lunedì 15 luglio 2019

FORZE ARMATE AFGHANISTAN: RIPORTATO A CAMPOBASSO, SUA CITTÀ NATALE IL MONUMENTO DEDICATO AL PARACADUTISTA ALESSANDRO DI LISIO. FU UCCISO IN UN ATTENTATO IL 14 LUGLIO

Campobasso, 15 luglio 2019


Il pezzo di un mezzo cingolato che ha attraversato le insidiose strade dell’Afghanistan, un paracadute, una targa che ricorda come, nella vita, c’è chi passa in alcuni Paesi senza farne la storia e c’è chi per quei Paesi cerca di dare quello che può e chi dà proprio tutto, senza riserve.


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Da REPORT DIFESA
Di Daniela Lombardi


E’ questo il monumento che ricorda il Caporal Maggiore Scelto Alessandro Di Lisio – che all’Afghanistan ha dato tutto ciò che un essere umano ha, la vita – è composto così, come lo hanno realizzato i suoi commilitoni della XXII Compagnia “Ares” dell’8° Reggimento Genio Guastatori della Brigata Folgore. Era rimasto anni a ricordarlo a Ganjabad, luogo in cui il paracadutista morì in un attentato.
Ma dopo lo smantellamento delle basi avanzate è tornato nella sua città natale: Campobasso.
La città molisana, dopo dieci anni, ha intitolato al suo figlio dal basco amaranto una piazza, per ricordare l’impegno suo e di tutti i militari italiani nelle missioni all’estero.
Per non far dimenticare a chi pensa che la pace sia un bene scontato.
Il 14 luglio 2009, un Lince con a bordo militari italiani della “Folgore” attraversa una delle arterie stradali più pericolose dell’Afghanistan nel tentativo di raggiungere Farah.
Siamo ai tempi della missione NATO e ISAF e le strade sono insanguinate dagli attentati compiuti dagli oltre venti gruppi terroristici che dilaniano il territorio.
Tra questi emergono i talebani, estromessi dal potere dopo averlo assaporato e desiderosi di tornare con ogni mezzo allo status quo ante. La loro volontà di dominio si manifesta con la capacità di padroneggiare la guerra asimmetrica condotta nei confronti delle potenze straniere che tentano, dal canto loro, di riequilibrare le sorti di un Paese ormai messo a ferro e fuoco dopo le note vicende dell’11 settembre 2001.
Fin da allora, come oggi, strumento principale della battaglia sono i subdoli IED, ordigni esplosivi improvvisati, fabbricati con ogni mezzo artigianale a disposizione e piazzati in strada e in ogni luogo in cui possa passare un convoglio della NATO.
E’ proprio un IED ad esplodere al passaggio del Lince sul quale si trova il rallista Alessandro Di Lisio, insieme ai compagni Giacomo Bruno, Simone Careddu e Andrea Cammarata.
Dei quattro appartenenti all’8° Reggimento del Genio Guastatori della Folgore – XXII Compagnia “Ares”, Alessandro sarà l’unico a non tornare a casa.

“Ti prometto che torno”, aveva detto a sua madre prima di partire. Ma mantenere una promessa del genere, in un teatro di guerra, non è cosa facile. 
“Sono dieci anni che ti parlo, ti sento vicino, so che mi ascolti in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento”, ha detto mamma Dora. Il dialogo intimo e segreto tra Dora e suo figlio non possiamo conoscerlo, ma sappiamo quello che Alessandro dice a tutti noi. 
Dice che il coraggio e l’altruismo non vanno perduti. Restano, invece, per tracciare una strada, un percorso che ognuno, nella sua realtà e nella sua vita, può seguire. Dice che la pace che lui sognava non esiste ancora. 
Le strade di Kabul, come quelle di Kandahar, Nangarhar, della provincia di Bahlk, sono insanguinate come ai tempi in cui Alessandro voleva cambiare il mondo. 
In questi mesi, civili e militari afghani hanno perso la vita in due attentati nella provincia di Nangharar. A inizio luglio, 50 scolari sono rimasti feriti e 6 persone sono morte a Kabul. 
Continuano gli attentati in Afghanistan 
Un militare americano ha perso la vita in un agguato proprio mentre Alessandro veniva ricordato ed era il decimo soldato Usa morto quest’anno nel Paese. 
I talebani non aderiscono al processo di pace. In diverse province il ramo afghano dell’ISIS, Wilayat Khorasan, semina a sua volta terrore e morte. 
Masse di giovani cercano di allontanarsi da una terra apparentemente senza futuro. Ed è proprio in tempi bui che serve, appunto, rievocare il percorso tracciato da soldati capaci e uomini coraggiosi. 
Alla cerimonia di intitolazione del giardino hanno partecipato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, i Paracadutisti della XXII Compagnia della Folgore “Ares”, che ha realizzato e poi fatto trasferire in Italia il monumento svelato oggi a Campobasso, i militari del Comando Esercito Molise e l’amministrazione comunale di Campobasso, guidata dal nuovo sindaco Roberto Gravina. Una messa in suffragio è stata celebrata dal cappellano militare, Monsignor Gabriele Teti.
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Il Messaggio del Comandate Antonio D'Agostino



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