A riflettori spenti due parole sulla visita del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella a Campobasso
Non approfondisco il pensiero
politico perché la visita del Presidente nel capoluogo era specifica. “Inaugurazione del Centro di ricerca per le Aree
interne e gli Appennini”.
Ho invece forti remore per ciò che
riguarda la mia professione e mi sono spesso chiesto a cosa sia servito
l’essere regolarmente accreditato:
· All’arrivo presso lo stadio Romagnoli siamo
stati allontanati perché cosi prevede il protocollo;
· Non era possibile però scendere le scalette
dell’Aula Magna quindi foto solo di spalle;
· A nulla sono valse le varie richieste agli uomini della sicurezza;
· Voci di corridoio invece riferiscono che era previsto
avvicinarsi al Presidente due per volta accompagnati dagli uomini dei servizi;
· Infine a largo San Leonardo il Presidente si
avvicinava alle transenne per salutare la gente che era molto più facilitata a
fotografare specie con i telefonini a discapito di noi reporter;
· Il museo era invece off limits, accessibile solo
a politici ed amici degli amici.
La mia passione ed il mio impegno
costante, nonostante tutto, se pur tra mille difficoltà mi ha reso possibile
effettuare il servizio fotogiornalistico per la mia Agenzia.
Mi preme solo evidenziare che a
Milano ed in altre città… tutto ciò non sarebbe mai successo e
lo posso garantire come reporter
giro l’Italia in lungo e in largo. Testimonio che al G8 a l’Aquila,
dove erano presenti i capi di
stato di tutto il mondo, si è lavorato in tutta tranquillità.
In chiusura posto i messaggi del
Sindaco di Campobasso e quello del Presidente della Regione Molise.
E naturalmente un ricco e
dettagliato REPORTAGE del sottoscritto.
Il saluto del Sindaco di Campobasso, Antonio Battista.
È con grande commozione che saluto, a nome di tutta la città, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella benvenuto a Campobasso. Saluto il Sottosegretario professor Claudio De Vincenti, il Magnifico Rettore, il Presidente della Regione, i colleghi Sindaci, le Autorità civili, militari, religiose, le forze sociali e quanti qui convenuti.
Signor Presidente, è un’inaugurazione significativa quella che ci fa incontrare oggi qui, in questa istituzione che vede il professor Gianmaria Palmieri operare con impegno e passione.
Istituzione, l’Unimol, che da oltre trent’anni è fiore all’occhiello della regione e concreta prospettiva di crescita culturale. Un Ateneo prestigioso che ha saputo legarsi al territorio e che, grazie a solidi Dipartimenti e Facoltà, è diventato un punto di riferimento per tanti figli di questa terra, ma anche per molti altri giovani che arrivano da fuori e che rappresentano quasi il 50% della popolazione studentesca.
Oggi, al già ampio ventaglio di offerta formativa, si aggiunge un’altra colonna ‘Il Centro di ricerca sulle aree interne e gli Appennini’ che accende un faro sui paesaggi rurali e sulle problematiche che ne hanno impedito la giusta valorizzazione, che coglie e raccoglie l’essenza del tessuto locale e che, nel mirare alla sua conservazione, ne moltiplica le opportunità di sviluppo. Un Centro che contribuirà a pianificare meglio il futuro di questa realtà che intende puntare sulle aree interne, preziose risorse del Molise. Terra che crede in uno sviluppo e in un riscatto possibili, dove le reali difficoltà possono e devono trasformarsi in capacità di accelerazione: gli ecosistemi ancora sani diventano efficaci trampolini di lancio e la nostra eccellente formazione la carta vincente per offrire ai giovani una valida occasione per restare a vivere e a lavorare in uno spazio capace di evolversi.
L’attuale sistema politico-economico, Signor Presidente, tende a penalizzare le piccole realtà. Un rapporto, quello con le periferie, che va ripensato e a noi tocca privilegiare un percorso incisivo abbandonando quell’innato vittimismo che non fa bene né alla nostra terra né alla nostra gente. Un modello di valorizzazione da seguire e perseguire per rafforzare il rapporto con l’Europa e per evitare che le emergenze diventino pericolosa ordinarietà. È questo il solco in cui seminare l’idea di futuro che tutti ci auguriamo. In una fase così delicata siamo chiamati a usare piglio e concretezza per dare sicurezza e prospettive di benessere alla popolazione. La politica, dal canto suo, deve agevolare la possibilità dei piccoli centri di aprirsi all’Europa attraverso un utilizzo attuale e puntuale delle risorse disponibili. La nostra identità, tuttavia, rischia di essere cancellata. Da mesi siamo impegnati per evitare la soppressione della Corte d’Appello, ipotesi che rientra nella politica di riordino generale che non mettiamo in discussione, ma che non può ignorare l’importanza di presidi e servizi essenziali per la nostra realtà, già avvertita come periferica. Un impegno unitario il nostro, in cui crediamo fermamente perché, la paventata cancellazione, senza portare alcun vantaggio economico al Governo centrale, peserebbe come un macigno sulle spalle dei miei corregionali. La soppressione spazzerebbe via altri presidi giudiziari e paragiudiziari, con effetti devastanti su tutto il tessuto socio-economico. Ci appelliamo dunque alla Sua sensibilità ponendo alla Sua autorevole attenzione il documento che, a nome di tutti, Le ho consegnato.
Lo spessore di un territorio, Lei Signor Presidente lo sa bene, si misura valutando i servizi offerti ai cittadini e la loro qualità della vita. Il cambiamento che l’Italia e l’Europa ci chiedono si ottiene se noi amministratori operiamo sempre con senso di responsabilità, ma si ottiene anche attraverso una fattiva cooperazione con il Governo, il Parlamento e le Istituzioni Centrali ed europee.
Un lavoro di raccordo necessario per evitare di isolare popoli e territori, e che incarna lo spirito di cambiamento su cui fa perno Campobasso. Una città al servizio dei cittadini, che vanta produzioni di eccellenza e che vuole offrire spiragli di appetibilità per aziende che qui potrebbero approdare. Lo stiamo facendo con la messa a spesa di risorse, con la riapertura di importanti cantieri, con la realizzazione di opere strategiche. Partecipazione, compartecipazione e coesione i pilastri del ponte che ci permetterà di raggiungere i nostri obiettivi. Coesione che diventa accoglienza e Campobasso, rispondendo a un dovere umanitario, ha aperto le braccia, in adeguate strutture, ai papà, alle mamme e ai bimbi in fuga da guerre e dittature. Tanti i passi fatti, ma tanti quelli da fare per giungere alla sostenibilità, alla costruzione del bene e del bello, a politiche di lungo respiro che ci facciano accorciare le distanze tra istituzioni e cittadini. È indispensabile irrobustire il dialogo, il confronto, la collaborazione, occorre fare sistema, valorizzare l’esistente e puntare sull'innovazione. Lavoriamo per salvaguardare l’attaccamento alla nostra terra, il forte senso di democrazia, l’alta formazione universitaria. È il momento di buttarci alle spalle la logica del campanile per poter disegnare un progetto di comunità sul modello europeo dove ogni cittadino deve sentirsi protagonista del proprio futuro. Grazie Signor Presidente per la Sua vicinanza che, siamo certi, sente per questa terra.
Il messaggio del Presidente della Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura
Illustrissimo
Signor Presidente,
la
più giovane Regione della nostra Repubblica oggi L’accoglie, fiera e felice di
farlo. Il nostro Molise L’attendeva: benvenuto.
L’attendeva,
L’attendevamo, per raccontarLe da vicino la nostra storia e il nostro
quotidiano, la bellezza di questa piccola terra.
Non
c’è presunzione nella parola bellezza; ci sono l’amore, l’attaccamento, il
rispetto per una realtà che ha tanto da offrire in termini culturali e sociali,
umani: il silenzioso profilo dei nostri borghi ne è custode, com’è custode di
arti e tradizioni millenarie. È proprio sui nostri Appennini che è nato il
primo Stato chiamato Italia.
A
Lei oggi raccontiamo la forza e il coraggio di un Molise che ogni giorno si
alza e si apre alla vita: il Molise dei giovani e delle persone che giovani non
lo sono più, l’abbraccio reciproco, stretto e vitale, tra generazioni che
sentono che questo posto è il loro posto.
Perché è un
luogo di donne e uomini onesti, seri, laboriosi, di talento, perché è un luogo
che sa donarsi.
Signor
Presidente, il Molise si è fatto casa per i migranti sbarcati nel nostro Paese.
Altrove si discute, si alzano orribili muri, qui noi, i più piccoli di Italia,
diamo prova del valore della accoglienza e della solidarietà. Alla Sua presenza
vogliamo esprimere il profondo, sentito, sincero grazie ai nostri concittadini:
senza loro, oggi non parleremmo del Molise che sa accogliere.
Non
parleremmo, senza la caparbietà della nostra gente, del Molise che va avanti,
soffre e combatte per non vedersi sottratti diritti e servizi non negoziabili,
a cominciare dalla salute, dal diritto a cure di qualità.
Siamo alle prese con un complesso lavoro di
riorganizzazione del nostro sistema sanitario regionale, è la battaglia
principale che conduciamo nella convinzione che la riduzione degli sprechi non
debba sottendere la negazione dei servizi. Di fronte a quel vago sospetto di un progressivo smantellamento del piccolo, noi non ci
arrendiamo. E non ci arrendiamo nel nome della nostra Costituzione.
Della necessità di una revisione generale se ne è
discusso a lungo nel Paese e ora siamo nella fase operativa. Questo per dire
che appartiene a una nuova coscienza politica, sociale e civile, la
consapevolezza che non tutto sia più sostenibile. Con lucidità proviamo a
rivedere la quantità dei servizi: la quantità, non la qualità. Signor
Presidente, all’impegno che noi mettiamo, ci auguriamo corrisponda la volontà
di riconoscere quest’impegno.
Se lasciamo che realtà come la nostra debbano rispondere a valori algebrici, indifferenti a ogni variabile e al senso di umanità, se la chiave di lettura deve essere solo la proporzione, è chiaro che ogni nostra istituzione rischia di non avere ragione di essere.
Ma Lei lo vede qui, con noi oggi in quest’Aula
universitaria, nel volto dei nostri studenti, quante ragioni di essere ci sono.
Le abbiamo per difendere il presidio della giustizia accessibile a tutti i
cittadini: mettere in discussione la
Corte di Appello di Campobasso significherebbe indebolire
ulteriormente chi è già debole.
Sia
al nostro fianco, Signor Presidente, nell’affermare il principio che tutti i
cittadini hanno pari dignità.
Sia
al nostro fianco nella costruzione delle opportunità per i giovani molisani. Lo
studio, la formazione, l’investimento nella cultura sono - e l’esperienza della
nostra Università lo testimonia -, la porta d’accesso al futuro di questa
terra, il Molise, che oggi con gioia vera ospita il Presidente della Repubblica
italiana.
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