Operazione denominata Pinocchio, così come era
soprannominato il 43enne finito in carcere.
IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA |
Sei mesi di indagini, cinque misure cautelari, di cui tre in
carcere e due di divieto di dimora in Molise.
19 indagati, 69 perquisizioni personali e domiciliari. 250 i
consumatori di stupefacenti individuati, 1.700 le cessioni di droga
documentate; 7mila quelle rilevate anche con l’ausilio delle intercettazioni,
3.000 le dosi di cocaina, crack, eroina sequestrate. 10mila euro, carte di
credito e postepay ricaricabili il bottino finito sotto sequestro degli
inquirenti. Sono questi i numeri della maxi operazione.
Massimo Amoroso, insieme alla compagna Margherita Mandato,
detta Giusy e già detenuta nel carcere di Chieti, avevano messo su la casa
dello spaccio. Il divieto di dimora è, invece, scattato per Paolo Bencivegna,
21enne di Caserta e per la 22enne di Campobasso, Sara Iacampo. In manette anche
Francesco Celotti.
La coppia del capoluogo che riforniva lo spaccio in città,
in quell’appartamento di via Quircio numero 9, aveva creato la Scampia di Campobasso. Non solo si
cedeva droga a tutte le ore del giorno e della notte, ma ci si poteva anche
imbattere nella presenza di vere e proprie “vedette” pronte a segnalare ai
protagonisti dello spaccio ogni accesso nella strada di personale in divisa.
Questo almeno avveniva prima che si concludesse la relazione
amorosa dei due. Secondo gli inquirenti, dopo la fine della loro storia, i due
si erano anche spartiti il mercato della droga.
Lui nella zona di via Montegrappa e nel quartiere San
Giovanni. Lei, invece, se per un periodo ha continuato a mantenere attivo il
market di via Quircio, successivamente, incalzata dai controlli della Polizia,
ha deciso di attivare uno spaccio itinerante.
La roba veniva così consegnata e ceduta tra via Monforte,
via Marche, via Roma, via De Gasperi, nei pressi della Chiesa San Leonardo, in
Piazza Cuoco, Corso Bucci, via Pietrunto, Corso Vittorio Emanuele, via Ugo
Petrella – davanti al SerD, Villetta Flora, via D’Amato.
Il 43enne, con a carico già numerosi precedenti penali era,
infatti, molto cauto nei propri movimenti ed estremamente attento ad eludere i
controlli di polizia, comunicando poco al telefono ed utilizzando, invece,
contatti social o telefonini di ridottissime dimensioni e, a detta dell’uomo
“facilmente occultabili anche nelle cavità anali e utilizzabili in carcere
poter comunicare con l’esterno”.
I due, insieme agli altri collaboratori, si rifornivano di
droga nelle Province di Napoli, Foggia e Caserta. Non acquistandone in dosi
elevate, ma compiendo viaggi continui per far sì che il market della droga non rimanesse
mai sprovvisto.
Via Quircio numero 9, insomma, era diventato un proprio e
vero bazar dove si pesava, confezionava, si consumava, si faceva credito, si
otteneva merce rubata da alcuni sodali del gruppo e dove, i fornitori si
avvicendavano esponendo e contrattando la merce, per qualità e prezzo,
differenziandola da quella presente sul mercato per “fidelizzare” la loro
clientela.
Quando i due si sono separati, anche le vie dello spaccio,
come detto, sono cambiate.
In quel frangente le basi logistiche, spesso, sono state
anche alberghi e B&B. Erano questi i posti che la cricca utilizzava per
cercare di eludere i controlli e quel fiato sul collo degli inquirenti che
sapevano ormai di avere.
Stratagemmi che il più delle volte sono stati, tuttavia,
scoperti dalla Polizia, che ha compiuto numerose irruzioni in diverse strutture
ricettive della città.
Non solo spacciatori spietati, ma anche genitori improvvidi.
Molto spesso, infatti, il 43enne nei viaggi di rifornimento a Caivano, che
compieva di notte, portava con sé il figlio di appena due anni. E proprio il
bambino, ora in una struttura protetta, serviva quasi come “scudo” per
eventuali controlli della Polizia.
Ma la coppia non agiva da sola perché, a fasi alterne, le si
affiancava una serie di soggetti tutti ben inseriti nel mondo dello spaccio di
stupefacenti.
Alcuni di loro si procacciavano i soldi per l’acquisto di droga commettendo furti in abitazioni, chiese, negozi, cantieri e rubando auto che utilizzavano per i viaggi verso le città di rifornimento della droga.
Alcuni di loro si procacciavano i soldi per l’acquisto di droga commettendo furti in abitazioni, chiese, negozi, cantieri e rubando auto che utilizzavano per i viaggi verso le città di rifornimento della droga.
In un paio di casi, alcuni esponenti del gruppo, non
disdegnavano nemmeno di sottrarre al compagno in “affari” lo stupefacente, sia
per farne uso personale che per piazzarlo sul mercato in modo autonomo.
Ma ci sono anche casi in cui, alcuni di loro, con la
complicità di commercianti locali, si sono fatti monetizzare per l’acquisto
della droga, i soldi della card del reddito di cittadinanza, truffando il
fisco.
Due gli indagati risultati i fornitori di droga di Foggia e
Napoli, mentre la 22enne, sempre secondo gli inquirenti, lavorando fianco a
fianco di Bencivegna, aveva referenti attivi su Bojano e “un suo specifico
settore di alienazione di stupefacenti”.
Un’attività investigativa, quella della Polizia e della
Procura di Campobasso, che ha permesso di ricostruire le condotte dei singoli
componenti ed i compiti che ognuno di essi svolgeva in questo complesso e
articolato puzzle messo in piedi da venditori di morte.
In modo particolare, le fasi finali dell’esecuzione delle
misure e delle perquisizioni hanno interessato le Province di Campobasso,
Foggia, Isernia, Caserta, Chieti, Roma e Bologna, coinvolgendo oltre alle
Squadre Mobili di quei capoluoghi di Provincia, anche personale delle Squadre
Mobili di Napoli, Salerno, Benevento, Bari, Avellino, Frosinone, Latina,
Bologna e Potenza nonché il personale dei Reparti Prevenzione Crimine di Napoli
e Roma, del Commissariato di Polizia di Civitavecchia.
Nella sola Provincia di Campobasso sono stati impegnati 146
agenti, 3 squadre cinofile della Questura di Pescara con il supporto di un
elicottero della Polizia di Stato del Reparto volo di Bari.
Per la prima volta nel capoluogo sono stati sottoposti a
perquisizione personale e domiciliare 49 assidui assuntori di stupefacente,
soggetti che pur non sottoposti ad indagine, intrattenevano rapporti con gli
indagati per l’acquisto della droga.
Nel corso delle perquisizioni, inoltre, sono stati rinvenuti
e sottoposti a sequestro 0,43 grammi di eroina, 2,20 gr di hashish, 0,41 gr di
marijuana, un bilancino di precisione e per due delle persone sottoposte a
perquisizione è scattata la denuncia per detenzione di sostanze stupefacenti,
ai sensi dell’art. 75 del D.P.R. 309/90.
L’indagine ha preso il via da diverse segnalazioni di
cittadini residenti nel quartiere Venezia, nei pressi di via Quircio e via
Jezza, esasperati da quel via vai diurno e notturno di clienti che andavano a
rifornirsi di droga. Vera piaga con cui Campobasso e il Molise, ormai da tempo,
deve fare i conti.
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