di Marilina
Niro
E adesso in marcia!
È stato un bellissimo Natale, trascorso, senza grandi eccessi, in famiglia, abbiamo rivisto amici e parenti, abbiamo pensato, chi più chi meno, a chi è meno fortunato di noi. Adesso è il tempo di dimostrare in forma attiva solidarietà per i più deboli e di assumere una posizione esplicita contro la violenza. Abbiamo una splendida opportunità: la 46esima Marcia Nazionale per la Pace del 31 dicembre 2013 che si svolgerà nella città della Pace 2014. Si, avremo una splendida opportunità: la Conferenza Episcopale Italiana infatti ha scelto Campobasso per ospitare la 46esima Marcia Nazionale per la Pace. La Marcia sarà guidata dall’arcivescovo e Presidente della CEI per la Commissione Lavoro, Giustizia e Pace, Mons. Giancarlo Bregatini. Papa Francesco nella sua prima benedizione Urbi et Orbi di Natale ha ricordato, a tutti gli uomini di buona volontà l’importanza dell’impegno per la pace: “La vera pace non è una bella facciata dietro cui ci sono contrasti, è un impegno di tutti i giorni. La pace è artigianale, a partire dal dono di dio, dalla sua grazia”. Ha ricordato che bisogna pensare ai bambini, vittime più fragili delle guerre, agli anziani e alle donne maltrattate, ha pregato per la pace in Siria, per l’Iraq, per il Congo, per le Filippine colpite dal tifone, per i negoziati tra israeliani e palestinesi, per le vittime della tratta degli esseri umani, per i migranti ricordando la tragedia di Lampedusa. Ha poi parlato dell’Africa, con le emergenze nel Sud Sudan, in Nigeria: “Converti il cuore dei violenti perché depongano le armi”, ha detto il Papa che piace. Nel 1914 lo avevano capito i soldati delle truppe tedesche e britanniche, schierati sui lati opposti del fronte occidentale della prima guerra mondiale, infatti alla vigilia di Natale lasciarono spontaneamente le trincee per incontrasi nella terra di nessuno, per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. L’episodio è noto come “la Tregua di Natale del 1914”, rappresentò il momento maggiormente significativo di tutto il conflitto sia per il gran numero di uomini coinvolti contemporaneamente, sia per l’alto grado di partecipazione e fraternizzazione che si sviluppò. Tornando ai giorni nostri, il Nobel per la pace 2013 è stato assegnato all’Opac, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche. La scelta dell’Accademia norvegese ha voluto premiarne l’attuale impegno per smantellare l’arsenale siriano ed è arrivata a sorpresa, quando la grande favorita era Malala, la sedicenne pakistana che ha sfidato i talebani, troppo meritevole, forse troppo giovane e quindi troppo esposta per un simile riconoscimento. Ricordo il discorso all’ONU di Malala: “Nella notte del 9 ottobre 2012 i Taliban mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato anche ai miei amici. Pensavano che le loro pallottole ci avrebbero messo a tacere. Ma hanno fallito. E da quel silenzio si sono levate migliaia di voci. I terroristi pensavano che sparando avrebbero cambiato i nostri obiettivi e fermato le nostre ambizioni, ma niente nella mia vita è cambiato tranne questo: la debolezza, la paura e la disperazione sono morte. La forza, il potere e il coraggio sono nati. Io non sono contro nessuno. Nemmeno contro i terroristi. Non sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i Taliban o qualsiasi altro gruppo terrorista. Non odio neppure il Taliban che mi ha sparato. Questa è la compassione che ho appreso da Mohamed, il profeta misericordioso, da Gesù Cristo e dal Buddha. Questa è il lascito che ho ricevuto da Martin Luther King, Nelson Mandela e Muhammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non-violenza che ho appreso da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Siate in pace e amatevi l’un l’altro”. Ricordo il discorso pronunciato a Berlino da John Fitzgerald Kennedy il 26 giugno 1963. “Oggi, nel mondo della libertà, il maggior vanto è poter dire: Ich bin ein Berliner … Vorrei quindi chiedervi di levare il vostro sguardo al di là dei pericoli di oggi e verso la speranza di domani, al di là della semplice libertà di questa città di Berlino o della vostra patria tedesca e verso il progresso della libertà dovunque, al di là del muro e verso il giorno della pace con giustizia, al di là di voi stessi e di noi, verso l’umanità tutta. Quando tutti saranno liberi, allora potremo guardare al giorno in cui questa città sarà riunita, e così questo Paese e questo grande continente europeo, in un mondo pacifico e ricco di speranza”. In occasione del recente incontro tenutosi il 04-12-13 a Campobasso, nella sala Celestino V, con Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, sul tema “La Politica come servizio alla pace”, abbiamo letto sulla stampa locale il seguente messaggio “L'augurio che ci facciamo è che l’iniziativa della Marcia per la Pace rimanga propria della società civile, che non abbia nulla di accademico, che sia fortemente riflessiva e propositiva e soprattutto che non sia appaltata da una politica che non si pone come tecnica di soluzione dei problemi della collettività …” Nell’ultimo Consiglio Comunale del 23 e del 27 Dicembre con un gruppo di colleghi, abbiamo presentato un Ordine del Giorno per la nostra Marcia della Pace, per invitare il Consiglio tutto, il Sindaco e la Giunta ad una “ospitalità partecipativa”; purtroppo non è stato possibile ammetterlo e discuterlo causa la mancanza di un numero minimo di presenze di 21 consiglieri, per poterlo fare. La Politica! Spesso è così, ma non sempre! Perciò via ogni frammentarismo. Vorrei pensare a chi fa politica come a chi sa aprire il cuore, a chi fa politica come chi ha una missione, al servizio dei cittadini. Con buona pace dei separatisti, dei partitici colori, lasciando in pace nel cassetto dei ricordi gli stemmi superati di Guelfi e Ghibellini o di Crociati e Trinitari, sono sicura che i politici di buona volontà ci saranno, magari in seconda fila. Intanto Benvenuta nella nostra città Mite Forza della Pace. E adesso in marcia, Marilina Niro.
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