Campobasso, 01 settembre 2025
Si chiama, o meglio
lo chiamano Largo Farzolètte, dal nome (come mi ha poi spiegato l’amico
Gennaro) di un pittoresco e simpatico personaggio della metà del secolo scorso che
abitava, con la moglie ed una figlia, una delle case che affacciano su questo
naturale ed affascinante palcoscenico del rione Airella in Riccia, scelto per
la presentazione del libro “1923: a devezione peccòppe all’Arièlle”, di
Gennaro Ciccaglione, un maresciallo in congedo dei Carabinieri nato a cresciuto in quel rione.
Lo hanno presentato Giada Reale, una giovanissima e sorridente dottoressa, assai impegnata anche nel campo culturale, nata
anch’essa nello stesso rione, ed una quanto mai brillante Pina Petta, famosa
giornalista RAI e Maestra del Lavoro, che con tono suadente e perfetta pronuncia
dell’idioma riccese ha dato voce ai versi dell’autore interpretando (non li ha
letti, li ha interpretati!) alcuni dei passi più rilevanti del testo,
commentandoli poi in dialogo con l’autore.
Un testo che rievoca la storia di una tradizione antica, quella del pranzo di san Giuseppe a Riccia, inserita in un contesto storico e particolare, quello della famiglia dell’autore e dell’abitazione in cui, per via matriarcale, la tradizione si era sviluppata dagli inizi dell’800 giungendo fino ai nostri giorni, passando inalterata attraverso lutti e tragedie familiari senza rimanerne neppure scalfita: una tradizione quindi resistente al tempo proprio… come le pietre, come le rocce, che costituiscono ed adornano Largo Farzolètte. Rocce grigiastre, più chiare o più scure, interrotte da ciuffi di verde che, con i riflessi del tramonto di un incipiente settembre, hanno fatto da cornice ad una manifestazione per pochi intimi ma non per questo meno coinvolgente!
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