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Il sindaco Antonio Pompeo: L’Amministrazione comunale ha condiviso questa pubblicazione così particolare e singolare perché arricchisce la Storia stessa della Città, un’opera di gran pregio, interessante nella ricerca storica che ci restituisce un altro tassello nelle vicende che Ferentino può vantare, la storia di una città monumentale e millenaria.
Gli interventi hanno reso evidente come la ricerca di Giuseppe D’Onorio entra nel vivo della storia delle campane, dalla terra al cielo: Le campane, la loro voce aerea, le loro onde sonore si diffondono nel cielo, trovano nel cielo il loro elemento di propagazione ma la voce così melodiosa nasce da un vaso bronzeo che è costato fatica e sudore, da un vaso bronzeo fuso in una fornace ardente, dove avviene il primo miracolo della nascita della campana.
Proprio un delegato della pontificia fonderia Marinelli di Agnone, nel far dono a monsignor Spreafico di una piccola campana, modello donato recentemente a Papa Francesco, ha voluto citare le parole della scrittrice Dacia Maraini, che descrive mirabilmente questo lento e faticoso passaggio dalla terra al cielo: Passaggi lenti e circospetti da una materia all’altra, meravigliosa trasformazione del liquido in solido, lievitazioni scintillanti, straordinaria nascita del suono dalla materia inerte. C’è qualcosa di talmente umano, nel senso dell’ingegno creativo, della sapienza meccanica e chimica, in questo processo da apparire disumano: quasi fosse un lavoro degli angeli per festeggiare i cieli.
Giuseppe D’Onorio ha descritto le fasi costruttive delle campane così come avvengono, da secoli, nella fonderia: «In questo luogo Vulcano tiene bottega. Uno strato sottile di terra depositato sotto i piedi rende i passi ovattati; l’odore di bruciato, i bagliori e le scintille provenienti dal forno caricano l’atmosfera di qualcosa di magico e misterioso». La fusione di una campana ha qualcosa di epico. Ci vuole fede e passione perché l’arte del campanaro sortisca l’effetto desiderato: dare voce e suono mortale alla voce del Cielo. Ci vuole fede, perché lo stesso oggetto che si deve realizzare è sacro.
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Lo scandire di rintocchi da parte di migliaia di campanili in tutto il mondo, è come una liturgia celeste che non può identificarsi nel segnare semplicemente le ore, ma nel colmare il tempo della sacralità e consacrarlo a Cristo, pienezza e Signore del tempo. Ciascuno di noi porta in sé una campana, molto sensibile. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona e mi auguro che il vostro cuore suoni sempre delle belle melodie» (Beato Papa Giovanni Paolo II).
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