attirare l’attenzione di tutti verso i suoi meravigliosi lavori, ci ha
lasciato. Mi riferisco a Leonardo Tartaglia, da tutti conosciuto come “Lefra”,
insuperabile “mago della fotografia”.
Era originario di Ripalimosani, ma la sua vita, umana e professionale,
si è sviluppata nel capoluogo regionale, al quale si sentiva particolarmente
legato.
In via Mazzini, non molto distante dalla Caserma dei Carabinieri prima,
e in Via SS. Cosma e Damiano, in un appartamento con veduta sulla Chiesa del
Sacro Cuore dei frati cappuccini dopo, si è praticamente consumata la sua
esistenza terrena.
In entrambe le sedi di “lavoro” non c’è stata testata giornalistica
molisana, dalla più piccola alla più grande, dalle reti televisive ai giornali,
che non abbia attinto materiale per la propria attività.
Una esistenza, quella di Lefra,
scandita da successi conseguiti dappertutto, per quella sua maestria nel
campo della fotografia, che lo ha reso noto un po’ a tutti.
Ha “scattato” ovunque c’era da scattare e tutto ciò che si può
fotografare: a Campobasso, in Molise, in Italia, nel mondo.
In proposito c’è da aggiungere che Tartaglia, per certi versi e in
veste di “maestro della fotografia”, ha rappresentato anche l’ambasciatore
della campobassanità e della molisanità nel globo, considerando la sua
immancabile presenza a quasi tutti gli incontri , in ogni angolo del pianeta,
dove erano interessati i nostri
corregionali.
Una vita, quindi, consumata per la passione verso l’arte della
fotografia, di cui conosceva, per la sua vasta esperienza maturata, ogni
particolare e ogni segreto o trucco.
Interpretando i sentimenti dei campobassani partecipo i sensi di
gratitudine per ciò che ha fatto per la città e esterno alla famiglia le più
sentite espressioni di cordoglio.
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