PER NON DIMENTICARE: NONO ANNIVERSARIO DEL SACRIFICIO DEL CAPORAL MAGGIORE SCELTO ALESSANDRO DI
LISIO.
Di Gennaro Ciccaglione
TRILOGIA AFGHANA
MA CHI È... UN SOLDATO?
È un uomo, oggi per fortuna anche una donna, generalmente giovane, che
vive all’ombra di un simbolo che si chiama “Bandiera”...distaccato dal mondo e
vestendo un saio che si chiama “divisa”, un saio ornato da uno o più distintivi
ma pur sempre un saio... che porta al
bavero le “Stellette”: la miniatura della Stella Italica.
Un uomo, o una donna, che a diritto potrebbero definirsi emigranti. I
soldati lasciano la propria terra, i propri affetti, i propri familiari, oggi
solo per scelta un tempo neppure tanto remoto per imposizione di legge.
Lasciano le loro origini e vanno altrove, oggi con le valige con le ruote, un
tempo con la valigia di... cartone: solo molto più piccola di quella degli
emigranti diretti in Svizzera o in Germania dei tempi miei, destinata a
contenere pochissime cose, solo le indispensabili. La mia prima valigetta,
proprio di cartone, perché anch’io sono stato soldato, a lungo, tant’è che
spesso mi accusano di essere rimasto tale ed io ne sono orgoglioso, l’ho
conservata: contiene tutte le lettere d’amore che ci siamo scambiati, quasi una
al giorno, con la mia fidanzata d’allora, oggi mia moglie da quarantacinque
anni. Le ritengo, quella valigia e quelle lettere, l’essenza della mia vita,
anche di soldato.
Il soldato è colui che prima per scelta, e poi anche per legge, è
tenuto ad obbedire. Obbedire significa rinunciare: rinunciare alle usanze, ai
costumi, a buona parte della propria libertà a favore di uno “status”, di un
modo di vivere, basato sul sacrificio personale, sulla solidarietà e sulla
subordinazione. In altri termini è colui che vive nell’ambito dell’applicazione
della disciplina militare, operando “...non per timor di pena o speranza di
ricompensa ma per intimo convincimento”. Era questa l’essenza della disciplina,
unita alla richiamata obbedienza ed all’ordine, i tre pilastri portanti del
comportamento militare. Ci hanno infatti anche insegnato che l’obbedienza
consiste nella esecuzione pronta, rispettosa e leale degli ordini ricevuti. Ci
hanno insegnato, e continuano a farlo, che l’ordine è l’abitudine di mettere
ogni cosa al suo posto e di attribuire un posto ad ogni cosa!
Soldato è colui o colei che, obbedendo ad un ordine, parte... va
lontano... in un’altra parte del mondo dove c’è bisogno del suo operato per
difendere deboli dagli oppressi, libertà dal despotismo, democrazia dalla
dittatura, talvolta sempre più folle e feroce, ma va anche dove c’è da
soccorrere, da aiutare, da portare in salvo esseri umani.
Soldato è chi, nelle Guerre di Indipendenza, si è lanciato contro le
baionette nemiche gridando SAVOIA, è chi nella Grande Guerra ha fatto lo stesso
contro gli sbarramenti di filo spinato, incurante delle raffiche e delle
schegge che li decimava, è chi nella sciagurata seconda, e speriamo ultima,
guerra mondiale si è disteso nella sabbia del deserto, fra i cingoli cigolanti
del carro armato nemico, per aggredirlo alle spalle forzando la chiusura della
torretta... tutto in nome di un Giuramento.
Il Soldato, care amiche ed amici, è colui o colei che, apprese queste
condizioni di vita, appreso quello che deve essere il suo aspetto formale,
appreso bene qual è il vero significato della parola “FEDELTÀ”, assume
l’impegno morale e formale ad essere... fedele alla Repubblica Italiana ed a
seguire l’esempio, luminoso e doloroso, di chi lo ha preceduto!
Soldato è colui o colei che si abitua a scandire le ore del giorno e
della notte con squilli di tromba: sveglia di prima mattina, adunate varie per
l’alza e l’ammaina Bandiera, per il rancio, per la marcia, per le
esercitazioni, per la libera uscita, per la ritirata... per il silenzio.
Il silenzio... il segnale che commuove tutti... il segnale che diventa
tributo di onore quando lo si rivolge ai Soldati... andati avanti... ai Soldati
Caduti... Il segnale che fa piangere tutti, che fa piangere mamme e
fidanzate... che fa piangere anche il... trombettiere! E quante volte... e
quanto!
E allora... SILENZIO!
E... CHI È UN EROE?
Chi di noi non ricorda un capolavoro della letteratura scritto da Edmondo
De Amicis (e sotto al nome era aggiunta la specifica “Ex ufficiale
dell’Esercito”) intitolato CUORE. Oggi nelle scuole non credo si legga e si
commenti nella sua interezza tanto che, mia moglie ed io, ne abbiamo regalato
una copia a Ginevra, la nostra nipotina più grande. Ai miei tempi invece si
leggeva, e come. E c’era il racconto del mese... Piccola Vedetta Lombarda... Il
Tamburino Sardo... ma anche.... il Piccolo Scrivano Fiorentino... il Piccolo
Patriota Padovano... l’Infermiere di Tata...
Ebbene questo libro non parla di Eroi ma li descrive, e li descrive
talmente bene che la mia immaginazione di fanciullo di allora ne impressionò
profondamente il mio animo. Conservo intatta quella memoria e la associo a
quella del mio Maestro che, in una sua raccolta di poesie dolcissime (Piccolo
Mondo, di Pierino Mignogna) inserisce anche la “Canzone del Cuore”. Ero andato
a trovarlo, durante una licenza, e me la fece leggere, non solo: ...la sto
mettendo in musica, mi disse, vorrei farti sentire alcuni accordi... e prese la
chitarra... Indimenticabile emozione: quella sua canzone citava i “racconti del
mese” e quei titoli evocavano in me il ricordo dell’infanzia ed il concetto che
mi ero fatto dell’Eroe... non quelli omerici, guerrafondai e talvolta crudeli, ma
quelli votati spontaneamente ad un sacrificio, pronti a donarsi interamente
proprio come il Tamburino Sardo, La Piccola Vedetta Lombarda, ma anche
L’Infermiere di Tata...
Eroe è chiunque riesce a donare una grande prova di coraggio senza che
nessuno gliel’abbia chiesta, senza che essa non fosse imposta da leggi,
regolamenti, statuti, anteponendo la vita o la libertà degli altri alla sua.
Eroi... in pectore sono tutti, e dico tutti, quelli che scelgono un
tipo di vita nella quale sarà possibile dovere affrontare situazioni di vero
pericolo per adempiere fino in fondo il proprio dovere: tale scelta è una
scelta eroica di per sé. Eroi sono tutti quelli che, pronti intimamente a
donarsi in tutto e per tutto, alla circostanza del pericolo si... donano!
Donano anche la vita...
Diceva Costantino Nigra... Modesti ignoti Eroi. Gli Eroi sono proprio
così... modesti e sconosciuti!
Tocca a noi il compito, nobilissimo, di elevarli dalla loro innata
modestia e di presentarli al mondo, per non farli anche dimenticare! Di onorarli,
continuamente! Di indicarli ai giovani come esempio di vita da seguire.
La mitologia del nord Europa ci tramanda l’immagine di vergini
guerriere denominate Valchirie. Cavalcando focosi destrieri immaginari
attraversavano i cieli delle battaglie scegliendo quali guerrieri, tra i
migliori ed i più coraggiosi, destinare alla morte gloriosa ed alla loro eterna
sopravvivenza poi nel Walhalla, il paradiso degli eroi e residenza degli dei!
Noi non abbiamo bisogno di sceglierli o di ricercarli: ne abbiamo tanti... e
tanti, purtroppo. Né abbiamo ancora smentito Bertold Brecht quando dice “...
felice il popolo che non ha bisogno di eroi!”
E INFINE: CHI È ALESSANDRO?
Alessandro è un ragazzo molisano come tanti altri. E’ andato a scuola,
ha conseguito la maturità scientifica e insegue un sogno: entrare in polizia,
nella Polizia di Stato. Per farlo deve passare dall’Esercito: e non esita a
farlo. La disciplina non gli pesa perché è un ragazzo di... buona famiglia,
senza grilli per la testa. Nell’Esercito sceglie di fare il paracadutista: non
gli mancano prestanza e coraggio e lo fa nel Genio Guastatori. Entra così a far
parte dell’8 Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti, più precisamente della
22^ Compagnia. Questa è l’erede naturale della gloriosa 22^ inquadrata
nell’VIII Battaglione Guastatori Paracadutisti costituito agli inizi del 1941 e
confluita, nel 1942, nella 1^ Divisione Paracadutisti “Folgore” con i tre
Reggimenti Paracadutisti (1°, 2° e 3°) ed un Reggimento di Artiglieria
Paracadutisti. I parà della 22^ si chiamano Angelo Neri (quelli delle altre
compagnie sono i Giaguari (la 21^), i Cinghiali (la 23^) ed i Tigri (la 24^).
Ognuna di esse ha il suo grido di battaglia: la 22^ urla ARES, il nome del più
bello e più guerriero degli Olimpi.
Ma che c’entrava Alessandro con la guerra?... Nulla, per lui era uno
sporco mestiere. Uno sporco mestiere che però qualcuno... doveva pur fare!
E così, proprio per via di questo sporco mestiere, quella maledetta
mattina Alessandro si trova in testa al convoglio, sulla ralla del Lince, a
scrutare la pista nel deserto... Il pilota dei mezzi protetti non ha la visuale
completa ma ridotta: chi è in alto, scoperto ed esposto al tiro nemico, ha il
compito di osservare tutto. Un piccolo
segno di terreno smosso può indicare un pericolo... una mina. Alessandro lo
vede, quel terreno smosso. Ne avverte attraverso l’interfono i colleghi
all’interno del mezzo che si arresta immediatamente. Attimi infiniti raggelano
il sangue dei ragazzi che si accingono a scendere dal Lince per verificare
direttamente quale insidia si nasconde sotto quella traccia. Alessandro si
appresta a manovrare la mitragliatrice per proteggere i colleghi che stanno per
scendere dal veicolo... il mezzo arretra, di pochissimo... forse pochi
centimetri e.. tutto finisce! L’esplosione è tremenda. Alessandro viene
sbalzato fuori dal veicolo insieme al portellone che avrebbe potuto chiudere
per proteggersi da attacchi meno vili... per rintanarsi nella blindatura
dell’unità di sopravvivenza. Ma non ha di fronte a sé un nemico leale, che si
mostra, che indossa l’uniforme imposta dai trattati internazionali... deve
combattere contro un nemico subdolo e vigliacco che non si mostra, che non
osserva le regole (perché anche la guerra ha le sue regole) e non gli serve la
blindatura... non gli serve più nulla.
Finiscono così i sogni di un ragazzo... finisce la sua vita... finisce
tutto. All’improvviso la sua famiglia, la sua città, la sua regione diventano
protagonisti involontari di una scena che troppe volte si è ripetuta, uguale
nel copione e nel dolore: il dolore severo e dignitoso di Dora, Nunzio, Maria,
Valentina... messo a nudo dai riflettori. Quei riflettori che presto si
spegneranno sulla scena che tornerà ad essere quella di tutti i giorni, quella
delle frasi di circostanza, di cui sono abbondantemente farciti i sermoni dei
politici, quella delle promesse che non saranno mai mantenute, quella del
dolore che nessuno potrà mai lenire, quella delle commemorazioni poco sentite o
non sentite affatto.
Cambiamola, cambiamola noi quest’ultima scena, costruiamone insieme
una nuova, in cui si dia atto e risalto al Sacrificio di Alessandro e di Quanti
come lui si sono immolati. Nella loro scelta iniziale sta l’eroismo, nel sapere
che ben poteva accadere quello che è accaduto e comunque nel non essersi
sottratti all’impegno assunto col Giuramento. Fino alla fine.
Perciò che Alessandro non è morto! Perciò che non potrà mai... morire!
CAPORAL MAGGIORE SCELTO ALESSANDRO DI LISIO...
PRESENTE!!!!!
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