martedì 5 giugno 2012

CAMPOBASSO - ACEM SCRIVE A MONTI.

Campobasso 5 giugno 2012


LE IMPRESE CHIUDERANNO SE ENTRO GIUGNO NON SARANNO PAGATE.



Con una nota a firma del Presidente Angelo Santoro,  l’ACEM  si è rivolta al Presidente del Consiglio Mario Monti, per evidenziare che nonostante la mobilitazione del D DAY a metà maggio a Roma e nonostante le continue e ripetute denunzie circa la situazione di insostenibilità in cui versano le imprese dell’edilizia, nessuno degli annunciati provvedimenti a favore delle aziende è giunto a maturazione e soprattutto non è avvenuto l’atteso sblocco dei pagamenti.
L’ACEM, con notevole anticipo, aveva preavvertito che giugno sarebbe stato il mese cruciale per la sopravvivenza o la chiusura di numerose attività in assenza di provvedimenti straordinari e solutori, in particolare per ciò che concerne i pagamenti delle spettanze maturate.
Nella lettera inviata al Presidente del Consiglio, l’Associazione esprime la resa incondizionata di una categoria ad una situazione congiunturale non più sostenibile attaccando il Governo tecnico, che pur avendo avuto il compito di effettuare le riforme strutturali straordinarie e dagli effetti immediati, non è stato in grado di fronteggiare adeguatamente l’emergenza, riducendosi a compiere le solite operazioni di facciata che continuano ad inflazionare ulteriormente la macchina pubblica,  soggiogato di fatto ai tentacoli della politica.
L’ACEM chiede al Presidente Monti come si possa immaginare la ripartenza dell’economia in una Repubblica fondata sul lavoro se lo Stato non onora i propri debiti, se non riesce ad abbassare la pressione fiscale e tributaria, se non viene ridotto il cuneo fiscale incrementando i redditi effettivi dei prestatori d’opera e quindi i consumi, se non si procede ad adottare gli agognati provvedimenti di sburocratizzazione, sopprimendo tanti carrozzoni inutili che frenano la produttività delle aziende.

Intanto, per fine mese numerosissime imprese hanno preannunciato il fermo dei pochi cantieri in corso, ciò comporterà il licenziamento delle maestranze e ricadute sociali gravissime, con oneri elevatissimi a carico del sistema dovuti alla sicura impennata degli ammortizzatori sociali spettanti; costi ingenti che avrebbero potuto essere  evitati semplicemente onorando i debiti dell’Amministrazione Pubblica.

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