Domenico Di Lisa (foto G.Calabrese) |
Carissimo Matteo
grazie per le parole che hai speso
sul ruolo dei sindaci in questo momento drammatico della vita del Paese.
Ti ringrazio da sindaco di un piccolo comune di 800 abitanti dell’entroterra
molisano, che oltre alle problematiche da te accennate, comuni al sistema
Italia, governa una comunità in via di estinzione, se non ci saranno in tempi
rapidi cambiamenti epocali che chiamano tutti a fare la propria parte.
Ti ringrazio anche come insegnante e come genitore, che ha speso una
vita al servizio dei giovani, per la loro crescita civile e culturale, per
prepararli ad affrontare al meglio la sfida del futuro, mai tanto incerto e
denso di incognite. Infine, vorrei ringraziarti da uomo di sinistra, che ha
lottato sempre per una società più equa, più giusta e più solidale, ma che
proprio dalla sinistra ha subito le delusioni più cocenti. Non mi riconosco più
in nessun partito e forte è la spinta al disimpegno, anche elettorale. Non ti
nascondo però che la scommessa e la sfida che tu hai lanciato alla politica ed
al Paese mi intrigano e hanno riacceso in me la fiammella della speranza:
cambiare si può, cambiare si deve. Si deve proprio ai nostri giovani, ai nostri
figli. Siamo tutti sulla stessa barca,
legati ad un destino comune, e questa volta ci salviamo tutti o nessuno, e
ciascuno di noi deve fare la propria parte, fino in fondo, per salvare
l’Italia
Sapere che per te “si esce dalla crisi con una scommessa sul valore
della educazione”, ripetuta tre volte, è musica per le mie orecchie. Capisco anche quando affermi che “investire
sull’educazione necessita di un progetto ad ampio raggio, che parta dal
recupero della dignità sociale degli insegnanti, da definire nei prossimi mesi
e che oggi la priorità è l’edilizia scolastica per rendere sicure le strutture
e le aule in cui i nostri figli passano tante ore della nostra giornata”.
Nel mio comune sono presenti la scuola dell’infanzia, elementare e
media con pluriclassi come in gran parte dei paesi del Molise. Le pluriclassi
che rappresentano il fallimento sul piano umano e didattico e secondo tutti i
pedagogisti una discriminazione nel processo di apprendimento, più che una
opportunità di crescita.
Si dice spesso che i comuni senza le scuole sarebbero destinati ad un
ulteriore depauperamento di forze e ad un progressivo esaurimento di energie,
dimenticando che non è una struttura astratta in quanto tale che segna la
differenza tra morte e sopravvivenza di una comunità. Il passaggio dall’una
all’altra condizione è marcata piuttosto da altri fattori: la qualità del
servizio e la realizzazione di strutture ed infrastrutture adeguate. A queste
considerazioni si aggiunga la doverosa presa d’atto che nel medio-lungo periodo
la dinamica demografica della popolazione in età scolastica dei comuni della
nostra zona, anche a parametri invariati stabiliti a livello centrale, è
destinata a determinare la graduale e progressiva chiusura di gran parte delle
scuole presenti nel nostro territorio.
Ebbene il mio Comune è dotato di
un progetto esecutivo, cantierabile, per “l’adeguamento e messa in sicurezza
dell’edificio sede della Scuola Elementare e Media”. Un progetto il cui importo
è di 650.000 euro.
Ciò premesso, essendo tu stato
sindaco puoi ben comprendere quanto sia
difficile per me oggi dirti che però più
che chiedere risorse per finanziare il progetto del mio comune, sono a chiedere
la realizzazione di un polo scolastico, il cui costo è valutabile in 3 milioni
di euro, che consorzi più comuni della nostra zona, che superi anche le
barriere politiche ed amministrative. Un polo scolastico strategicamente
dislocato, facilmente ed agevolmente raggiungibile. Un polo che consenta anche
di liberare risorse da reinvestire in servizi (mezzi di trasporto, doposcuola,
mense, strutture sportive, strutture per attività culturali) di cui mai come
oggi si sente il bisogno in un tessuto sociale e familiare fragile ed incerto.
Ti dico queste cose perché non vorrei, e non vorrai certamente anche
tu, che magari si proceda a finanziare interventi su edifici che nel giro di
pochissimi anni sono destinati a chiudere. Qui in Molise abbiamo già avuta una
esperienza fortemente negativa quando all’indomani del terremoto del 2002, si
sono fatti interventi su edifici che ora sono chiusi ed altri stanno per
chiudere per mancanza di alunni.
Lo faccio dopo aver, inutilmente, sollecitato, insieme a qualche
collega sindaco, per quattro anni la Regione Molise a prendere l’iniziativa per
superare l’attuale organizzazione della rete scolastica. Lo faccio perché
ritengo nostro dovere, oltre che nostro diritto, evitare di aspettare inerti
che i fatti ci condannino. Vorremmo provare ad essere protagonisti del nostro
futuro, del futuro di comunità che non vogliono rassegnarsi ad una estinzione
lenta ma inesorabile, partendo dal progetto di una diversa articolazione della
scuola per poi affrontare il tema della riorganizzazione complessiva dei servizi,
delle infrastrutture, dello sviluppo.
Come vedi noi siamo pronti a fare la nostra parte, gli altri livelli
istituzionali e la politica facciano la loro, fino in fondo.
Anche a te un sincero augurio di buon lavoro. Ne avrai bisogno.
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