“Oggi la mafia ha una nuova veste, è silente ed entra nella
società attraverso economia ed affari. Lo Stato riconosce la mafia, ma è
necessario studiare le mosse di questa nuova forma di mafia per
combatterla”.
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha incontrato gli studenti di Campobasso, dopo
che sul palco è andato in scena lo spettacolo “Per non morire di mafia”, scritto dallo stesso Grasso e interpretato
da Sebastiano Lo Monaco.
Grasso arriva in piazza Pepe, mentre al Teatro Savoia è in
corso lo spettacolo per le scolaresche. Ad attenderlo ci sono il direttore
dell’Ufficio Scolastico Regionale, Anna Paola Sabatini e le maggiori
Autorità politiche della Regione.
Un primo momento cordiale ed un un caffè al bar di fianco al teatro poi quello
ufficiale: i ringraziamenti dinanzi la platea.
Particolare emozione per la visita istituzionale viene
espressa dalla Sabatini che ha
invitato gli allievi presenti a sentirsi dei “privilegiati” per aver
partecipato all’incontro.
Ed è il momento dello spazio per il confronto tra gli allievi e il
rappresentante della seconda più importante carica della Repubblica Italiana.
“La lotta alla mafia non deve avere ideologie e deve essere
capace di rompere i silenzi. Serve una cultura della legalità che va oltre il
rispetto delle regole che è innato”, dice Grasso ai liceali a cui affida
poi una differenza importante, ovvero quella passa tra etica e legalità.
“L’etica è rappresentata dal comportamento legalizzato
secondo principi; la legalità – sottolinea il numero uno di Palazzo Madama
– va oltre l’etica, perché c’è il rispetto delle regole in quanto tali.
L’etica resta sul piano ideologico, la legalità richiede atti concreti”.
C’è silenzio e attenzione al Teatro Savoia e qualcuno all’ex
Procuratore Nazionale Antimafia chiede se ci sia stato mai un momento della sua
vita in cui ha pensato di arrendersi. Se a quella lotta estenuante contro la Mafia avesse mai deciso di
porre fine, mettere un punto. Grasso risponde senza nascondere la natura
umana di chi, ogni giorno, ha fatto del servizio verso la collettività il suo
obiettivo di vita.
“Si c’è stato, ma voglio precisare questo
aspetto”, dice. “Nel momento più terribile della mia vita
professionale, quando dovetti scrivere la sentenza del maxiprocesso a Cosa
Nostra. 475 imputati, otto mesi chiuso a casa, settemila pagina, ogni momento
della mia vita dedicato a quello scopo, sacrificando famiglia e, in quei mesi
qualcuno scarcerava qualche protagonista, in senso negativo, di tutta quella
vicenda. Per un secondo ho vacillato: chi me lo fa fare, mi sono chiesto?
Poi ho pensato al mio servizio civile dello Stato e sono andato avanti più
forte di prima”.
Perché ha accettato di entrare in politica? “Quando me
lo hanno proposto avevo quasi terminato il mio periodo di otto anni alla
Procura Antimafia. A quel punto, il mio obiettivo è stato quello di
cristallizzare, dal punto di vista normativo, le esigenze della giustizia.
Appena eletto in Senato, ho presentato subito un disegno di legge per
migliorare le azioni dello Stato volte a contrastare l’illegalità
nell’economia.
Eletto Presidente di Palazzo Madama, ho assunto un altro
ruolo, super partes. Non posso, dunque, presentare più disegni di legge, mentre
per prassi consolidata il Presidente non partecipa alle votazioni”.
A chiusura dell’evento del Teatro Savoia, il Presidente
Grasso non poteva non essere interpellato dai cronisti sul referendum
costituzionale: “Il paese deve affrontare serenamente questo impegno
– la sua opinione – e farlo con i toni giusti. Con serenità ed
evitando di dividere il Paese, che col sì o col no, all’indomani, dovrà
continuare ad andare avanti”.
Lei come pensa che sarà il Paese dopo il referendum? “Non ho
opinioni in tal senso”. E con questa risposta, super partes,si
allontana da Piazza Pepe.
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